Il j’accuse di Cacciatore sull’alluvione del 1954 a Salerno e in Costiera

L’attacco al presidente Scelba fu pubblicato sull’Avanti «Ecco perché è doveroso non “buffoniarci” sui soccorsi»

di ALESSIO DE DOMINICIS

65 anni di alluvioni e di frane (dal Polesine a Genova) avrebbero dovuto far riflettere e cambiare consuetudini a governi e amministrazioni locali, ma l’Italia è quel paese dove si spendono fiumi di denaro per opere pubbliche ma non si considera per nulla o poco, finanziariamente e organizzativamente, che dopo il collaudo bisogna pensare ai costi di gestione e di manutenzione. Si affrontano le emergenze ambientali – specie quelle da dissesto idrogeologico – volta per volta e non si comprende che la difesa vera del suolo e la riduzione del rischio stanno nella manutenzione delle opere idrauliche di presidio, di sistemazione idrogeologica e quant’altro. A ogni evento funesto si apre il balletto della caccia ai responsabili. Queste e altre considerazioni ci sono venute in mente leggendo il resoconto di un intervento alla Camera di Francesco Cacciatore (1904-1983), all’indomani dell’alluvione che il 26 ottobre 1954 travolse nel fango parte di Salerno, Cava e il versante amalfitano fino a Conca dei Marini (ad Atrani poi toccherà la replica nel 2010). L’intervento dell’onorevole Cacciatore fu pubblicato sull’Avanti il 30 ottobre 1954 quando ancora si contavano i morti (che furono 318, 250 i feriti e 5.000 i senzatetto). Eletto parlamentare l’anno prima, (conserverà il seggio per altre tre legislature fino al 1972) in quei giorni di lutto prepara con Pietro Amendola una proposta di legge tesa a vietare per tre anni ogni aumento dei canoni locatizi nei comuni colpiti dall’alluvione. Una goccia nel mare di bisogni urgenti, che però Cacciatore denuncia con forza davanti alle parole vanamente tranquillizzanti di Mario Scelba e di altri esponenti del governo nazionale. Il titolo dell’articolo è illuminante: “Una falsa testimonianza”. Dice Cecchino Cacciatore: «Con profondo doloroso stupore questa mattina ho letto sui giornali governativi la seguente dichiarazione del Presidente del Consiglio: “In ogni località è stato assicurato il vettovagliamento e la Marina ha provveduto alla distribuzione di acqua. Tutti i senzatetto sono stati alloggiati e ad ognuno di loro è stato garantito un letto con biancheria e una refezione calda..”». Si trattava di una palese falsa descrizione della realtà, questa di Mario Scelba, e infatti Cacciatore prosegue: «.. No, signor Presidente, incoscienti sono i suoi informatori! Proprio ieri 28 ottobre, superando enormi difficoltà, ho raggiunto le frazioni montane di Maiori, ove il disastro è stato più grave, e posso riferire che ancora nessun soccorso era giunto... e circa 350 famiglie erano senza vitto, senza un ricovero, senza indumenti: soltanto a pochi, che avevano avuto la forza di trascinarsi fin nei pressi di Maiori, erano stati distribuiti 250 grammi di pane».Una prima sconfessione a cui fanno seguito quelle relative alle cause dell’apocalittica notte. Alla dichiarazione di Scelba («..Posso testimoniare che le luttuose sciagure non sono imputabili né a deficienza di tecnici né alla mancata esecuzione di opere»), replica Cacciatore: «Avremo tempo, signor Presidente, di accertare le responsabilità. Per il momento la invito a leggere, non giornali di mia parte, ma il “Giornale” del 19 febbraio 1954 con il seguente titolo: “Scantinati allagati con fognature saltate per la mancata sistemazione del torrente Rafastia”. Si tenga conto che sei mesi prima del disastro si programmavano, tardivamente, interventi di sistemazione idraulica delle pendici ad occidente di Salerno, da dove partiranno nella notte tra il 25 e 26 ottobre le colate di alberi, massi e fango». Cacciatore prosegue nella citazione di articoli di stampa nei mesi precedenti e quasi preannuncianti il disastro: «Il Giornale d’Italia del 5 settembre 1954 con il titolo “Un Provveditore che non provvede..” e il sottotitolo “La sistemazione degli alvei e delle foci di nuovo esaminata e discussa. Mentre i tecnici studiano il pericolo di frane e allagamenti si aggrava”. Intanto il Rafastia (l’antico Faustinus dei documenti) già nel febbraio aveva prodotto danni all’intera zona di Portanova, via Velia e via Arce. Analoga colpevole negligenza denuncia dai banchi di Montecitorio Cacciatore, testimone lo stesso sindaco della città, per la mancata regimentazione idraulica del torrente Reginna a Maiori, tema sul quale giaceva da dieci anni un progetto mai portato ad esecuzione, per la consueta tarantella delle competenze. Soggiunge il parlamentare: « Se tutto questo è vero come fa lei Presidente, a testimoniare, da buon cristiano, che non esistono responsabilità? Per ora è doveroso di non “buffoniarci” circa i soccorsi urgenti da portare non a Salerno città, ove è facile, ma a Tramonti, alle frazioni alte di Maiori, a Minori, a Molina e a Marina di Vietri, ove nella melma, lungo il mare, sono ancora molti cadaveri !».

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