CARTA GIALLA

Fresa e la cometa dei Magi

Lo scienziato salernitano dimostrò l’esistenza dell’astro che indicò la nascita di Gesù

Nelle tradizioni religiose e nei libri sacri dei popoli di questa terra, la nascita di uomini “speciali”, che operarono prodigi e perciò destinati a restare, è sempre preannunciata da fenomeni celesti straordinari. Così è per Budda, per Krishna nei testi sacri d’Oriente; così è per Mosè, per Abramo nel Vecchio Testamento. L’apparizione della stella che preannunciava la nascita di Gesù ai tre Magi d’Oriente si trova solo nel Vangelo di Matteo (2,1-12): «Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”». L’astro che poi li guidò da Gerusalemme a Betlemme diventa una stella cometa - per la prima volta nell’immaginario degli artisti e dei fedeli - nella Cappella degli Scrovegni di Padova, nell’affresco “l’adorazione dei Magi” dipinto da Giotto, il quale aveva assistito al passaggio spettacolare nel 1301 della cometa di Halley. Da allora in poi, in ogni dipinto e in ogni presepe, una stella con la coda luminosa è ferma sulla grotta della Natività, nella fredda notte di Betlemme. Come spesso accade per le questioni di fede, impropriamente dibattute sul piano scientifico, anche in questo caso si è tentato, da esegeti biblisti da una parte e da atei scettici dall’altra, di suffragare o di smentire, su basi astronomiche, quel passo del Vangelo di Matteo, dove si parla dell’astro apparso nei cieli di Palestina. Tra i tanti articoli e saggi che dibattono l’argomento scegliamo quello dell’astronomo nocerino Alfonso Fresa (1901- 1985), nota figura di scienziato a lungo vissuto a Salerno, di cui già dicemmo su “la Città” del 1 agosto 2016, il quale pubblicò su “Coelum” (1955, XXIII, 2), la rivista fondata da Guido Horn d’Arturo nel 1931 e durata fino al 1986, il suo saggio “La stella di Bethlehem e la cometa Finsler (1924c)”, ripubblicato nel 1965 nel I volume della Collezione Miscellanea dell’Osservatorio di Capodimonte. Alfonso Fresa, in una intervista del 1983, pubblicata su “Sprint”, il giornalino parrocchiale di Pucciano, frazione di Nocera Superiore e suo luogo di nascita, alla domanda «Come le è nata la passione per l’astronomia?», rievoca un episodio dell’infanzia trascorsa a Salerno: «L’inconscio preludio della mia carriera di astronomo fu la visione della famosa cometa di Halley, che passò al perielio il 19 aprile del 1910. Avevo appena nove anni; mio padre mi condusse sul terrazzo e mi mostrò l’astro a ponente, verso il monte San Liberatore (eravamo a Salerno). Abituato alla visione coreografica di una stella a parecchie punte con una coda serpeggiante sulla grotta di Betlemme, non riuscivo a vedere l’astro nel cielo in quella forma siffatta e resi partecipe mio padre della mia disillusione. Egli fu contento dell’obiezione e mi additò una fascia luminosa (coda della cometa), la cui visione è rimasta impressa nella mia mente, tanto che mi auguro di rivederla nel prossimo passaggio al perielio, il 9 febbraio 1986, dopo che si sarà verificato il massimo avvicinamento alla Terra». Nella stessa intervista così egli compendia il contenuto del suo vecchio scritto sulla cometa di Betlemme: «L’argomento più affascinante e di generale interesse nel campo cometario è legato alla “stella dei Magi”. Partendo dall’ipotesi che la data di nascita di Gesù sia compresa nel biennio precedente la morte di Erode (750 di Roma), presi in esame la cometa apparsa nel 749 a.C. Dal suggestivo confronto degli elementi orbitali della cometa Finsler con quelle della cometa (con essa identificata) apparsa nel 770 dell’era volgare, risulta che il periodo più probabile è di 385 anni. Considerando, dunque, le tre apparizione come appartenenti alla stessa cometa, con gli elementi orbitali della Finsler e con l’epoca del passaggio della cometa al perielio, nel 5 a.C. si trova che lo spostamento in cielo della cometa non è in contraddizione con quello della stella dei Magi, riportata nel Vangelo di Matteo. In quanto al 25 dicembre, bisogna tener conto che questa data è associata alla più antica festa dell’umanità: essa è legata al solstizio invernale che fissa la rinascita del dì (dies natalis), l’inizio delle giornate più lunghe». Ora che abbiamo per le mani lo scritto di Fresa vogliamo qui ribadire che un articolo di fede non necessita di dimostrazioni o di concordanze storiche, e cercare nella scienza la conferma del dogma è un esercizio ozioso, se non dannoso: il fatto di sapere che ci sia una sostanziale concordanza tra le parole del Vangelo di Matteo e i fenomeni celesti analizzati da un astronomo non aggiunge nulla alla bellezza del Natale cristiano. Allora lo scritto di Fresa di cui parliamo va inteso principalmente come un dibattito, interno alla disciplina astronomica, sulle teorie e le ipotesi affacciate da diversi autori sui transiti di comete nei primi anni dell’Era Volgare. Il lavoro di Fresa, corredato da grafici e tabelle di raffronto delle apparizioni di comete tra gli anni di Roma 748 e 754, corrispondenti rispettivamente agli anni 6 a. C. e il 1 d. C. (pag. 6), mira a confutare le teorie di altri astronomi suoi contemporanei, tra i quali Giovan Battista Alfano e Domenico Argentieri: quest’ultimo aveva sostenuto, nel suo scritto “Quando visse Gesù Cristo” (Milano, 1945), che la stella dei Magi fosse la cometa di Halley, ma Fresa dimostra con le sue osservazioni e rilievi scientifici sui parametri orbitali che il transito che meglio si attaglia al racconto evangelico è quello della cometa Finsler. Però, con la modestia che è propria del vero uomo di scienza, così conclude: «Si è potuto ricostruire il cammino apparente (sulla volta celeste) della stella dei Magi, in buon accordo col Vangelo di Matteo. Solamente in avvenire, con nuovi ritorni di comete, sarà possibile estendere la teoria (come fu fatto per la cometa di Halley) a comete di periodo lungo e dire una parola definitiva su quella dei Magi» (pag. 12). Alfonso Fresa non ebbe il piacere di assistere al passaggio della cometa di Halley, al suo massimo avvicinamento alla terra il 9 febbraio 1986, perché morì l’anno prima. Lo abbiamo ricordato questo Natale, e poiché la cometa - Halley o Finsler poco importa - è l’astro che meglio si addice alla nascita del Salvatore, siamo grati a lui e a Giotto di Bondone, che per primo la dipinse.