LA STORIA

Il medico-poeta che sfidò Carducci

Pasquale Lombardi era amato dai compaesani tanto che fecero una sottoscrizione per le nozze

MAGLIANO VETERE - Il fascino, fra storia e costumi, di un matrimonio d’altri tempi. Soprattutto se risale a cento e più anni e a sposarsi è un medico-poeta e una deliziosa fanciulla. Il medico è Pasquale Lombardi, nato a Rutino il 27 gennaio 1878, rimasto giovanissimo orfano del padre. Studente a Napoli, una mattina autunnale del 1895 gli alunni del rinomato Liceo Vittorio Emanuele commentano una lettera a stampa che Giosuè Carducci ha inviato da Bologna agli studenti del Regno pregandoli di non mandargli né versi, né saggi, né altro per avere il suo giudizio perché non ha né tempo né voglia di leggere tutto quello che gli arriva, e i francobolli per la risposta li avrebbe dati in beneficenza. Uno di loro dice che avrebbe disobbedito scrivendo al grande Carducci, certo che avrebbe avuto una risposta così esplicitamente negata in anticipo a chiunque avesse osato chiederla. Quello stesso giorno, all’uscita dalla scuola, il giovane studente con quelle poche lire che ha in tasca, mandategli dalla madre da uno sperduto paese del Cilento per comprarsi un paio di scarpe nuove, a una libreria di Port’Alba compra invece un libro di poesie di Carducci. Legge e rilegge, molti versi li memorizza, innamorandosi e apprezzando l’eloquenza poetica carducciana. E un giorno scrive anche lui un’ode barbara: «Nel mio solingo studio, fra i bianchi libri i carmi tuoi leggo ed amo, o Vate!, tu che gli antichi marmi di Paro e Grecia amando, t’ergi superbo a vol. Sento nel cor riaccendersi una virtute antica e nei tuoi versi palpita una parola amica che il cor sorregge a guisa d’onniveggente sol. Sorge il tuo verso: libero s’erge negl’infiniti azzurri cieli, e freme, e abbatte e fole miti e splende come un faro nel buio e nel terror». La spedisce all’indirizzo del poeta a Bologna. È la sfida di un giovane cilentano intelligente e intraprendente al grande, inavvicinabile e austero poeta. Carducci, facendo un’eccezione, il 14 giugno 1896 gli risponde lapidario, ammonendolo: «Caro Signore, i versi suoi sono troppo imitati da su’ i miei e troppo laudativi di me. Non li stampi. Quando ella ne farà di meglio, avrebbe a pentirsene. A 17 anni non bisogna stampare né anche scrivere. Meglio studiare». L’inattesa riposta è un grande riconoscimento e a quei tempi vale una laurea in poesia. Da allora il giovane poeta cilentano inizia a scrivere poesie. Appena laureato tiene una conferenza, “Il medico scolastico”, voluta dal sindaco di Napoli, Arturo Labriola, poi pubblicata dal Comune. Sceglie di fare il medico a Magliano Vetere. Medico instancabile e generoso, poeta di stampo carducciano, intriso spesso di retorica, ma non privo di tensione ideale e commozione emotiva, nel 1906 pubblica il suo primo libro di poesie, nel 1952. Innamoratosi di Maria Stromillo, una bella ragazza probabilmente di Trentinara si sposano il 26 febbraio 1912. Di quel matrimonio e del viaggio fatto in macchina abbiamo un’attenta e minuziosa cronaca giornalistica del periodico socialista anarchico «Il Risveglio», Corriere del Popolo, quindicinale del Cilento, che Ferdinando De Agustinis pubblica e stampa a Prignano Cilento. Il quindicinale è al suo secondo anno di vita e, oltre che nei paesi del Cilento, ha molti abbonati negli Stati Uniti, in Brasile, in Uruguay. Tra gli abbonati, naturalmente, anche il dottore Pasquale Lombardi, che l’anno prima potendo ottenere il trasferimento volle rimanere a Magliano Vetere. L’articolo, datato 9 marzo, siglato P. D. M., compare nel numero 6 della seconda quindicina di marzo 1912. Racconta che a Trentinara gli sposi sono salutati con spari, confetti e fiori e una bambina, figlia di Domenico Vernaglia, vestita di bianco, salita sull’auto, recita dei versi augurali. A Monteforte Cilento la coppia è accolta dal popolo plaudente, con i “gentiluomini” del paese, tra i quali il sindaco Raffaele Scavarone. Le signore di Monteforte «offrirono alla sposa una splendida corbeille di camelie bianche, oltre a rinfreschi». Anche a Capizzo la macchina con gli sposi viene fermata e coperta di mazzetti di fiori e confetti. A Magliano Vetere sono in fremente attesa dalle nove del mattino e «Mai - scrive il cronista - si era vista tanta folla di gente senza distinzione di parte, di sesso e di età». Da Monteforte una telefonata aveva avvertito che l’automo era partita e «allora tutte le vette della valle dell’Alento, da Monteforte alle cosidette Serre di Gioi, echeggiarono di colpi scuri in un fragoroso accordo con la civica banda musicale di Gioi». Sulla splendida accoglienza a Magliano Vetere il giornalista testimonia: «Mai scena più commovente si svolse. Magliano Vetere presentava dalle sue finestre, dai suoi buchi i colori più svariati di arazzi improvvisati, di bandiere, di archi intessuti con rami di alloro e di quercia, di manifesti inneggianti agli sposi». I fratelli dello sposo, il notaio Vincenzo e Mimì, scendono dall’automobile fra le note della Marcia reale, gli evviva e la calca della folla. «Tutti volevano baciare il loro medico, mentre tra una pioggia di fiori, di cartellini e di confetti la distinta coppia transitava la rotabile che dalla casina Morra mena al palazzo Lombardi». Quattro cittadini di Gorga accompagnano gli sposi con uno splendido arco portato a mano, nel quale è dipinto un cuore, una lira e lo stemma della medicina. Nel corteo il sindaco Pasquale Russo e i consiglieri comunali, seguiti dalle Società Operaie di Stio e di Magliano Vetere. «Avanti agli sposi quattro fanciulle vestite di bianco cospargevano dai canestri confetti, fiori e cartellini multicolori portanti auguri. Commovente di Gorga tutto, con financo qualche infermo venuto su apposita vettura. Essi schierati a capo scoverto facevano ala al passaggio della coppia felice». Tra i partecipanti Vito Morra, i fratelli Cerulli, il dott. De Marco di Gioi, Lettieri di Gorga, il parroco Nicola Stromillo, cugino della sposa e i fratelli, prof. Antonio e Almerigo. «Tanta calca di gente fu ricevuta durante la serata poco per volta, in casa Lombardi, ove furono offerte paste, confetti, liquori ed altro». La sera la coppia è salutata da splendidi fuochi artificiali e la banda musicale suonò sul loggiato fino a mezzanotte. Tanti telegrammi e innumerevoli doni di valore. Le spese della festa furono sostenute da una sottoscrizione popolare dei cittadini di Magliano «che orgogliosamente hanno voluto dare questa prova d’affetto e di stima al loro amato cittadino che con le sue sapienti ed affettuose cure riesce maestrevolmente a fugare i mali ed a sollevare i sofferenti».