Il simbolo del potere della Salerno imprenditoriale

Agli inizi del Novecento con Rinaldo e D’Amato la famiglia fu leader nella produzione di sfarinati

Gli interventi urbanistici promossi nel corso dell'Ottocento, la Villa Comunale, il Teatro Verdi, il Nuovo Rione, la sistemazione della via Marina spostò il baricentro della vita aristocratica verso l'area ad occidente della città storica. Agli inizi del Novecento sottraendo spazio ai giardini della villa comunale posti verso l'area del Porto Salvo erano stati realizzati diversi edifici come il Banco di Napoli e il palazzo Centola, erano inoltre iniziati i lavori di sistemazione della via Caracciolo panoramica verso il mare e in leggera pendenza per raccordarsi alla strada costiera di via Indipendenza. Oltre il palazzo del Banco di Napoli, verso l'area denominata Largo dei Pioppi vi erano palazzo Migliaccio, i fabbricati dei Martuscelli, uno dei quali Sede dell'Intendenza di Finanza e le proprietà Fiore e Pastore. I suoli prospicienti la costruenda via Caracciolo in continuità con il fabbricato Centola erano di proprietà della famiglia Olivieri e degli Scaramella che occupava l'intero lotto trapezoidale all'incrocio fra le due strade.

Gli Scaramella di Salerno erano una famiglia di imprenditori che fra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento si affermò nel mercato della produzione di sfarinati e pastifici imponendosi insieme ad altri imprenditori dello stesso settore (Rinaldo, D'Amato & Co.) al mercato internazionale. Il primo stabilimento industriale fu realizzato nel 1889 al Corso Vittorio Emanuele su progetto dell'ing. Domenico Lorito, all'epoca anche socio dell'attività. Occupava il vasto lotto che si estendeva dalla ferrovia alla via SS. Martiri Salernitani e dal corso Vittorio Emanuele alla linea della stazione ferroviaria. Un secondo pastificio fu realizzato sempre su progetto del Lorito il 1905 fra la piazza della ferrovia e il litorale, aveva un lungo pontile per imbarcare direttamente attraverso navette di raccordo la pasta e le farine sui transatlantici che partivano per l'America. L'attrezzatura e le strutture della fabbrica furono descritte dall'ing. Eugenio Serra Caracciolo come "le più moderne di tal genere con cortina esterna di mattoni e l'interno con strutture portanti in ghisa e travi in ferro". A partire dalla progettazione degli stabilimenti, Lorito sarà sempre tecnico di fiducia degli Scaramella, anche quando agli inizi del Novecento lascerà la società per dedicarsi esclusivamente alla professione di ingegnere.

Grazie alle loro attività industriali fra l'altro diversificate, avendo quote di partecipazione societaria anche in altri settori manifatturieri, gli Scaramella avevano raggiunto un grande prestigio politico e sociale come vedremo anche nelle vicende relative alla costruzione dei loro palazzi entrambi progettati dal Lorito. Il primo realizzato alla fine dell'ottocento sulla via Indipendenza, in linea con il palazzo Martuscelli, il secondo, un villino multipiano in elegante stile liberty del 1914 sulla via Caracciolo (attuale via Sabatini), ai tempi della sua realizzazione con prospetto urbano sulla spiaggia di Santa Teresa.

Le documentazioni più antiche che riguardano la prima residenza Scaramella in via Indipendenza risalgono al 1897 quando Domenico Scaramella realizza un fabbricato per civili abitazioni in prossimità delle proprietà Fiore e Pastore. All'epoca della costruzione della fabbrica l'area verso il mare era scoscesa e nella differenza di quota vi erano alcuni depositi e delle scuderie per il ricovero di calessi e cavalli da tiro. La famiglia Scaramella si trasferiva nel nuovo stabile destinando l'antico palazzo alla via Roma a sede della "Società Anonima Industriale Meridionale", promossa dagli stessi Scaramella, che assumerà un rilievo sempre maggiore nello sviluppo dell'industria salernitana nel corso del Novecento.

La parte originaria è costituita dal fabbricato di quattro piani, con un seminterrato che eleva la quota del primo livello dalla sede stradale. Tale piano, a rez de chausee ha finestrature con cimase neoclassiche che si aprono simmetricamente rispetto al portale di ingresso monumentale sormontato da un caratteristico arco a tutto sesto con inferriata a motivi decorativi in stile floreale. Ai piani superiori alle finestre corrispondono balconcini con balaustre in ferro, al centro un largo aggetto balconato con balaustre in muratura, retto da mensole a voluta fa da coronamento superiore al portale. Altimetricamente il prospetto è scandito dal motivo della parasta in stile pseudo corinzio che in origine reggeva il fascione ornamentale con cornicione aggettante a chiusura del fabbricato. Di un certo pregio gli stucchi ornamentali, in particolare il medaglione in stucco sulla parasta all'altezza del solaio fra il secondo e il terzo piano. Negli anni cinquanta la fabbrica risulta di proprietà di Andrea Cilento che realizza la soprelevazione di altri due livelli non senza difficoltà per le vive proteste dei frontisti. Il progetto a firma dell'ing. Comincio Bartoli ripete in un sobrio stile moderno le linee architettoniche e le aperture dei livelli inferiori, con la bella soluzione di loggette rette da pilastrini che sostengono il cornicione.

Nel 1913 Matteo Scaramella faceva pressioni sulla commissione edilizia affinché predisponesse quanto necessario per la sistemazione delle aree e del sedime stradale della via Caracciolo onde definire chiaramente le dimensioni del suo lotto. Sulla questione intervenne il sindaco in persona, avv. Francesco Quagliariello sollecitando la commissione edilizia affinché si addivenisse ad una rapida stesura del progetto di sistemazione dell'area che però fu completato dai tecnici comunali solo nel febbraio del 1914. Il 15 maggio del 1915 a voti unanimi la stessa commissione esprimeva parere favorevole all'istanza di Matteo Scaramella datata 10 aprile per la costruzione di una palazzina in via Caracciolo con "la trasformazione di alcuni magazzini di sua proprietà ivi esistenti". Il fabbricato, tipologicamente riconducibile a un villino signorile, risultava arretrato di 1,35 rispetto all'affilo stradale per consentire una sistemazione a giardino che isolasse il piano rez-de-chaussee dalla strada. Prevedeva un impianto planimetrico trapezoidale che si innestava nel declivio del terreno assorbendo il salto altimetrico fra il giardino Fiore e la via Caracciolo. Nell'aprile del 1916 viene inviata agli eredi Scaramella un'ordinanza di sospensione lavori in quanto "si stanno eseguendo lavori alla via Caracciolo non considerati nel progetto approvato". La difformità rilevata riguardava la realizzazione della torretta a monte del fabbricato non presente nel progetto del Lorito ma resasi necessaria in sede di realizzazione dell'opera per accedere al terrazzo di copertura da cui era possibile godere della vista dell'intero golfo. L'edificio presenta un sistema architettonico molto armonico con la bella torretta laterale del corpo scale ad ampie finestre vetrate. Il partito architettonico è tipico del gusto eclettico degli anni venti con paraste ornamentali e fregi, edicole ad arco a sesto ribassato caratterizzano tutte le aperture. Nel corso degli anni successivi il fabbricato fu acquistato da Alfredo Lamberti noto industriale di ombrelli e commerciante di biancheria che fra il 1926 e il 1931 realizzò la soprelevazione di due livelli seguendo le aperture e lo stile dei piani già esistenti.

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