LA STORIA

I salernitani “sovversivi” che si opposero a re e duce

In 627 furono inseriti nel Casellario Politico e perseguitati

Seicentoventisette i salernitani contro il re e il duce. Anarchici, socialisti, repubblicani, comunisti, ribelli, dissidenti, rossi, antifascisti. Il consistente dato smentisce l’idea del consenso al fascismo e l’immagine di una provincia addormentata, silente e ubbidiente al potere, al re e al duce. Seicentoventisette cittadini (tra i nati e i residenti), nella loro vita e nelle loro scelte politiche, perseguitati e spiati dal re e da Mussolini. L’idea di controllare gli italiani e creare un’anagrafe dei sovversivi, dei dissidenti, delle persone considerate pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica fu di Francesco Crispi, antiborbonico siciliano, mazziniano, repubblicano, poi ultramonarchico, premiato dal re con l’incarico di Presidente del Consiglio.

Quando alla Camera dichiara: «La monarchia ci unisce e la repubblica ci dividerebbe…», Mazzini lo ritiene un voltagabbana, disposto a tutto per una manciata di potere, ricordando una verità storica e politica: «La monarchia, tale quale oggi l’abbiamo, ci corrompe». Con la circolare numero 5116 del 25 maggio 1894, al Ministero dell’Interno istituì un ufficio centrale per creare l’impianto e il continuo aggiornamento dello schedario degli oppositori politici. Anarchici, socialisti e repubblicani, vagabondi e oziosi sono sottoposti a un’attenta e continua sorveglianza sociale e umana, intestando a ognuno un fascicolo personale, formato da una cartella di colore seppia, per raccogliere le informazioni. Il regime fascista rafforza la sorveglianza e il controllo della polizia, aggiungendo i comunisti e una nuova e indeterminata categoria, definita genericamente antifascista. I 152.829 fascicoli dell’Archivio Centrale dello Stato raccolgono - dal 1894 al 1945 - una vasta documentazione politica, sociale e umana. Per la ricerca storica è materiale fondamentale, senza dimenticare che sono documenti di parte e non sempre veritieri, spesso esagerati nelle accuse, per ingigantire la “pericolosità” degli oppositori e perseguitarli, mandarli al domicilio coatto e al confino, imprigionarli, deferirli al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, costringerli all’esilio. Il re e il duce li seguono anche fuori dall’Italia per controllare e spiare la loro vita, sapere cosa pensano e cosa fanno, mandando in mezzo a loro confidenti, spie. A volte amici ed ex compagni accettano di fare i delatori e per farlo - poiché da sempre la spia è un infame - si nascondono dietro un numero, un anagramma, uno pseudonimo. Conosciamo i loro nomi grazie alla rubrica di Arturo Bocchini, capo della polizia fascista, pubblicata Mimmo Franzinelli. Sorprende che un regime che si proclama forte, tema un contadino, un calzolaio, un carrettiere, un fruttivendolo, un muratore, a volte addirittura all’estero. Perseguitando gli avversari e gli oppositori, il regime dimostra la propria debolezza. Alcuni vivono già all’estero, altri emigrano e il fascismo, violando la sovranità nazionale di altri Stati, li andò a controllare e a spiare.

I fascicoli del Casellario Politico Centrale contengono note informative, relazioni, verbali di interrogatori, provvedimenti di polizia, lettere, giornali, libri, opuscoli, volantini, manifesti, fotografie. Notizie e dati che permettono di recuperare le tracce di una storia sconosciuta, ricostruire storie di vita, di libertà e di dignità, battaglie e coerenza umana e politica. Schedati e controllati cittadini di quasi tutti paesi della provincia di Salerno: casalinghe, maestre, pastori, contadini, ferrovieri, calzolai, commessi viaggiatori, tipografi, giornalisti, professori, medici, avvocati. Nomi dimenticati e sconosciuti che si opposero a Umberto I e a Mussolini e con le loro lotte hanno contribuito ad abbattere la tirannia e l'ingiustizia e ai quali è doveroso rendere omaggio, anche per non perderne la memoria. Furono “attenzionati” dal 1894 alla morte, altri per mezzo secolo, dal 1894 al 1942.

Alcuni saranno “radiati”, ovvero cancellati perché morirono, o cessarono di opporsi al fascismo, o - stanchi - aderirono o finsero di aderire al fascismo per convenienza. I “reati” per i quali si finiva nel Casellario Politico Centrale erano tanti. A volte bastava una semplice e innocente critica - qualificata offesa al capo del governo - per aprire e intestare un fascicolo: oltre che da un agente, la poteva riferire o inventare il vicino con il quale si aveva avuto uno screzio. Anni bui e polizieschi, che non possono e non devono ritornare Tra i rossi e i ribelli cittadini nati nel 1840, nel 1844, nel 1847 e i più giovani nati nel 1923, nel 1921 e nel 1920. Sono 132 socialisti, 113 anarchici, 114 comunisti, 16 repubblicani e gli altri sono definiti genericamente antifascisti. Anche sacerdoti e parroci accusati di essere sovversivi. I fascicoli dei salernitani cominciano dalla busta 1 fino alla 5600. Oltre ai politici vennero colpiti anche cittadini definiti apolitici e addirittura dei fascisti furono confinati.