Guadalupe Grande nel portico-giardino di Casa della Poesia (foto di Salvatore Marrazzo)

IL RICORDO

Guadalupe Grande, la poetessa “del giusto” che amava Salerno

È morta a 55 anni l’intellettuale spagnola autrice del celebre “El libro de Lilith”

«Non possiamo sapere come sarebbe il mondo senza la poesia, sicuramente molto, molto peggio. Da anni seguo le attività che Raffaella Marzano e Sergio Iagulli incoraggiano dalla Casa della Poesia, e ho sempre osservato che svolgono attività di immenso rigore e altezza poetica, e, cosa più importante, che le svolgono incoraggiate da un progetto comune: i festival di poesia in varie città europee e italiane, le traduzioni, l’archivio di suoni e immagini e ora l’apertura della Casa del Poeta, costituiscono un progetto unico ed essenziale per la diffusione e il dialogo tra le diverse tradizioni poetiche». Così scriveva la celebre poetessa spagnola Guadalupe Grande - scomparsa prematuramente domenica all’età di 55 anni - sull’attività portata avanti non senza sacrifici da Casa della Poesia.

La stessa letterata - figlia di due poeti: suo padre era Félix Grande (1937 - 2014), sua madre Francisca Aguirre (1930 - 2019) - amava Salerno e il suo circondario tanto da essere stata ospite una prima volta di Casa della Poesia a giugno del 2008 era poi tornata tre anni più tardi insieme alla mamma, prima della sua ultima visita salernitana datata 2015 perché protagonista de “La poesia resistente” a Baronissi: «Da un atteggiamento critico, rigoroso e plurale, stanno svolgendo un’attività essenziale, tanto piena di coerenza quanto devozione alla poesia. Mi sento grata e fortunata che esista un posto del genere. Posso solo sperare che questo Parlamento riceva il sostegno necessario per continuare e aumentare il lavoro necessario», si legge ancora nell’inedito scritto rivolto all’attività di Casa della Poesia. Guadalupe Grande - conosciuta al grande pubblico per aver “stampato” una decina libri di poesia, tra i quali “El libro de Lilith”, con cui ha vinto il Premio Rafael Alberti nel 1995, “Renacimiento” (1996), “La llave de niebla” (2003), “Mapas de cera” (2006), “Hotel para erizos” (2010). Il suo libro “Fábula del murciélago” ha ricevuto una menzione al Premio Barcarola nel 1996, mentre i suoi poemi sono inseriti in diverse antologie spagnole e ispano-americane - amava Salerno e così la ricordano Marzano e Iagulli: «Per noi era una sorella, oltre che una poetessa e un’intellettuale di prima qualità. La ricordiamo in tante occasioni vissute insieme, a Napoli, Salerno, Baronissi, Sarajevo, in una bellissima serata a Cetara mangiando il “cuoppo fritto”, ma soprattutto abbiamo una bella immagine nella mente: Guadalupe serena, mentre asciuga i suoi capelli al sole nel cortile-giardino di Casa della poesia».

Immagini che restano impresse e che non verranno mai cancellate così come le parole di Guadalupe sul produrre versi: «Penso che scrivere poesia sia forse una sconfitta necessaria. Penso alla parola sconfitta e la abbraccio come il naufrago abbraccia l’ultima onda. Penso alla parola naufragio. Scrivo la parola naufragio e vedo le strade di una città, le persone che vanno e vengono, come onde, il movimento confuso delle cose e degli esseri: forse i resti di un viaggio transoceanico che non abbiamo mai saputo dove portava e che è arrivato a questo punto, alla parola naufragio, alla parola sconfitta. Scrivo la parola sconfitta e penso al significato della parola: nel senso di abbracciare l’ultima onda, di abbracciare le braci, il ricordo che balbetta al centro di ogni parola, la cenere da cui la memoria brucia negli occhi, il buco oceanico e cinereo attraverso cui cadono le parole e che sento essere l’unico snodo possibile. Vedere, guardare, parlare. Penso alle parole, alle loro braci, alle loro ceneri, al loro suono, alla loro musica di significato. Penso alla poesia come alle parole di un naufrago. Penso a ogni poesia come alle ultime parole di questo naufragio, a questa necessaria sconfitta. Non so se mi sto avvicinando a quello che penso», amava ripetere di sè Guadalupe», concludeva.