Il sangue dei preti per il Cilento libero

Pubblicazione di monsignor Troccoli sugli eroismi della chiesa in epoca borbonica

“I preti rossi e le rivolte nel Cilento borbonico” è l’ultima fatica letteraria di monsignor Carmine Troccoli, rettore del Santuario del Sacro Monte di Novi Velia e parroco di Sacco. Nelle serate invernali sacchesi o in quelle estive sulla vetta del Gelbison il rettore del frequentatissimo luogo di culto mariano nel meridione salernitano ha potuto dare, finalmente, un volto ed una dettagliata definizione ai tragici momenti delle ribellioni cilentane. Lo ha fatto con un testo elegante, Edizioni Montesacro, nel quale ha raccontato, con dovizia di riferimenti e particolari, le drammatiche sequenze di fatti ed episodi che, bagnando di sangue il Cilento, ne segnarono il riscatto e l’agognata libertà.

Tra gli avvenimenti più fulgidi nella liberazione di una terra sottoposta a soprusi ed angherie si distinse un clero che, spesso a capo di insorti nelle varie parrocchie, contribuì ad innalzare sui “campanili” le bandiere dell’agognata libertà. Vessillo di una categoria pregnante di ansie democratiche ma fortemente e tristemente segnata a lutto fu il canonico Antonio Maria De Luca, nato a Celle di Bulgheria il 20 ottobre 1764, che fu protagonista di atti eorici nei moti del 1820, 1821 e 1828 dinanzi alle ingiustizie opprimenti popolazioni sofferenti ed affamate. Punta di diamante dell’intera Chiesa cilentana falcidiata dalle morti di tanti suoi rappresentanti, riuscì a tenere sempre vivi gli aneliti di libertà tra quanti venivano continuamente oppressi dalle prepotenze dei diversi signorotti spadroneggianti sull’intero territorio punteggiato da avvenimenti luttuosi soprattutto in quel clero, sempre più riferimento delle ansie di riscatto e liberazione.

Il canonico De Luca, che aveva aderito prima alla carboneria e poi nel 1828 alla setta dei Filadelfi, catturato dal generale Del Carretto di stanza nel convento di San Leonardo ad Ogliastro Cilento, fu fucilato a Salerno il 28 luglio 1828 dopo un sommario processo che privò le popolazioni della loro guida non solo spirituale.

La certosina ricerca di Troccoli ha dato spessore e dignità all’impegno della Chiesa che tanto si era adoperata per assicurare democrazia e libertà alle popolazioni cilentane. Circa 200 i preti distintisi per eroismo fino al sacrificio delle proprie vite il cui sangue bagnò i territori del Cilento, Vallo di Diano e Valle del Fasanella. Proprio quelle tante croci avevano rappresentato l’ansia di democrazia che era di nuovo comparsa sull’orizzonte di contrade condizionate e sottomesse. Nel suo ultimo libro Troccoli ha quindi rimarcato una verità storica sulle stagioni più tristi e piene di sangue di terre segnate da scorribande e razzie delle truppe borboniche.

Pietro Comite

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