L'INTERVISTA

Gabriele Romagnoli: «I dilemmi morali? Seducono e affascinano»

Stasera a Salerno Letteratura presenta “Cosa faresti se”

SALERNO - Il giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli, nell’ambito della sezione “L’Italia Narrata”, sarà protagonista questa sera (19.45) del Festival “Salerno Letteratura”. A Largo Barbuti parlerà del romanzo, da poco pubblicato, dal titolo “Cosa faresti se” (Feltrinelli).

Romagnoli, da dove nasce l’idea di questo libro?
Nasce dalla grande attrazione per i dilemmi morali. Mi hanno sempre affascinato. Mi interessa capire perché una persona, messa davanti a un bivio, prende una decisione anziché un’altra. Capire cosa spinge alla scelta quando ci si trova davanti a una situazione estrema e la serie di eventi che derivano e vengono influenzati da quella scelta. La più famosa è forse quella di Sophie.

C’è stata un’occasione in cui ha dovuto fare una scelta difficile?
Secondo me capita a tutti, quasi tutti i giorni, di fare delle scelte difficili, specie quando dobbiamo scegliere per qualcun altro. Credo che la cosa più terribile sia quando i genitori devono scegliere per i figli o viceversa, quando i figli devono scegliere per i genitori, ad esempio, le cure. Non si avrà mai la controprova se quella che si è fatta sia stata la scelta giusta o sbagliata perché le cose poi finiscono.

Un po’ la vicenda di due dei protagonisti del libro. I personaggi del libro sono legati da un sottile filo, come nella teoria dei sei gradi di separazione...
Capita negli incontri casuali e mi viene in mente un episodio di qualche anno fa. Ero nel bar della stazione centrale di New York. A un certo punto, la persona seduta accanto a me ha iniziato a parlarmi. Gli ho raccontato di aver vissuto a Beirut e lui mi ha detto che, allora, non potevo non aver conosciuto il grande amore della sua vita: una giornalista, Marie Colvin, che era stata uccisa. In effetti, avevo incontrato questa giornalista durante uno dei miei servizi e dunque ho sperimentato una cosa abbastanza improbabile, incontrando un uomo che era lì per andare nel cuore degli Usa, in New Jersey, il cui amore di una vita era proprio quella giornalista che anche io avevo incrociato.

C’è un personaggio pubblico a cui rivolgerebbe la domanda “cosa faresti se”?
Ci penso continuamente. Personaggi che hanno tutti una grande responsabilità. Ragionando per estremi, a Papa Francesco chiederei se davvero vorrebbe vivere una lunga agonia o se invece vorrebbe, come tanti, interrompere prima la sua sofferenza.

E lei invece, cosa farebbe se le dessero la possibilità di esaudire un desiderio?
Mi accontenterei di poter riprendere a viaggiare come facevo prima e poter realizzare uno degli scopi che mi sono prefissato in questa esistenza: vedere 100 paesi. Sono arrivato ad 85 e i 15 che mi restano da visitare non sono certo i più semplici.

Da quale Paese inizierebbe per concludere il suo giro del mondo?
La prima tappa sarebbe New York, di nuovo ma poi, un po’ per chiudere un cerchio, un po’ per spirito cronistico, andrei in Bielorussa, dove stanno accadendo delle cose importanti.

Tornando al suo romanzo, c’è uno dei protagonisti al quale è maggiormente legato?
Ce n’è uno, nettamente, quello con cui potrei persino pensare di passare un po’ di tempo. È il commissario Valente, un personaggio particolare, che non vuole nessuno al suo funerale e che ha la foto del presidente sbagliato. Vorrei saperne di più su di lui, sul perché ha deciso di fare il suo lavoro di poliziotto e finalmente capire come si chiama, perché non lo so! Ha un cognome che potrebbe essere anche un nome e ancora non so come si chiama realmente. Quindi penso di scrivere una serie di gialli per scoprire qualcosa di più su di lui.

È la prima volta che viene a Salerno?
No. Sono venuto almeno in un’altra occasione, ahimè non felice, i funerali di un giocatore, Andrea Fortunato. Ero in un albergo sul lungomare e dopo un triste pomeriggio ho il ricordo di una piacevole passeggiata vicino al mare.

Valentina Tafuri