Il mondo dei lavoratori e la sua crisi

Piero Lucia analizza la chiusura delle fabbriche e invita a ritornare alle origini del movimento operaio

di ALFONSO CONTE

Dopo . il 1989 il mondo è cambiato radicalmente, ma quello che era stato fino ad allora continua ad avere senso oggi, non può essere liquidato come un'esperienza finita, ancora è in grado di indicare una direzione. In particolare, secondo il bel libro di Piero Lucia, “Altri orizzonti. Diverse storie di politica e cultura” (Il mio libro, 2006, pp. 512), la sinistra italiana non deve spezzare il filo che la lega al patrimonio ideale accumulato nel passato, ma di lì ripartire per elaborare nuovi modi per attuarlo. Come avvenne durante gli anni della contestazione sessantottina, gli anni che anche per l'Autore furono quelli della formazione e dell'esordio nella vita pubblica, quando all'interno del Pci tanti giovani condivisero il desiderio diffuso di rinnovamento radicale e spinsero per il ricambio generazionale, ma, allo stesso tempo, raccolsero il testimone che proveniva dal passato e provarono a dare nuove forme ai valori di sempre del pacifismo antinazionalista e dell'antifascismo, del riformismo democratico e del sostegno alle aspirazioni dei lavoratori.

Ritornare, pertanto, alle origini del movimento operaio, alla rinascita democratica nell'immediato dopoguerra, alle vertenze sindacali ed alle manifestazioni di protesta avvenute durante la deindustrializzazione avviata negli anni settanta, al contributo di pensiero ed azione offerto da dirigenti ed intellettuali, è la modalità scelta da Piero Lucia per cercare risposte all'odierna crisi economica ancora dura soprattutto al Sud, dove il prezzo maggiore lo pagano i giovani, in molti casi reduci da percorsi di alta formazione e costretti a cercare altrove opportunità di occupazione.

Esemplificate attraverso le vicende salernitane, le dinamiche analizzate nei brevi saggi contenuti nel volume si intrecciano con diversi protagonisti ed avvenimenti, ma, facile da prevedere considerando l'identità dell'Autore, privilegiano particolarmente la vita del sindacato e della Cgil in particolare. A partire dalla ricostruzione della figura di Nicola Fiore, prima promotore delle lotte operaie collegate al ridimensionamento delle Mcm nel primo dopoguerra e poi vittima della persecuzione della polizia fascista, passando attraverso la riorganizzazione avvenuta nel 1944 e riportata alla luce attraverso la stampa salernitana finalmente ritornata libera, Lucia giunge ad evidenziare il contributo decisivo dei sindacati negli anni del miracolo economico, finalizzato a distribuire reddito ed a riconoscere diritti ai lavoratori, a consentire l'aumento dei salari, ma anche l'introduzione dello Statuto dei lavoratori e del Servizio sanitario nazionale. Infine, e si tratta della fase più difficile da interpretare, il ruolo del sindacato è analizzato durante gli anni settanta ed ottanta, quando al miracolo economico seguì la crisi. Protagonista anch'egli di quella stagione, Piero Lucia evidenzia la lotta sindacale svolta in quegli anni in continuità con i valori e le scelte del passato, a fianco dei lavoratori per la difesa dei livelli occupazionali, senza tuttavia sottolineare i limiti, che pure ci furono. D'altra parte, impossibili da negare se si pensa che le difficoltà di oggi sono soprattutto il risultato degli errori commessi allora. Quando non sempre il sindacato riuscì a denunciare gli investimenti di rapina operati da rapaci imprenditori, spesso settentrionali, interessati a sfruttare le opportunità offerte dall'intervento straordinario, o a contrapporsi adeguatamente al sistema clientelare ed assistenzialista a maggioranza democristiana, ma condiviso e gestito anche dai partiti di sinistra, causa principale dell'esplosione del debito pubblico. La lunga agonia e poi la chiusura delle Mcm a gestione pubblica di Fratte, il mancato insediamento della Fiat ad Eboli nel 1974 e le conseguenti proteste popolari, la decisione nel 1983 della Marzotto di fermare la produzione nell'impianto di Torre Angellara lasciando disoccupati oltre mille dipendenti, costituiscono snodi decisivi della recente storia salernitana e meridionale, meritoriamente individuati da Lucia quali oggetti privilegiati di ricerca storica e dibattito pubblico.

A concludere il libro sono i saggi riguardanti gli “altri orizzonti”, le prospettive ed i progetti per il futuro, visioni necessariamente sganciate dal sogno industrialista del secondo dopoguerra, ormai rivelatosi fallimentare, e basate invece sull'esigenza di valorizzare anche a fini economici lo straordinario giacimento di beni paesaggistici, archeologici e culturali conservati nel Mezzogiorno, attraverso un piano di investimenti pubblici e l'apertura di una nuova fase dell'intervento straordinario. Si tratta di un progetto che ripropone soprattutto nel metodo i modelli della famigerata “prima repubblica”, quando intellettuali e ricercatori contribuivano al dibattito sulle politiche pubbliche attraverso analisi e studi approfonditi, promossi e veicolati da riviste e centri studi sostenuti da partiti e sindacati. Anche per questo la lettura del libro di Lucia non può non indurre a ripensare a quel mondo con un po' di nostalgia.

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