IL BESTSELLER

Foenkinos: «L’arte è la salvezza dell’anima»

Lo scrittore francese ha presentato a Salerno la sua ultima fatica letteraria: Antoine è aiutato dai quadri, io invece dai libri

“Verso la bellezza”, lo scrittore francese David Foenkinos l’ha portata a Salerno per condividerla con tutti i suoi lettori. E così Palazzo Fruscione, nell’ambito della settima edizione di Salerno Letteratura Festival, è stato preso letteralmente d’assalto dai salernitani incuriositi dallo scoprire da vicino il nuovo bestseller edito da Solferino. «Non si può generalizzare, - ha spiegato Foenkinos - sul fatto che l’arte conduce davvero alla salvezza dell’anima, per qualcuno ha senza dubbio, una funzione catartica, ma sicuramente l’arte può fare del bene ». Un preambolo a quello che ha scritto nel suo libro in cui ci imbattiamo negli interrogativi del perché Antoine Duris, stimato professore di storia dell’arte a Lione ed esperto di Modigliani, si è licenziato dall’oggi al domani, ha chiuso ogni contatto con il mondo e si è candidato come guardiano di sala al Musée d’Orsay. E sul cosa nasconde la sua ostinata reticenza.

Sono tute domande che ritroviamo nell’opera “Verso la bellezza” e a cui cerca di dare una risposta Mathilde Mattel, la responsabile delle risorse umane che, tra qualche perplessità, lo ha assunto. Nessuno sembra riuscire nemmeno a intuire che cosa si celi in questo strano personaggio, che contempla per ore il ritratto di Jeanne Hébuterne, la musa di Modigliani dal tragico destino. Nel suo silenzio si annida un segreto terribile, e il volto di una giovane donna, Camille. Per ritornare alla vita dopo averne esplorato gli abissi, Antoine non ha trovato che un rimedio: percorrere la strada lunga e accidentata che conduce alla bellezza. È lì la sua unica possibilità di salvarsi. Un romanzo che dimostra infatti, o tenta di trasmettere, il messaggio che si può trarre consolazione nei luoghi dediti e contenitori di meraviglia, intrisi di bellezza e fascino, come lo sono i musei. Nel caso specifico di “Verso la bellezza”, il museo in questione è quello d’Orsay di Parigi, dove il personaggio principale, vi trascorre molto tempo dopo aver vissuto un dramma. Osservando le opere d’arte, i quadri esposti, e soprattutto di fronte a Modigliani, Antoine Duris, grande conoscitore del pittore italiano, che da uomo colto e professore emerito dell’accademia di belle arti si ritrova invece a lavorare come guardasala al museo, prova a cicatrizzare le ferite della sua anima sofferente.

La vita di Modigliani si concatena alla sua, avviene una trasposizione, durante la quale, Joanne Hebuterne, la Musa ispiratrice di Modigliani, diventa una donna a lui vicina, una collega. «I quadri salvano la vita di Antoine, - ha sottolineato lo scrittore francese - mentre i libri hanno salvato la mia. Come il mio protagonista, anche io ho affrontato i miei demoni, sono guarito, trovando rifugio e consolazione nell’arte e nella lettura ». A proposito della sua ultima fatica letteraria che ha presentato a Salerno Foenkinos ha aggiunto: «Il mio libro è un’inchiesta, e mi servo dell’arte di Modigliani, pittore geniale, magico e malinconico, per sollevare le sorti di un uomo addolorato.

Chiunque - ha continuato lo scrittore - ha l’incessante bisogno di ritrovare la bellezza, che va alimentata e sostenuta, e in questo momento storico e politico così controverso, se i musei sono sempre pieni di visitatori, vuol dire che la gente trova conforto in questi luoghi magici dove il tempo si ferma e diventa benefico». Foenkinos, autore pluripre- miato che ha esordito come narratore nel 2001 pubblicando da quel momento diversi romanzi tra cui anche una bibliografia su John Lennon che è diventata subito cult e curando le trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi “La delicatezza” e “Il complicato mondo di Nathalie”, ha poi concluso: «Indubbiamente quando i drammi sono insostenibili, gli argomenti personali diventano inviolabili e necessitano di cure specifiche, ma l’idea che c’è una via d’uscita infonde speranza e serenità per un mondo migliore dove si possa vivere appieno la propria vita».

Maria Romana Del Mese