IL FESTIVAL

Giovanni Positano da Vallo a Sanremo: «Storia d’amore lunga 25 anni»

Kermesse senza pubblico per il Covid: «Non posso nascondere la tristezza»

Seguire il Festival di Sanremo dal divano. «Che sarà mai!», esclamerebbe la maggior parte degli italiani. Un colpo al cuore, invece, per chi, come Giovanni Positano, è abituato a viverla in prima persona questa esperienza, da oltre 25 anni, senza farsela raccontare attraverso lo schermo del tubo catodico. Non attraverserà il tappeto rosso del Teatro Ariston, non incontrerà gli amici liguri, non vedrà recapitarsi a casa il pacco della boutique di Napoli che ogni anno lo sceglie come testimonial dei suoi capi d’abbigliamento. Insomma, a causa della pandemia, quest’anno, l’organizzazione del Festival, su indicazione degli esperti, ha dovuto rinunciare alla sua anima, alla parte più calda dell’evento, al pubblico. Poltrone deserte in platea e affezionati frequentatori in salotto.

Uno di questi è Giovanni, ristoratore di Vallo della Lucania. «Non posso nascondere la tristezza anche se avevo già deciso di non muovermi da Vallo quest’anno, al di là delle decisioni prese dall’organizzazione. - dice - Sono stato per la prima volta a Sanremo nel 1995 quando Migliacci ha presentato Adriana Ruocco». Da quell’anno Giovanni non è mai mancato a Sanremo. Talvolta accompagnato dalla moglie, negli ultimi anni affiancato dalla figlia, Rosa.

«L’atmosfera che si respira in Liguria nei giorni del Festival è pazzesca, difficile descriverla. - rivela - Sanremo non è solo la sera al teatro ma è il Casinò, i ristoranti pieni di turisti che si mischiano ai volti noti dello spettacolo e dello sport. Sanremo è l’attesa, è divertimento, è vedere le vetrine di tutti i negozi che ripropongono scenografie delle edizioni passate». Gli album di Giovanni sono pieni zeppi di fotografie. I ricordi si sovrappongono agli aneddoti. «Il rapporto più forte che ho instaurato è con Gianni Morandi, avevamo un amico in comune che adesso non c’è più - racconta - è venuto anche a cena da noi e ci sentiamo spesso per gli auguri di Natale. Ma poi ricordo quando al Casinò ero seduto nello stesso tavolo di Francesco Totti, quell’anno la moglie presentò il Festival. Un’altra volta, invece, senza farlo apposta colpìì con il mio cappotto Lucio Dalla. Eravamo dinanzi al guardaroba del teatro. Io, mortificato, mi scusai con il maestro. Lui disse “non ti preoccupare” e ci mettemmo a parlare».

Giovanni seguirà il festival da casa: «Sarà un’edizione per me assai diversa, chissà cosa proverò nel vedere le poltrone vuote, l’ingresso del teatro senza fotografi e giornalisti. Non nascondo la malinconia ma è logico che sia giusto così. Lo guarderò pensando già al 2022 quando, tutti vaccinati, potremmo di nuovo vivere quella settimana di spensieratezza e nuove amicizie». E prima di salutare Giovanni lancia un messaggio: «Buon Festival a tutti, sono sicuro che nonostante tutto, non deluderà».