Il fascino della barca a vela 

Ma la filosofia di un viaggio a ritmi lenti e con qualche sacrificio non è apprezzata da tutti

Come ogni anno l’estate è tornata e con essa la voglia di sole e di mare. Perciò noi abbiamo stivato la cambusa, fatto rifornimento d’acqua, pulito i gavoni, ordinato di sollevare e lavare il paiolato e rinfrescare l’esterno della barca, tuga e pozzetto. Abbiamo controllato la scadenza dei razzi, fatto riempire gli estintori, controllato che i salvagenti fossero a norma, che la bombola del gas del fornello fosse ben piena, che la biancheria di bordo non odorasse di chiuso.
Si salpa. Finalmente qualche giorno da trascorrere in barca a vela e non solo lo stressante mordi e fuggi della domenica. Destinazione il mare più pulito d’Italia: Marina di Pioppi. Siamo due barche a vela, quattro adulti e un bambino. Io e mio marito a bordo della nostra vecchia “Aurin”, l’altra coppia con bambino sono a bordo di “Prurito”. Almeno questo era il nome che aveva la barca appena acquistata. Un nome che i miei amici, novelli velisti, avevano trovato brutto e sfidando ogni legge e superstizione marinara avevano cancellato. I marinai del molo dove ex “Prurito” era ancorata erano inorriditi e avevano sentenziato: “Donna a bordo e nome cancellato portano sciagura certa al marinaio”. Ex “Prurito” aveva con sè entrambe le iatture.
L’equipaggio di “Aurin” ha quasi tutto pronto per la partenza, ogni cosa è stata programmata e l’indomani alle ore 9 ha previsto di mollare gli ormeggi. L’equipaggio di ex “Prurito” è ancora in viaggio da Benevento e sulla barca non ha ancora stivato nemmeno un grissino. Né fatto rifornimento di acqua e gasolio, né mai aperta la dotazione di vele per controllarne lo stato. A che ora il giorno dopo mollerà l’ormeggio non è dato di sapere. A bordo di “Aurin” l’equipaggio di due sole persone, mio marito e io, è composto da un capitano (anche salpancora e drizzaranda) e un mozzo (anche calancora e ammainaranda). Non è difficile capire chi è il mozzo. Mettere l’ancora è diventata una mia specialità. Ho acquisito l’abitudine alla sensibilità d’ascolto dell’ancora che cala sul fondo e si adagia salda, e che, leggermente strattonata, permette alla barca di volgersi docile con la prua al vento.
Intanto pare che l’equipaggio di ex “Prurito” sia giunto in vista dell’uscita di Agropoli sulla statale 18. Salperà? Non si sa. L’indomani “Aurin” alle ore 8,50 ha mollato gli ormeggi e ha fatto rotta su punta Licosa. Mentre l’equipaggio di ex “Prurito” è intento alla pulizia e allo stivaggio, l’orario di partenza è ancora ignoto, perché prevista prima una visita al supermercato.
Arrivati a punta Licosa, il capitano di “Aurin” decide di ancorare davanti alla spiaggetta che precede il piccolo molo.
Dopo qualche ora il capitano di ex “Prurito”, armato di telefono cellulare, ci comunica di aver doppiato punta Tresina, ma noi, anche se la visibilità è ottima, non scorgiamo nemmeno la punta del suo albero. Nuova telefonata e il capitano di ex “Prurito” asserisce di essere giunto a Licosa. In verità, noi scorgiamo un’unica barca a vela ed è ancora all’altezza di Santa Maria di Castellabate. Dopo un ennesimo bagno, decidiamo di salpare e raggiungere al largo l’ex “Prurito”, che è incredibilmente giunta a meno di mezzo miglio da noi. Sulla tuga è visibile il solo capitano, che sta al timone, registra la randa e comanda le drizze, avvilito dalla totale inerzia del suo equipaggio. Finalmente insieme, doppiato l’isolotto con il faro di Licosa, facciamo rotta su Acciaroli. Al porto ci dicono che non c’è posto e sarà possibile attraccare solo verso sera al molo comunale, perché i posti barca a pagamento sono tutti coperti. Per trascorrere il tempo residuo decidiamo di fare rotta alla spiaggia di Mezzatorre. Nel virare l’ex “Prurito” passa a condurre e per prima esce dal porto, puntando dritta verso una secca ben visibile dall’acqua che è verde chiaro e dalle ondine che si increspano e rompono, ma soprattutto è la carta nautica a segnalarcela. Il capitano di ex “Prurito” ignorando qualsiasi chiaro segnale continua a veleggiarci contro. Agito le braccia per avvertirlo, risponde al saluto. Lo telefono, il suo cellulare squilla. Rispondi sono io! Lo imploro tra me e me, ma lui imperterrito ignora la chiamata. Meno male che un gommone accorre ad avvisarlo poco prima che la sua deriva si schianti sulla sabbia. Spiaggia di Mezzatorre, tardo pomeriggio. Bagno al largo, acqua pulita. L’equipaggio di ex “Prurito” è già agli stenti, dover attendere sera per poter scendere a terra, mette a dura prova gli umori. È sera quando tocchiamo il suolo di Acciaroli, stanchi, affamati ma felici noi di “Aurin”, quasi isterici quelli di ex “Prurito”. Prima di scendere a terra avevamo ricordato al capitano di ex “Prurito”, che con il suo equipaggio non aveva mai passato una notte a bordo, di mettere il tendalino sulla barca. Ci auguriamo la buonanotte.
Mattina dopo. I primi raggi del sole svegliano gli equipaggi, riposati e felici “Aurin”, stanchi e sempre più isterici l’altro gruppo. A bordo di ex “Prurito” ha dormito solo il bambino, gli adulti hanno vegliato e sofferto, immersi nell’umidità notturna. Le lenzuola e ogni cosa era fradicia d’acqua. Il capitano aveva giudicato superfluo mettere il tendalino.
Ore 10. Marina di Pioppi, il mare più pulito d’Italia. Mentre immersi in questo incantesimo, facciamo il bagno con tanto di pinne e maschere, l’equipaggio di ex “Prurito” si ammutina e impone al suo capitano il ritorno repentino e immediato ad Agropoli. Motivazione addotte: il mare è troppo profondo, la barca è scomoda, il mare si muove, non c’è la TV, la vela è lenta. Meglio il motore, va e vieni per tutto il golfo senza bisogno di orzare, cazzare, poggiare, virare. L’ex capitano di ex “Prurito”, si arrende. Tira l’ancora e salpa.
E l’equipaggio di “Aurin”? Restò ancora a veleggiare per qualche giorno nell’incanto del mare cilentano e da questa strana crociera imparò una piccola verità: ci sono famiglie che preferiscono la vela, altre che amano il motore, e altre ancora per cui è assolutamente indispensabile andare unicamente a motore, o meglio restare sulla spiaggia.
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