«I Monty Python i nostri maestri»

I The Jackal oggi all’Università di Salerno

di STEFANO PIGNATARO

C’è t. anta cultura, seria preparazione e voglia di esperienze nuove nella carriera giovane, ma già brillante dei The Jackal. I celebri videomakers saranno ospiti oggi all'Università degli studi di Salerno per il progetto YouMov(i)e Unisa (coordinatori scientifici Alfonso Amendola, Luca Lanzetta e Cristina Pastore), un progetto fortemente voluto anche dal rettore Tommasetti.

YouMov(i)e è il racconto collettivo per immagini e filmati che chiunque ha potuto mandare, della sua giornata all’Università di Salerno, per dimostrare che l'Università è il posto ideale per studiare, lavorare e relazionarsi.

I videomaker The Jackal (i registi Francesco Ebbasta e Giuseppe Tuccillo e gli attori Ciro Priello, Simone Ruzzo e Roberta Riccio) arrivati al successo grazie al loro talento e grazie al web, hanno aperto lunedì sera, con un loro video molto apprezzato da pubblico e critica, la sessantesima edizione dei David di Donatello, video che ha visto la partecipazione di icone del cinema e dello spettacolo, da Paolo Sorrentino a Michele Placido. Noti al grande pubblico per la fortunata serie della parodia di “Gomorra”, i The Jackal, ed il loro regista Francesco Ebbasta, sono convinti che per avere successo nel “mare magnum” della rete, occorre avere tanta preparazione di fondo ed una gran voglia di raccontare storie, immagini, situazioni. Francesco Ebbasta, con che intento vi raccontate e producete i vostri video? Il fine è solo satirico e comico, o c’è anche un filone politico e sociale che voi cercate di perseguire?

La domanda è molto interessante perché i nostri obbiettivi sono sempre molto alti e i nostri orizzonti molto ampi. Le nostre idee partono da una gran voglia di raccontare le cose che ci stanno intorno, le varie problematiche sociali e i problemi che ci attanagliano nella nostra vita quotidiana. Ma è molto importante il fine che maggiormente ci poniamo: divertirci e far divertire. Proviamo a fare ciò adoperando più stili ed inseguendo generi diversi. Con il tempo, abbiamo scoperto tantissimi nuovi stili tra di loro molto differenti, anche perché veniamo da una città, Napoli, ricchissima di tradizione e soggetta a rapidissimi mutamenti, sociali ed antropologici.

Voi attingete dalla illustre tradizione italiana, dal cinema e dal teatro. Avete illustri predecessori che si sono inventati nuovi stili ed hanno avuto successo, pensiamo a Kubrick o Rosi, che ha inventato, insieme ad altri, il cinema d'inchiesta. Quali sono, invece, i vostri modelli?

In particolare non ho nessun modello, ma personalmente attingo a diverse fonti d'ispirazione. Ad esempio i Monty Python, con tutti i loro film di feroce satira sociale, tra cui il Senso della vita. Mi interessa studiare anche la commedia all'italiana.

E' possibile oggi un approccio diretto al mondo del cinema e della comunicazione attraverso la rete. Questo sistema comporta dei rischi. Cosa ritiene ci sia di giusto e cosa invece pensa che vada corretto nella comunicazione digitale?

Ritengo che non si tratta di porre dei limiti per stabilire chi sia bravo e chi sia meno bravo. Il mondo della rete, e questo è un dato che ha fatto maggiormente discutere sociologi e studiosi, è un mezzo democratico. Si tratta di diffondere sempre più cose interessanti e stimolanti in una fitta rete di conoscenza; stimolare l'interesse dello spettatore, del regista, anche del divo che magari non si era mai posto delle domande. Ne abbiamo avuta una conferma adesso che con il nostro video abbiamo aperto lunedì sera la sessantesima cerimonia di premiazione dei David Di Donatello.

In che senso?

Abbiamo avuto nel nostro video ospiti d'eccezione come Sorrentino, Michele Placido e molti altri, per niente dispiaciuti di affrontare un nuovo stile. Mi è capitato di notare che molti divi dello spettacolo, messi davanti al web, hanno manifestato lati del carattere che nessuno prima, forse neanche loro, sospettavano di avere. Il fattore più interessante e piacevole che nella nostra esperienza stiamo notando è che da parte dei mostri sacri non c'è assolutamente chiusura mentale o presunzione. Con grande umiltà si mettono a disposizione di nuovi esperimenti.

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