PASSEGGIATE NELLA STORIA

Flavio Gioia, l’oscuro inventore della bussola

La scoperta è attribuita al misterioso navigatore originario di Amalfi, ma molti mettono in dubbio anche la sua esistenza

Cuore antico e nobile della Divina Costiera, incastonata, come un’enorme conchiglia, tra roccia e mare, Amalfi vanta origini remote e storia gloriosa. Scalo marittimo di traffici e di scambi commerciali tra i più frequentati del Tirreno diventò, tra il IX e l’XI secolo, la prima e più potente delle Repubbliche Marinare, le cui navi, governate da equipaggi di straordinaria abilità e da leggendari capitani, percorrevano in lungo e in largo il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna, alle coste africane e ai favolosi porti dell’Asia Minore dove caricavano spezie, sete e prodotti esotici per poi immetterli sui mercati italiani ed europei. Che gli amalfitani siano stati tra i primi navigatori a usare con perizia la bussola magnetica, riuscendo anche a migliorarne e ad affinarne il funzionamento, è convinzione antica, costantemente testimoniata e ribadita nei numerosi testi di storia della marineria e della navigazione. A confermarlo, tra i tanti cronisti e studiosi, è l’umanista e storico forlivese Flavio Biondo, il quale, nella sua opera “Italia Illustrata” del 1453 diede notizia che la bussola era stata perfezionata dai navigatori amalfitani.

La bussola per uso nautico era nota in Cina sin dal quarto secolo dopo Cristo. Tra i primi a servirsene nel Mediterraneo furono proprio i marinai di Amalfi nel corso dei loro primi viaggi verso l’Egitto e la Siria, diffondendola notevolmente intorno al 1100-1200, quando i trasporti e i commerci iniziarono a moltiplicarsi e a intensificarsi anche sotto la spinta delle Crociate. Nel 1511, il filologo e poeta bolognese Giovanni Battista Pio, citando il Biondo in un suo scritto, ne riportò la notizia sugli amalfitani, scrivendo, in latino, “Amalphi in Campania veteris magnetis usus inventus a Flavio traditur”. La frase, che si presta a una duplice interpretazione, potrebbe essere tradotta: “Viene tramandato da Flavio che l’uso della bussola sia stato inventato ad Amalfi, in Campania” oppure “L’uso della bussola è stato inventato ad Amalfi, in Campania, da Flavio”.

Quest’ultima fu l’interpretazione formulata da Lilio Gregorio Giraldi - umanista ferrarese che trascorse alcuni anni a Napoli, amico di Pontano e di Sannazaro - che attribuisce l’invenzione della bussola a un certo Flavio di Amalfi. Al nome Flavio fu aggiunto poi “di Gioia” dallo storico napoletano Scipione Mazzella, convinto, non si sa perché, che Flavio di Amalfi fosse, in realtà, originario di Gioia del Colle in provincia di Bari. Col tempo, venuta meno la preposizione “di”, Gioia divenne il cognome di Flavio, personaggio che tutti abbiamo conosciuto a scuola dai libri di storia. L’esistenza di Flavio Gioia ha alimentato un lunghissimo dibattito tra autorevoli studiosi e ricercatori. La storica Chiara Frugoni (Pisa, 4 febbraio 1940 - 9 aprile 2022), specialista di studi sul Medioevo e sulla storia della Chiesa, in un suo pregevole e approfondito saggio dal titolo “Medioevo sul naso: occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali”, edito da Laterza nel 2004, ha dimostrato l’inesistenza di Flavio Gioia, mettendo la parola fine a ogni possibile dubbio. A condividere il lavoro e le deduzioni della compianta ricercatrice pisana è stato anche il noto accademico Alessandro Barbero, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare, il quale, ospite di una puntata della trasmissione televisiva di RaiUno “Superquark” (7 agosto 2008), condotta da Piero Angela, facendo riferimento allo studio della Frugoni, ne confermò le conclusioni.

La bussola è in realtà un’invenzione cinese, adottata poi dagli arabi e infine dagli amalfitani e dai veneziani che la diffusero nel resto d’Europa. Quasi sicuro, poi, è che Marco Polo, al suo ritorno dalla Cina nel 1295, abbia contribuito alla diffusione degli strumenti per la navigazione usati dai popoli che visitò. Ma Amalfi, con legittimo orgoglio, ha voluto continuare ad alimentare la leggenda dell’inventore della bussola. All’ingresso della stupenda piazza del Duomo della città da cui prende nome la “Costa Diva” campeggia un’imponente statua dedicata a Flavio Gioia, tra le più belle realizzate dall’insigne scultore Alfonso Balzico di Cava de’ Tirreni. Anche nella vicina Salerno, una delle principali piazze della città è intitolata a Flavio Gioia. Tutto ciò perché, anche se questo personaggio non è mai esistito, anche se la bussola non l’ha inventata lui, questo strumento così importante nella scoperta del mondo che viviamo è avvenuta, almeno in parte, per mano dei grandi navigatori amalfitani. E la figura leggendaria di Flavio Gioia rappresenta, metaforicamente, l’icona e il simbolo di tutti gli uomini di mare amalfitani e la testimonianza del grande contributo che hanno dato a questa grande invenzione.

«Anche se storicamente non è esistito - afferma lo scrittore e poeta Giuseppe Liuccio, innamorato cantore di Amalfi e della Costiera Flavio Gioia resta un simbolo di memoria identitaria collettiva della ingegnosità e della intraprendenza dei naviganti/ marinai della costa, una sorta di mito della marineria e della navigazione amalfitana come lo fu Omero per la poesia epica presso i Greci».