IL LIBRO

Il “poeta-giornalista” e le strofe del pensiero

Tra transavanguardia e filosofia Ragone presenta “Forme di attesa”, opera letteraria benedetta dall’amico Bonito Oliva

Da giornalista a poeta il passo è breve, specialmente se l’autore può vantare, oltre ad una lunga e variegata carriera, anche una consolidata cultura classica e letteraria. Enzo Ragone, giornalista Rai, storico inviato nei Balcani per il Tgr Rai 3 e dal 2019 coordinatore scientifico della “Fondazione Alfonso Gatto”, ha dato recentemente alle stampe, dopo “La pietra di Sarajevo”, il suo nuovo libro di poesia. È “Forme di attesa”, pubblicato da “Tullio Pironti Editore”, con prefazione di Achille Bonito Oliva e illustrazioni di Nicola De Maria: è stato presentato sabato scorso al “Salerno Letteratura” dal direttore artistico Paolo Di Paolo. Una poesia, quella di Ragone, che risente della sua formazione. «In “Forme di attesa” - dice - c’è uno strettissimo legame tra la parola e l’arte contemporanea, un progetto costruito a tre voci insieme al critico Bonito Oliva ed un artista della transavanguardia come De Maria. Ho sempre subito il fascino delle avanguardie francesi ed una forte influenza del pensiero filosofico».

Una sorta di poesia metafisica, quella di Ragone. «Sulla mia formazione - continua Ragone - hanno influito gli anni in cui l’Università di Salerno era al centro di un profondo cambiamento culturale, grazie agli intellettuali come Filiberto Menna ed Eduardo Sanguineti, che insegnavano lì». Dalla stessa Avanguardia, di cui faceva parte proprio Bonito Oliva, poeta del Gruppo 63, l’autore trae ispirazione, anche se le sue rime restano di pensiero. Ritmo per il pensiero. «Il tempo - racconta l’autore - è un elemento costante nella mia poesia: il tempo legato alla fisica contemporanea. Indagare il tempo resta uno degli obiettivi veri della ricerca ed è un gioco che ti permette di spaziare con libertà e di pensare lo stesso concetto di tempo; non a caso il libro si intitola “Forme di Attesa”».

Diverse, le illustrazioni nel libro. L’autore s’avvale dell’amicizia e del parere di Bonito Oliva anche per la scelta delle immagini. «Cucchi, Paladino, De Maria, ne abbiamo scelti tanti di artisti. L’arte di De Maria, artista più astratto della transavanguardia, segna il ritorno alla pittura dopo anni in cui veniva bistrattata, punto di astrazione che corrisponde bene al punto di riflessione al quale sono giunto nella mia poesia».

Se ne “La Pietra di Sarajevo” l’autore ha raccontato i suoi reportage nella fase post-bellica nell’ex-Jugoslavia dalla multiculturalità minacciata, in “Forme di attesa” è anche il valore dell’amore che ritorna. »Una costante in tutta la mia poesia, un amore cantato in tutte le sue forme, dall’amore fraterno, al migratore, all’amore elaborato dentro il dolore e la morte (Sarajevo) all’amore fraterno che riguarda questa fase di “Forme di attesa”».

Stefano Pignataro