Il lato oscuro della capitale, il libro di Sara Ficocelli

Romanzo d’esordio della giornalista sui misteri di Roma

Iris è alta, bionda, colta, ha amicizie altolocate. È una trans, fa la vita, ha clienti importanti e una certa solidità economica. È innamorata di Roberto, padre separato, che ogni mattina alle sei apre la saracinesca del suo bar a Roma, vicino a Ponte Milvio. Lei si siede in un locale di fronte, beve Negroni e lo spia dalla vetrina. Lui è bello, “somiglia un po’ a Clooney” e vorrebbe una vita normale: una famiglia, un lavoro, “mimetizzarsi”.

Ma Iris, con cui ha una storia e di cui si vergona, è un ostacolo per realizzare questa aspirazione. Le loro vite, già in precario equilibrio tra il bisogno di una rispettabilità sociale e desideri che portano altrove, si complicano con l’arrivo di Aneta, un’adolescente che vive in un campo rom, passa le giornate bevendo e facendo piccoli furti e fatica a stare bene nella sua famiglia e ancor più nella vita fuori, tra i “gagè” che lei disprezza.

“A volte sembra una bambina, altre volte ha un’aria cupa, da anziana: sembra non scomporsi di fronte a niente e affrontare tutto con distacco quasi innaturale”, pensa di lei Iris.

Un giorno Aneta si sente male per strada, viene presa e sequestrata per qualche ora da due ragazzi della Roma bene. Da qui si scatena una spirale di fatti che fanno emergere il lato più oscuro ma anche quello più umano delle persone via via coinvolte, tra desideri di giustizia e azioni punitive, tra ipocrisie e generosità. Anche chi all’inizio sembrava possedere una chiave di riscatto si fa sedurre dal richiamo della violenza, del razzismo, della paura del diverso, rom o trans che sia. È la fiera dei pregiudizi, dell’ignoranza, la normalità come massima aspirazione.

L'autrice, Sara Ficocelli

“La vita nascosta” (MdS Editore), primo romanzo di Sara Ficocelli, giornalista e autrice di inchieste su donne e welfare e prostituzione minorile, racconta quello che non si vede e soprattutto non si dice, il lato più oscuro delle persone e anche quello di Roma, una città dai tramonti struggenti sul Tevere e dai cassonetti traboccanti di spazzatura. Ci fa entrare nei ricchi appartamenti di Parioli e nei campi nomadi della periferia, dove le strade rimangono fangose anche quando il sole splende. Ci restituisce l’altro verso di questa città da cartolina con la massima aderenza, lasciando esprimere i suoi personaggi nel romanesco della loro quotidianità, colorito, violento, volgare. “Roma è così, già morta, forse senza speranza”, dice Roberto della sua città, a cui tanto assomiglia. Ne viene fuori un racconto corale in cui spiccano il nitore dell’italiano di Iris, un flusso di coscienza quando si rivolge al suo analista, e le battute secche di Aneta che impasta un italiano essenziale con il lessico del suo campo.

Sono questi due i personaggi che emergono e che rimangono, due personalità femminili così diverse e sole da ritrovarsi e da sviluppare un legame che pare una delle poche note autentiche in una società egoista, superficiale e rassegnata.

“Gagè” da un parte, “zingari” dall’altra, questo libro non fa sconti nel descrivere pulsioni dell’animo che arrivano alle estreme consegue. nze e lo fa con un ritmo sostenuto senza perdere mai la tensione del racconto.

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