Il significato del Bambinello

Fede e memoria si fondono nel simbolo del presepe il cui culto è molto diffuso

di LUCIANA LIBERO

In S. icilia li chiamano Gesuzzu Bamminu e sono i piccoli bambinelli di cera che vengono messi nelle mangiatoie la notte della vigilia, sotto lo sguardo amoroso di Maria e Giuseppe e l'alito caldo del bue e dell'asinello. Sono spesso adagiati su cuscini di seta, le braccia conserte sotto il volto e lo sguardo sognante, inseguendo chimere, ghirlande, sonagli.

Il corpicino intagliato nella cera è color d'alabastro, i capelli sono riccioli d'oro che scendono sulla fronte, un piccolo drappo copre i fianchi. Ed è proprio così il Bambinello Gesù che la famiglia Tafuri ha appena regalato alla Chiesa dell'Annunziata e già esposto nel presepe, accompagnando il dono con una letterina di Natale indirizzata al Priore dell'Annunziata, don Claudio Raimondi e che tocca il cuore con questa intestazione. «Due cose sono importanti nella vita - scrive Gerardo Tafuri- la fede e la memoria»; ed è in nome di questi due valori che Gerardo ricorda quando quel bambino veniva trasportato in processione da un giovane chierichetto che si chiamava Renato Martino e che poi diventerà cardinale e di quando il bambinello venne rubato e poi miracolosamente ritrovato. Datato al '700, come ci dice orgogliosa la nipote di Gerardo, Simona Tafuri, questo tipo di bambinelli, rari e preziosi pezzi da collezione, venivano realizzati in cera fin dal medioevo e l'arte era particolarmente coltivata in Sicilia con i “Bamminiddari” e “Ceraiuli” o Cerari che si ritrovavano a Palermo in una bottega dietro la Chiesa di San Domenico che da allora si chiamò via Bambinai. Tra i più noti artigiani di bambinelli il siracusano Gaetano Zummo autore del famoso gruppo della Natività esposto al Victoria and Albert Museum di Londra.

Il culto del “Bambino Divino” coinvolse molte famiglie aristocratiche che conservavano i Bambinelli nelle scarabattole di vetro che venivano considerati nummi tutelari della famiglia, proteggevano la maternità e propiziavano il parto. Il culto divenne una vera mania, quella dei “Divini Infanti” che venivano realizzati anche con altri materiali oltre la cera, come il legno, la cartapesta, la terracotta e in molteplici atteggiamenti: bambini nudi, in fasce, benedicenti, o con vesti preziose e corone da re.

Oltre alle siciliane, botteghe famose sono a Napoli, dove artisti di rilievo lavoravano straordinari bambinelli. Le forme avevano diversi significati; in posa verticale era un bambino benedicente; in fasce rappresentava l'innocenza e la purezza. Famoso in Campania il Bambino Gesù della Chiesa della Madonna del Campanile di Frasso Telesino in provincia di Benevento che pare sia stato portato direttamente da S. Alfonso Maria dei Liguori. Al “Divino Infante” è stata dedicata una splendida mostra nel 2003 a Parma, con l'esposizione dei bambinelli provenienti dalle botteghe napoletane e in particolare dalla collezione “Hiky Mayr”, collezionista di origine tedesca, che ha dedicato la sua vita alla ricerca, la raccolta ed il restauro delle sculture raffiguranti il Bambino Gesù. Considerata la raccolta più importante e completa al mondo, per essa è stato organizzato un intero Museo a Gardone Riviera che vanta più di duecentocinquanta sculture di quattro secoli e documenta le tecniche, gli usi, l'iconografia legata al tema. Il culto di Gesù Infante era particolarmente diffuso nel seicento e settecento a Napoli e molto legato ad ordini religiosi come gli Scolopi e i Carmelitani.

Molto amato nei conventi femminili, statuine di bambini Gesù venivano “fabbricate” con tutti i mezzi, avanzi di candele, brandelli di parametri sacri oppure nei conventi più ricchi, venivano drappeggiati con stoffe e ornati di gioielli preziosi.

Il culto del Sacro Bambino è antichissimo e legato ai padri della Chiesa come Sant'Antonio da Padova, San Francesco, Santa Teresa D'Avila che portava con sé una statuetta del bambin Gesù ad ogni fondazione di un nuovo monastero e intorno ad esso nacquero studi sulla teologia dell'infanzia. Molteplici anche i simboli: uccellini tra le mani, grappoli d'uva come un piccolo Bacco, o frutti, croci, e vestitini di tutte le fogge. Tra i più famosi il Santo Bambino di Praga a cui si attribuiscono vari miracoli e che ancora oggi viene portato in processione nell'ultima domenica di maggio. Questo splendido dono del bambino salernitano, custodito da un'antica famiglia e oggi donato alla collettività religiosa, ci riporta col pensiero ad un altro bambino, quel piccolo siriano riverso sulla spiaggia di Bodrum e alla cui foto si è commosso il mondo: si chiamava Aylan Kurdi, aveva 3 anni ed era il Gesù Bambino dei nostri tempi.

Che porti protezione a tutti gli Aylan che fuggono dalla paura e dalla miseria perché arrivino in porti sicuri.

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