Il mago di Pinocchio che ha dato vita a tanti burattini

Ha reinventato la creatura di Collodi con varie tecniche Un libro fotografico documenta la sua produzione

di PAOLO ROMANO

Dalle . acqueforti in tiratura limitata su carta a mano di Amalfi alla grande statua di bronzo che adorna e dà il nome al Parco Pinocchio di Salerno.

Gran parte del lavoro artistico di Antonio Petti è stato dedicato alla ricerca sul burattino di Collodi.

I Pinocchi di Petti, declinati al plurale e attraverso diverse tecniche artistiche, sono ora al centro del libro del fotografo salernitano Enrico Salzano: “Pinocchio c’è – un lungo lavoro di Antonio Petti” – l’immagine di Pinocchio (Edizioni Arci Postiglione 2015, pag. 112 – euro 10.00). Icona dell’infanzia ma anche maschera del meridione, personaggio capace di irridere e sbeffeggiare, ma anche di ridare alla vita il sapore della leggerezza: la creatura di Carlo Collodi trova nella mani di Petti una vita sempre nuova e diventa un pretesto per proseguire da una parte la ricerca estetica, dall’altra la denuncia delle seriose sovrastrutture della società. Quasi naturalmente, il burattino di legno diventa incarnazione e sintesi di un altro motivo di ricerca di Petti: il gioco, ovvero quell’aspetto ludico dell’esistenza che non si limita alla stagione dell’infanzia ma accompagna l’intera esistenza dell’uomo. Salzano, che sin dall’inizio ha seguito con il suo obiettivo il lavoro dell’artista, ha recuperato ora fotografie di ieri e di oggi, fino a formare un corpus organico che si guarda come un documento metafigurativo. Negli scatti del fotografo salernitano, che ha esposto anche al Grand Palais di Parigi, si costruisce in maniera diacronica un documento eccezionale. Ci sono le immagini di Petti nell’officina di fonditura. La statua di Pinocchio che lo sovrasta è ancora calda di fornace e sembra pronta a camminare con i suoi passi. In altri fotogrammi c’è l’artista intento a dipingere grandi piatti di ceramica, a disegnare, ad incidere la lastra delle incisioni, ci sono i grandi pannelli e persino le scene dipinte da Antonio Petti per lo spettacolo teatrale “La Ballata di Pinocchio” di Luigi Compagnone, prodotto dal Teatro Studio di Salerno, messo in scena nel 1999 da Pasquale De Cristofaro e Michele Monetta, portato in scena anche al Mercadante di Napoli e vincitore del I° Premio al “Festival Nazionale Teatro Ragazzi” di Padova. Altri scatti documentano i costumi di scena per lo spettacolo teatrale “L’altra storia di Pinocchio”, del 2012, realizzato da Francesco Petti e Giuseppe Vitolo con la compagnia “Senza rete” di Cava de’ Tirreni. Il connubio tra Salzano e Petti non è solo frutto di una lunga collaborazione artistica, tra i due c’è una lunga amicizia. Lo ricorda lo stesso curatore del libro: «Con Antonio sono stato collega di scuola, abbiamo insegnato insieme e insieme abbiamo viaggiato per dieci anni Salerno Cava, Cava Salerno. La macchina sembrava un laboratorio di idee, si parlava di tutto e naturalmente di arte. Scherzando dicevamo di viaggiare chiusi in una navicella spaziale, in un’orbita tutta nostra. Nel tempo Antonio ha disegnato Pinocchio su carta, su tela, su piastrelle di ceramica. Ha disegnato persino il Pinocchio che compare come testimonial sulle schede del Telepark, il sistema di parcheggio col telefonino». Nel testo critico che accompagna il libro, la giornalista Erminia Pellecchia sottolinea proprio l’originalità di un sodalizio: «La copertina – scrive Pellecchia - è programmatica, allegorica: Petti tratteggia il burattino- bambino che corre per far librare in volo un aquilone; è un ritratto col gessetto bianco, segni velocissimi su di una quinta nera che ritma il movimento con una dinamica futurista; Salzano ha fermato l’immagine aprendola ad una nuova prospettiva, la fa sua, ce la trasmette non più come riflesso speculare ma, senza alcun intervento se non quello del suo occhio e della sua mente, la ibrida come le photopicture che da sempre sono la sua cifra espressiva. E’ un lavoro concettuale che scava oltre l’apparire, elimina le maschere, rivela il pensiero-messaggio che Petti suggerisce in tutte le sue opere». A completare il libro, in appendice c’è una singolare conversazione surreale tra Antonio Petti ed il “suo” burattino. A conclusione dell’intervista - che esplora il ventaglio di desideri insiti nell’immaginario – Pinocchio statua del parco interpella il suo creatore: «Ti ricordi in fonderia, … che calore! Mi è dispiaciuto andarmene perché sentivo che tutti si erano affezionati a me, e mi trattavano come un figlio. Che vitaccia quella di una statua al Parco, sempre immobile e in silenzio». Una forzata quiete, quella della statua, che contrasta con la sua carica cinetica a stento trattenuta dal bronzo.

Il volume sarà presentato domani alle 19.30 a Sant’Apollonia, nel centro storico di Salerno. Oltre ad Enrico Salzano e Antonio Petti, saranno presenti: Alfonso Amendola, Pasquale De Cristofaro, Elena Paruolo ed Erminia Pellecchia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA