GIORNATA DELLA MEMORIA

«I giovani sono i nuovi testimoni della Shoah»

Eduardo Scotti nelle scuole racconta l’olocausto ai ragazzi: «Vogliono sapere perché temono possa accadere ancora»

«Gli studenti saranno i nuovi testimoni. A loro è affidata la memoria». Lavora da decenni nelle scuole, il giornalista salernitano Eduardo Scotti, per creare un legame tra le vittime e i superstiti dell’olocausto e le generazioni future. Attraverso gli incontri dedicati alla Shoah prova a piantare nei più giovani i semi legati ai principi di uguaglianza, di libertà, tolleranza e del rispetto delle diversità. Ed è certo che i giovani sapranno raccontare e ribellarsi alla pagina più buia della storia e mantenere accesa la memoria.

Porta nelle scuole le storie e la storia della Shoah. In trent’anni è cambiata la percezione da parte degli studenti?

Molto è cambiato sulla percezione della Shoah ma riguarda gli adulti più che i ragazzi. I primi anni trovavo nelle scuole insensibilità, indifferenza rispetto a questi temi e spesso poca preparazione. L’esercizio della rimozione, da parte della scuola pubblica in Italia, è stato profondo. I più sensibili erano gli studenti. Fin dai primi anni hanno colto il valore di queste tematiche, le sentivano vicine, molto più degli adulti. Di anno in anno l’interesse è cresciuto e con esso il numero degli studenti e delle scuole che hanno inteso aderire a questi incontri, dappertutto. Con il primo decennio del 2000, con i viaggi didattici nei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, il film di Spielberg, “Schindler’s List”, è cambiato tutto. Ci si è resi conto che senza la memoria si è condannati a ripetere gli errori del passato.

Incontri mirati per riflettere. Cosa dice ai ragazzi?

Dico ai giovani cos’è stata la Shoah, la sopraffazione dell’individuo sull’individuo, il momento più buio dell’umanità. La guerra, l’intolleranza, il girarsi dall’altra parte, pensare ai fatti propri, non essere solidale: è questo che genera la Shoah, contro la quale dobbiamo far prevalere la fratellanza, l’accoglienza, l’umanità.

Eduardo, perché lo fa?

Per me era fondamentale portare avanti il concetto della memoria, come scudo culturale di quel buio, perché è il buio che produce i mostri, la distruzione. Come giornalista e come uomo è alla base della mia cultura fa prevalere la democrazia, che è tolleranza e solidarietà tra le persone.

Sente dal vivo le impressioni e le emozioni dei ragazzi...

Ti spiazza il racconto che fanno dei loro parenti. Molti ragazzi raccontano le esperienze vissute dai loro bisnonni nei periodi della guerra. Emergono quelle vicende che raccontiamo legate alla Shoah, la deportazione, il pestaggio; sono vicende che un parente o conoscente ha vissuto e gli ha raccontato.

La senatrice a vita Liliana Segre ha detto che in Italia la Shoah verrà dimenticata. Lei invece mi sembra più ottimista, è così?

Sono molto più ottimista dopo l’esperienza di quest’anno con le scuole. La risposta è stata entusiasta e interessata da parte di tutti i ragazzi, molto più degli anni scorsi. Da quando è iniziato il progetto sulla memoria, da parte mia e delle migliaia di persone che in Italia vanno nelle scuole e nelle università a raccontare i temi della Shoah, ha fatto breccia. Ai ragazzi preoccupa l’indifferenza e il cinismo che riscontrano negli adulti. Hanno paura della guerra in Ucraina, in Medio-Oriente. Il ricorso alla memoria diventa fondamentale. La Shoah è avvenuta, potrebbe accadere di nuovo.

Come si svolgono gli incontri?

Variano di scuola in scuola. Sono dei veri e propri one man show , durante i quali gli studenti ricostruiscono con la recitazione le situazioni che hanno rappresentato la Shoah. Tutto in relazione al cinema, alla musica, al teatro. In passato ho portato nelle scuole di Salerno le testimonianze delle sorelle Bucci, di Shlomo Venezia, per citarne alcuni. Saranno gli studenti ora i nuovi testimoni.

Marianna Vallone