LA STORIA

I Saraceni sbarcano a Positano

Le rievocazioni dei primi anni Cinquanta diventarono nel tempo delle pubblicazioni

Le leggende, in particolare quelle legate a luoghi che abbiano acquisito notorietà per qualche loro pregio, d’ambiente, d’arte, di storia, diventano col tempo delle pubblicazioni a carattere divulgativo o anche rappresentazione, rievocazione, drammatizzazione, a beneficio dello svago turistico, per lo più primaverile o estivo. Tali furono le cinque edizioni dello “Sbarco dei Saraceni”, happening che si svolsero a Positano, nei primi anni Cinquanta. L’evento del 14 agosto dello scorso anno non è paragonabile nemmeno lontanamente - a quelle memorabili prime rappresentazioni, a ricordare le quali ci sono le foto, il ricordo di quelli che c’erano e ancora vivono, e il bel volumetto, stampato in occasione dello “sbarco saraceno” del 1954 e di cui vogliamo parlare.

Si tratta di un libretto con poco testo, i disegni dei costumi e planimetrie della spiaggia e dell’abitato, edito a cura dell’Azienda Autonoma per la Stazione di Soggiorno e Turismo di Positano e stampato con cura da Di Mauro di Cava. Il titolo al frontespizio è “Tradizionale Manifestazione dello Sbarco dei saraceni“ (14 agosto 1954. Ore 22). Seguono i nomi dei dirigenti e delle autorità dell’Azienda e dell’E.P.T. salernitano. È opportuno elencare qui singoli nomi e funzioni del Comitato Esecutivo della Manifestazione: capitano di vascello Paolo Aloisi, presidenza del Comitato e regia. Mons. Saverio Cinque, parroco di S. Maria Assunta Incoronata di Positano, vice presidente. Marchese dott. Paolo Sersale, sindaco di Positano, vice presidente. prof. Roberto Scielzo, scenografia e costumi. Antonio Auletta, cassa e amministrazione. Luigi Tutino, ospitalità. Aristide Passerotti, organizzazione servizi a terra. Tobia Savino, organizzazione servizi in mare (Saraceni). Vito Rispoli, organizzazione servizi in mare (Cristiani). La pagina introduttiva dell’opuscolo è scritta con precisi riferimenti storici sulle incursioni della pirateria saracena sui litorali del Tirreno e dell’Adriatico, e riprende i dati della leggenda: «Una nave Saracena al largo di Positano, sorpresa nella notte da una tempesta. Le magiche parole “Posa, Posa!” ripetute da una voce arcana. Il Miracolo. Un equipaggio di infedeli, convertito alla fede Cristiana, deposita il prezioso quadro nei pressi della spiaggia vicina. E la pietà dei Positanesi, sul luogo stesso, costruisce la Chiesa di Positano«, concludendo che, in mancanza di dati storici documentati «noi non ci riferiamo al tale o altro episodio, non datiamo la nostra azione, ma preferiamo anche noi, collocare al limite fra la leggenda e la storia, lo scontro navale che rievochiamo ».

Dopo questo breve scritto, non firmato, nelle pagine non numerate della pubblicazione c’è la serie completa dei bozzetti dei costumi ideati da Roberto Scielzo e realizzati da Annamaria Scielzo, precisano le didascalie. C’è il Pascià, la Dogaressa, l’ancella e il Cavaliere, il Capotamburo e i Tamburi, il Giannizzero, i marinai di Amalfi, ecc.. La cronaca e le foto dei costumi realizzati le abbiamo poi ritrovate nel volume di Carmelo Pittari “Positano è - Storia, Tradizioni e Immagini” (Nuove Edizioni, Napoli, 1986, pag. 68-77). Alla serie dei figurini e del fondale di scena di Scielzo, fa seguito lo svolgimento cronologico dell’azione teatrale notturna, in mare e sulla spiaggia, organizzata dal regista, capitano Paolo Aloisi, a partire dalle 23 fino alla mezzanotte di quel 14 agosto 1954. Rievochiamo le scene salienti di quell’ora di spettacolo. Ore 23 - Colpo scuro: Paese al buio - Accensione proiettori sull’angolo marinaresco dell’antica Positano... sentinelle alabardate sul molo e sulla spiaggia. Ore 23:10 Falò pirico sui Galli, sulla Torre di Vettica nonché su quelle della Sponda, della Trasita, di Fornillo - Grida di donne a mezzo altoparlanti - Campane del paese a stormo - Agitazione del popolo in costume . Corsa degli armati ad imbarcarsi. Messa in mare delle navi Cristiane...le navi Saracene oscurate e silenziose, navigano con la prua su punta Treville. Ore 23:15 - Le navi Saracene accendono i fanali di bordo, mettono in vista gli armati. Grida. Urli. Tamburi. Corni. Avanzano lentamente verso la spiaggia. Ore 23:20- Inizia il Carosello con l’accerchiamento e l’annientamento dei Cristiani. Durante la mischia: bengala, scoppi, frastuono di trombe, tamburi, uomini a mare, duelli sui ponti... le unità cristiane cominciano ad ammainare le vele con la prua in direzione di Punta Licosa. Ore 23:35 - I Saraceni sono vittoriosi. Urla, rumori e agitazioni. Sbarcano sulla spiaggia, si inchinano in direzione della Mecca (Punta Licosa), poi partono all’assalto, comandati dal Pascià, dall’alto di un tronetto, a dorso dell’elefante. Ore 23:40 - Incendio del paese, sventolio di una grande bandiera Amalfitana a punta Reginella. I saraceni uccidono i difensori, entrano in chiesa e rubano il quadro della Madonna tempestato di pietre preziose. Ore 23:50 - I Saraceni, rapinatori ma sconfitti, prendono il mare. Hanno il passo sbarrato dalle caravelle cristiane. Ore 23:55 - Apparizione della Madonna. Canto de L’Ave Maria di Schubert dalla Schola Cantorum - I Cristiani alzano le vele e accendono fanali, torce e i bengala. Ore 24 - Il quadro della Madonna è reso dai saraceni e torna a terra, illuminato dai riflettori e accolto sul bagnasciuga dalle figlie di Maria, in fila con candele accese.

Il Clero dalla scalinata della spiaggia prende in consegna il quadro. La Processione si dirige verso la Chiesetta costruita verso l’Incanto. Fine. Tutte le fasi dell’azione, delle imbarcazioni a mare e dei figuranti sulla spiaggia, sono meticolosamente rappresentate nelle planimetrie che accompagnano il volume. Il capitano-regista Aloisi potette giovarsi, per quella edizione del 1954, della collaborazione di tutto il paese, dell’Amministrazione Comunale e dei mezzi messi a disposizione dalla Marina Militare. C’è sul web un cortometraggio dell’Istituto Luce, “Festa a Positano”, per la regia di Francesco Maselli che documenta l’edizione “povera” del 1952: sono spade di legno, elmi e corazze di latta, turbanti di carta, scene di cartone e il candore, quasi come in un film di Pasolini, dei magrissimi pescatori figuranti, in un paese uscito da poco dagli stenti e le paure della guerra. Ricorda, nel libro di Pittari l’impiegato comunale Passerotti, addetto al reclutamento degli improvvisati attori, pescatori e contadini, l’arduo compito di inquadrare quei testoni, i quali spesso si accontentavano, per quell’ora di recita, di qualche bicchiere di vino. Altri tempi.

Alessio De Dominicis