Arte

Il capolavoro di Sabatini

Realizzò il polittico per Montecassino

Andrea Sabatini da Salerno è considerato senza dubbio l’artista che ha diffuso la maniera raffaellesca nel Salernitano. Fu sicuramente un caposcuola, un buon pittore, un artista di cui si deve tener conto se si vuole meglio comprendere la storia della vicenda pittorica nell’Italia meridionale, e in Campania in particolare, entro il primo trentennio del Cinquecento.

Nell’ultima fase della propria vita l’artista realizzò per il sacro convento di Montecassino un’opera fondamentale, un polittico con storie di San Benedetto. Il polittico idealmente rappresenta il proprio testamento pittorico e anche una specie di estremo aggiornamento della propria espressione stilistica. Infatti, in quest’opera si sente sensibilmente la lezione della maniera polidoresca, quell’estrema presenza di un fare artistico continuamente legato a sempre nuovi traguardi che è proprio dei grandi artisti. È questo, forse, l’ultimo atto, quello che chiude e sigilla per sempre la propria attività. L’artista è già all’opera il 21 gennaio 1529 poiché un documento dell’epoca ce lo cita con puntualità: “M° Andrea Pittore pinge alla cona grande del Sacro Monastero con accordo del R.p. Abbate D. Chrysostomo Napolitano”. L’artista morirà di li a poco, a Gaeta, la cui data precisa è incerta, ma avvenne certamente nell’intervallo di tempo tra il 25 novembre 1530, quando fece testamento, e il 28 luglio 1531, quando il pagamento per quest’opera per Montecassino fu saldato al cognato Severo Jerace, anche lui pittore ed erede della sua bottega e proprio nel periodo che va dal gennaio 1529 alla fine del 1530 «si scalano anche i pagamenti al doratore della pala, Giovanni Alfonso da Giffoni», come ci ricorda lo storico dell’arte Francesco Abbate.

Diversi sono gli storici dell’arte che hanno parlato della pala di del pittore salernitano a Montecassino. Il giudizio non è unanime, c’è chi la ritiene un capolavoro e chi no. Resta il fatto che si tratta di un polittico che segna certamente un punto di arrivo della personale maniera, del personale stile, dell’artista salernitano.

Non è dato sapere con precisione la disposizione dei vari pannelli dipinti dall’artista per questo polittico.

Tuttavia quello che ci resta di essa è sufficiente per darci il senso di un’opera compiuta e di grande suggestione, nonostante gli smembramenti successivi, che era composta da un aspetto bifronte come ci ricordano antiche fonti, tra le quali quella del Petrucci nel 1580 e poi la descrizione che ne diede il Millet nel 1605 nella quale così la descrisse: «Un grande quadro dipinto su due pannelli bifronte sul quale sono rappresentate parecchie e diverse storie attraverso i vari scomparti».

La faccia anteriore del polittico si conserva a Napoli nel Museo di Capodimonte, con “San Benedetto in trono tra i santi Mauro e Placido e i quattro dottori della Chiesa”.

Nella faccia posteriore vi è poi “San Carlomanno che si fa monaco a Montecassino” e al di sotto vi è la raffigurazione di “San Benedetto che riceve Mauro e Placido giovinetti”. Tra le più belle rappresentazioni conservate nel Museo dell’Abbazia di Montecassino vi è la parte del polittico sabatiniano con la rappresentazione di “San Benedetto che dà la regola a Mauro e Placido”.

Negli ultimi anni la critica ha fatto dei nuovi passi, tanto da far supporre al professore Ferdinando Bologna, ma anche al professore Francesco Abbate, la partecipazione di Giovan Filippo Criscuolo accanto ad Andrea nella pala di Montecassino, una «collaborazione continuata a Gaeta e interrotta dalla morte del capobottega». Questo pensiero di Abbate è in linea con quanto normalmente avveniva nelle botteghe degli artisti rinascimentali dove accanto al più importante Maestro vi erano anche altri pittori.

Si rafforza, così, la stessa figura di Andrea da Salerno come pittore importante, circondato da allievi e da collaboratori più o meno competenti e capaci.

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