LA STORIA

Gerhard Rohlfs, l’archeologo della parola che amò il Cilento

Il glottologo tedesco studiò i dialetti del Mezzogiorno salvandoli dall’oblio

Sono trascorsi poco più di trentacinque anni dal giorno in cui a Tubinga, straordinaria e colta città della Germania, concludeva la sua lunga e laboriosa esistenza terrena Gerhard Rohlfs, l’illustre studioso che più di ogni altro amò i dialetti del profondo Sud dell’Italia, salvandoli dall’indifferenza e dall’oblio. Era il 12 settembre 1986 e in tutto il mondo si parlò della scomparsa del grande “maestro di grecanico” che dal 1921 non aveva mai smesso di interessarsi del glorioso passato delle estreme regioni del nostro Meridione. Un’attività appassionata e fervida; tante opere di grande mole e rilievo che sono state, in alcune loro tesi fondamentali, incentivo e stimolo, specialmente da parte italiana, per accese e feconde discussioni. Figura “mitica” di studioso che «dedicò gran parte della sua vita a ricercare, analizzare e codificare i tesori dei nostri dialetti», tra i più insigni maestri di filologia, Rohlfs fu esploratore attento e meticoloso delle colonie greche e ricercatore tanto appassionato da porsi tra i più prestigiosi cultori di linguistica del nostro tempo. La sua produzione, di altissima dignità scientifica e di eccezionale profondità e rigore, ha contribuito, in modo notevole, al diffondersi degli studi italiani nel mondo.

Nato a Berlino il 14 luglio 1892, conseguì, giovanissimo, la libera docenza in filologia romanza per insegnare prima a Tubinga e poi a Monaco. Fu dottore “honoris causa” ad Atene, Palermo e Torino. Restano celebri i suoi dizionari (dialettale, toponomastico e onomastico) sulla Calabria, anche se la sua opera più importante rimane “Scavi linguistici in Magna Graecia”. Definito “archeologo delle parole”, dopo anni di viaggi e pazienti ricerche condotte dal 1921 al 1983, Rohlfs formulò una sua personalissima tesi secondo la quale «il grecismo meridionale, lungi dall’essere una filiazione del greco bizantino, deve connettersi direttamente alla tradizione della Magna Grecia». Fu pioniere della ricerca dialettologica in Basilicata, dove, per primo, individuò il galloitalico, ceppo linguistico proveniente dall’Italia Nord-Occidentale e comune ad alcune parlate del potentino, dell’entroterra del Golfo di Policastro, di alcune zone della Sicilia e nel Cilento, dove si conserva e si trasmette con la massima autenticità. Era solito viaggiare nella terza classe dei treni che attraversavano le regioni del nostro Sud, con il chiaro scopo di incontrare e sentir parlare i contadini durante i loro brevi spostamenti. Verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso Rohls si fermò per un’intera estate nel basso Cilento, percorrendo i paesi collinari e pedemontani dell’interno e le luminose marine del Golfo di Policastro.

Ho il privilegio di poter raccontare, per esserne stato involontario protagonista, un episodio di quella lontana visita dell’illustre studioso. Una splendida mattina di luglio del 1958, a Scario, incantevole borgo marinaro ancora lontano dalle fortune turistiche dei decenni successivi, scese dalla corriera un anziano signore, alto, robusto, con grossi occhiali da miope, sandali, pantaloni corti con bretelle, camicia e una borsa di pelle a tracolla. Io, ragazzino undicenne, distante solo pochi passi dalla fermata dell’autotbus, fui il primo, emozionato interlocutore del nuovo arrivato. Mi chiese, con fare garbato, come chiamavamo, nel nostro dialetto locale, il gatto, la gallina, la barca, la pentola e la padella. Risposi subito, seppur imbarazzato e incuriosito, e lui annotò immediatamente i termini dialettali su un voluminoso quaderno dalla copertina blu. Poi mi ringraziò mettendomi una mano sulla testa e proseguì il suo giro per il paese. Solo dopo molti anni, ovviamente, mi resi conto di aver conosciuto Gerhard Rohlfs. Il grande filologo ebbe riconoscimenti e affiliazioni. Nel 1974 una giuria designata dal professore Alessandro Faedo, rettore dell’Università di Pisa, gli assegnò il Premio “Forte dei Marmi” per la sezione Storia della Lingua Italiana. Fu socio straniero dell’Accademia della Crusca dal 1955 e dell’Accademia nazionale dei Lincei dal 1972.

Il 14 luglio del 2002, in occasione dei centodieci anni dalla sua nascita, il Comune di Badolato intitolò allo studioso la piazza antistante le scuole elementari. In Calabria Gerhard Rohlfs ricevette la cittadinanza onoraria dei Comuni di Bova (1966), Candidoni (1979), Tropea e Cosenza (1981) e gli fu conferita, il 13 aprile 1981, la laurea honoris causa in Lettere dall’Università della Calabria. In suo onore la città di Bova allestì, dall’ottobre 2012 una mostra multimediale dal titolo Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs, a cura di Antonio Panzarella. La mostra è visitabile presso Palazzo Tuscano, Centro visita del Parco Nazionale dell’Aspromonte, ed espone le fotografie scattate proprio dal filologo tedesco che, a partire dagli anni Venti, si è recato più volte sul luogo per effettuare delle ricerche sul dialetto greco-calabrese. Il 21 maggio 2016 è stato inaugurato, sempre a Bova, il Museo della Lingua Greco-Calabra, che è intitolato proprio al grande glottologo tedesco.