«Il mio amore per la fotografia»

Antonio Caggiano, una vita tra calici e scatti

Re del celebre Taurasi e fotografo giramondo, Antonio Caggiano è da sempre in bilico tra calici e scatti d’autore. Affascinato dalla luce, capace - per dirla con le sue parole - “di dar vita ad un freddo oggetto inanimato trasformandolo in soggetto”, il fotoreporter irpino innamorato della vigna ha selezionato quaranta scatti per la mostra “Dipingere con la luce”, allestita presso la seicentesca Pinacoteca Provinciale di Salerno. Inaugurata il 2 dicembre, l’esposizione resterà aperta al pubblico fino all’8 gennaio (visite dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19.30).

La mostra ha avuto il patrocinio della Provincia di Salerno, è curata dal giornalista del Gruppo Espresso Ferruccio Fabrizio con la realizzazione editoriale e grafica a cura di Tiziana Morgese e Ernesto Manzolillo, catalogo stampato da Cgm Industria Litografica di Ogliastro Cilento.

Non solo Salerno, tra le istantanee esposte anche qualcuna realizzata all’estero: New York, Portorico, San Pietroburgo. Quaranta opere per liberare la luce dentro quattro secoli di storia. Com’è nata l’idea della mostra?

Qualche anno fa ho visitato Salerno durante il periodo natalizio, rimanendo molto colpito dalle Luci d’Artista, per me grande fonte di ispirazione. Come il pittore sfrutta la tavolozza dei colori miscelando primari e secondari, caldi e freddi per realizzare un quadro, io ho utilizzato l’obiettivo fotografico come pennello per dipingere in maniera istantanea con le luci artificiali. Mi è sembrato giusto organizzare la mostra in occasione delle Luci d’Artista. Il risultato è stupefacente: effetti di luce curiosi, inediti, a tratti sofisticati al punto da sembrare dipinti. Può descriverne il processo creativo?

Il primo scatto avviene nella mente: parto dalla lettura e dalla memorizzazione della posizione della luce, fonte di vita, per catturarne poi i colori con l’obiettivo. Il tocco finale lo realizzo con la macchina fotografica, muovendola durante l’esposizione a seconda di quello che voglio realizzare.

Quali sono i momenti della giornata che predilige per scattare una foto?

Amo gli ambienti soffusi visibili all’alba e del tramonto. La notte, però, rimane il mio scenario preferito: le luci artificiali creano un’atmosfera incredibile.

Chi sono stati i suoi maestri?

Franco Fontana per il colore, Ken Damy per la composizione dell’immagine. I loro insegnamenti mi hanno dato la spinta per passare dal bianco e nero al colore.

Lei ha viaggiato tanto, dal Brasile agli Stati Uniti, dal Polo Nord al deserto del Sahara. Per l’essere umano quanto è importante viaggiare?

Il viaggio ti arricchisce e ti apre la mente. Fondamentale, però, non essere dei viaggiatori distratti: in un posto sconosciuto anche una semplice passeggiata può essere significativa. Dalle mie esperienze ho tratto anche l’ispirazione per il nome di due dei nostri vini bianchi: Bèchar, come il deserto algerino, e Devon, come una delle isole della Regina Elisabetta, a sud della Groenlandia.

Il posto che l’ha maggiormente impressionata?

Non potrò mai dimenticare i luoghi più estremi: il Polo Nord, con i suoi paesaggi immacolati, gli orsi polari, i caribù, le foche; il deserto del Sahara; l’Amazzonia. In Brasile ho raccolto delle immagini bellissime, presentate nella mostra “Luce carioca”.

La sua vita è stata sempre in bilico tra la passione per la fotografia e l’amore per le vigne; come ha conciliato i due interessi?

Le cose che ci emozionano sono poche, tra di esse rientrano sicuramente il vino e la fotografia. La prima è una bevanda alla portata di tutti, dai poveri al Papa, al Presidente della Repubblica. La fotografia, invece, stimola e alimenta la creatività.

Che vino consiglia per celebrare le festività natalizie? Per i pranzi a base di pesce sicuramente il Bèchar, un bianco che amo molto perché mi ricorda il deserto algerino dal quale prende il nome, e il Fiagre, nato dalle nozze tra Fiano e Greco di Tufo. Tra i rossi consiglio il Macchia dei Goti, aglianico di Taurasi premiato nel 2015 come miglior Rosso d’Italia dalla Fondazione Bibenda Italiana Sommelier.

Alberto Gentile

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