personale alla pinacoteca

Gli scatti di Caggiano dipingono con la luce quattro secoli di storia

Tra la vite e la vita di Antonio Caggiano c’è sempre stata la luce. Benedetta nella terra generosa del Taurasi, calice rosso tra i più celebrati nel mondo, dove il “professore del vino” ha costruito...

Tra la vite e la vita di Antonio Caggiano c’è sempre stata la luce. Benedetta nella terra generosa del Taurasi, calice rosso tra i più celebrati nel mondo, dove il “professore del vino” ha costruito la sua saggezza. L’immagine del padre curvo al tramonto lo accompagnò negli anni della sua giovinezza quando le colline irpine erano fertili di uve e sogni.

Il giovane Antonio, senza trascurare l’eredità paterna, se ne andò in giro per il pianeta inaugurando la sua grande avventura in bilico tra la passione per la fotografia e l’amore per la vigna. La saggezza si è arricchita con l’esperienza del reporter che ha attraversato quattro continenti e viaggiato dal Brasile agli Stati Uniti, dal Polo Nord al Sahara. Partiva dall'antico borgo di Taurasi per trarre da ogni viaggio ispirazione per un vino nuovo. Finì per chiamare due dei suoi bianchi Bèchar, come il deserto algerino e Devon, come una delle isole della Regina Elisabetta, a sud della Groenlandia. Ha regalato uno scatto alle sue emozioni e viaggiato con naturalezza sul doppio binario artistico, tra bottiglie di vino e istantanee irripetibili.

Oggi Caggiano ha quasi 80 anni e una cantina che protegge con una luce buia e antica una delle migliori produzioni di vino italiano. E una ricca collezione di scatti d’autore. A Salerno qualche anno fa ha provato a “dipingere con la luce” e il risultato è stato sorprendente. Fasci di energia magnetica che somigliano a tele dipinte da mani esperte. Eppure non sono quadri. Ma effetti di luce curiosi, inediti, a tratti sofisticati. Così miracolosi che qualcuno ha provato a provocare l’autore: saranno mica foto shop? Ricevendo uno sbuffo, quasi offeso: «È la magia dello scatto, non sarei nemmeno capace di ritoccare le immagini al computer». Per la mostra “Dipingere con la luce” il reporter innamorato della vigna ha selezionato numerosi scatti che saranno esposti nella seicentesca Pinacoteca Provinciale di Salerno fino all’8 gennaio, dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19.30. L'inaugurazione oggi alle ore 18 (e fino alle 21) con un drink in cui Caggiano servirà uno dei suoi eccellenti vini. Quaranta opere per liberare la luce dentro quattro secoli di storia.

La mostra ha avuto il patrocinio della Provincia di Salerno, è curata dal giornalista del Gruppo Espresso Ferruccio Fabrizio con la realizzazione editoriale e grafica a cura di Tiziana Morgese e Ernesto Manzolillo, catalogo stampato da Cgm Industria Litografica di Ogliastro Cilento (Salerno).

Non solo Salerno, tra le istantanee esposte anche qualcuna realizzata all'estero: New York, Portorico, San Pietroburgo. Così il “professore del vino”, come lo chiamano gli enologi per la sua arte di produrre con semplici principi, si sta conquistando un secondo battesimo: maestro di luce.

Il suo ingegno del resto ha radici lontane. Caggiano ha inventato il Fiagre, vino nato dalle nozze tra Fiano e Greco di Tufo. La Fondazione Bibenda Italiana Sommelier gli ha conferito nel 2015 l’oscar del vino per il Taurasi Vigna Macchia dei Goti Docg 2010 come miglior Rosso d’Italia. Quel nettare color rubino che il compianto Luigi Veronelli, il più grande giornalista enogastronomico italiano, aveva giù battezzato come il “vino del cuore”. Non a caso. La vita di Caggiano è stata generosa. Nel 1980 è stato capo delle squadre di soccorso dei terremotati dell'Irpinia nei comuni di Sant'Angelo dei Lombardi, San Mango sul Calore e Lioni.