I salernitani che emigravano in Sudamerica con i santi

Per cilentani e valdianesi che hanno lasciato le loro terre nell’800 e nel ’900 la religione è stata fondamentale per non dimenticare origini e radici storiche

di GENNARO AVALLONE

L’ emigrazione dal Cilento e dal Vallo di Diano verso il Sud America è stata un fenomeno fondamentale nella storia locale, che ha interessato un'ampia parte delle popolazioni e della famiglie di questi territori. Ricordare questo grande ed incessante movimento sociale è sempre utile, sia per alimentare la memoria storica sia per riflettere sul modo in cui l'esperienza della migrazione cambia, e continua a cambiare, persone e territori in maniera irreversibile. Abdelmalek Sayad, forse il più profondo studioso di questo fenomeno, ha spiegato che le migrazioni sono un fatto sociale totale, cioè esse non sono riducibili ad un dato economico ma investono ogni singola persona nel suo insieme, modificandone le abitudini di tutti i giorni, le amicizie, i ritmi e tempi di vita, ma anche le modalità di lavoro, l'organizzazione degli spazi domestici, i sogni e le aspettative per il presente ed il futuro. In chi migra, abbandonando amici, parenti, affetti, consuetudini per un tempo indefinito, che potrebbe essere anche quello di un'intera vita, si attivano tante aspettative, mentre la speranza è che queste non si infrangano contro nuove miserie e nuove ingiustizie.

Il fatto che ogni migrante sia un mondo che si muove e si trasforma vuol dire anche che si tratta di un mondo che fa di tutto per resistere alla disintegrazione, alle derive, alle separazioni definitive che l'allontanamento può determinare. I riferimenti ad una comune appartenenza ideale, politica o religiosa, hanno costituito e costituiscono per tanti migranti un sostegno fondamentale per affrontare il cambiamento, confermando i legami con i paesi di partenza ma anche costruendo, per esempio attraverso i simboli sacri, nuovi legami nei luoghi di arrivo.

La religione, scriveva criticamente Karl Marx, è un modo di costruire un diverso e migliore racconto del mondo: "La religione è il sospiro della creatura oppressa, è l'anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito". La religione aiuta a sopportare meglio la condizione sociale data, soprattutto per quanti si ritrovano in situazioni fisiche, psicologiche o economiche di sofferenza. La religione, però, è anche un campo sociale che permette alle persone di mantenere i legami, anche con chi è lontano. La comune appartenenza religiosa fa sentire le persone vicine, anche se sono geograficamente lontane. La religione, dunque, ha per le persone questo doppio valore: permette di costruire una speranza per un futuro migliore, anche se proiettato nell'aldilà, ed aiuta a rafforzare le relazioni sociali con quanti condividono la stessa fede, soprattutto se lontani. Si comprende, allora, che il riferimento all'appartenenza religiosa diviene per tanti migranti una necessità, che, a sua volta, ha bisogno di manifestazioni concrete. Émile Durkheim, un altro sociologo, ci ha spiegato che la religione è anche un insieme di pratiche sociali, ha bisogno di riti ed azioni collettive perché si diffonda e si riproduca. Non può essere un fatto solo pensato ed individuale. Le persone hanno bisogno di viverla concretamente ed in gruppo. In questo senso, l'esperienza di una parte dei migranti italiani in tanti paesi del Sud America è stata quella di erigere chiese dedicate ai santi patroni dei territori di origine. Uno dei modi che tanti italiani e tante italiane hanno scelto per mantenere i legami con i territori di partenza è stato quello di costruire una continuità mediata da santi e santuari. È quanto hanno fatto, ad esempio, i migranti di Vibonati, dal sud del Cilento, in una metropoli come Caracas, in Venezuela, dove hanno continuato a festeggiare Sant'Antonio con una processione, come si faceva e si continua a fare nel paese di origine. È quanto hanno vissuto le persone emigrate da Teggiano (ieri si è svolto un convegno e la presentazione della mostra dal titolo “Tanos:l’emigrazione meridionale in Argentina e Uruguay”), nel Vallo di Diano, verso la città di Florida in Uruguay, caratterizzata, dalla fine dell'800, dalla presenza di un santuario dedicato a San Cono, che ha sancito una relazione ancora attiva, come dimostrato dal gemellaggio firmato nel 2011 tra le due cittadine. La religione può essere una forza illusoria, se non, addirittura, una spinta alla divisione ed un sostegno ideologico per patriarcato, dittature, guerre e massacri, ma può essere anche una forza che connette le persone, che le fa sentire più vicine o meno lontane. Il rapporto tra le migrazioni dell'800 e del '900 dal Vallo di Diano e dal Cilento e la religione ha avuto questo secondo carattere, quello di aiutare a superare le distanze spaziali e ad alimentare il sentimento di comune appartenenza. Questo rapporto ha contribuito a conservare i legami familiari e le amicizie, favorendo la costruzione di migrazioni che oggi si definirebbero transnazionali, cioè capaci di combinare insieme luoghi di partenza e luoghi di arrivo, nel tentativo di ridurre le sofferenze esistenziali e le difficoltà materiali sempre collegate alle migrazioni, all'esercizio difficile del diritto di fuga da condizioni sociali o politiche considerate insopportabili.

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