Il Moa celebra gli ebrei di Campagna

La cittadina ospitò un campo di internamento: un documentario sulla vicenda

Il Moa (Museum of Operation Avalanche) di Eboli in collaborazione con il Liceo scientifico statale “Gallotta” e il Museo centro studi Palatucci, all’interno delle manifestazioni per le celebrazioni del Giornata della memoria, organizza gli incontri “Il futuro della memoria” e “Memoria e territorio. Il sapere storico tra presente e futuro”. Alle 9.30 si parla de “La Shoah nella memoria europea”, proiezione del film “Conspiracy - Soluzione finale” introduce Giuseppe Fresolone. Dalle 17 alle 21 si discute de “La vicenda degli ebrei internati a Campagna tra storiografia e memorie”, un incontro con il direttore del Museo Centro studi “Palatucci” Marcello Naimoli e il presidente del Comitato “Palatucci” Michele Aiello. Seguirà la proiezione del documentario “Una storia diversa. Ebrei a Campagna 1940-1943”. Viene revocata la vicenda del campo di internamento di Campagna, uno dei principali luoghi di confino allestiti dal governo fascista per i profughi ebrei presenti entro i confini nazionali al momento dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale.

Il campo operò tra il 16 giugno 1940 e l’8 settembre 1943. A seguito delle disposizioni emanate dal governo fascista, in tutta Italia vennero cercate delle strutture adatte alla detenzione degli oppositori al regime che non fossero in zone vicine a porti, a importanti strade o linee ferroviarie, ad aeroporti o a fabbriche di armamenti. L’8 settembre 1939 il prefetto Bianchi di Salerno propose al ministero dell’Interno, di ubicare il campo in due caserme dismesse di Campagna: l’ex Convento domenicano di San Bartolomeo e l’ex Convento degli Osservanti dell’Immacolata Concezione. Le strutture destinate per il campo, la caserma San Bartolomeo e quella della Concezione, erano di proprietà del Comune e venivano utilizzate dal Distretto militare di Campagna, una volta l’anno per gli allievi ufficiali del Regio Esercito, per le esercitazioni pratiche di campo. Avendone la disponibilità, la Prefettura, dopo averne avuto la disposizione, effettuò dei lavori di manutenzione ordinaria. L’ex complesso conventuale di San Bartolomeo, era uno dei due edifici destinati un tempo a campo di internamento fascista. L’ex convento quattrocentesco dei domenicani fu edificato nel medioevale quartiere San Bartolomeo, fra stradine anguste e il ripido pendio del colle Girolo, nella valle del fiume Atri. Attualmente è stato effettuato il recupero dell’area circostante con il consolidamento dei terreni del terrazzamento sottostante e la risistemazione delle arcate del chiostro del convento. I primi detenuti furono 340 uomini catturati in diversi parti d’Italia. Per la maggioranza si trattava di profughi ebrei provenivano dalla Germania, dall’Austria, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dalla Dalmazia (Fiume); vi erano anche alcuni cittadini inglesi, francesi, russi, turchi, rumeni e lettoni e un gruppo di 40 ebrei italiani.

Il numero degli internati, nell’arco del triennio, variò notevolmente oscillando fra i 230 (febbraio 1941) e i 150 (settembre 1943).

Antonio Corbisiero

©RIPRODUZIONE RISERVATA