oggi la presentazione a Roma

Film su Francesco Rosi prodotto dall’agenzia del salernitano D’Elia

di PAOLO ROMANO La F. esta del Cinema di Roma ricorda Francesco Rosi. Oggi alle ore 16.30, presso la Casa del Cinema, in Largo Marcello Mastroianni, sarà proiettato il documentario “Il cinematografo...

di PAOLO ROMANO

La F. esta del Cinema di Roma ricorda Francesco Rosi. Oggi alle ore 16.30, presso la Casa del Cinema, in Largo Marcello Mastroianni, sarà proiettato il documentario “Il cinematografo è una malattia?” per la regia di Marta Pasqualini. Il film è stato prodotto dall’Agenzia Letteraria Delia, guidata dal salernitano Enzo D’Elia.

D’Elia, possiamo dire che lei ha visto nascere questo documento filmico?

«Il documentario è tutto made in Salerno e ripercorre la lavorazione del volume “Io lo chiamo cinematografo”, edito da Mondadori, che racchiude i ricordi di Francesco Rosi, raccontati ad un altro straordinario regista, il suo amico Giuseppe Tornatore. Con la mia agenzia letteraria abbiamo seguito tutta la lavorazione dei due prodotti, il libro e in film, quasi in parallelo».

Com’è stato seguire entrambi nella lavorazione del film e del libro?

«Un’esperienza unica, senza dubbio. Rosi da una parte e Tornatore dall’altra. La storia del cinema di ieri e quella del cinema di oggi a confronto, in un dialogo sempre appassionante».

Ci racconti qualche aneddoto...

«Emergono direttamente dal filmato che oggi proietteremo per la Festa del Cinema di Roma. Ne è pieno, a cominciare dall’incipit, con Tornatore che mostra le bozze del libro a Rosi e lo interpella sulle correzioni editoriali. Rosi non volle cambiare il titolo del capitolo: La malattia del cinema. La proposta era di cambiarlo in Il Cinema è un malattia. Si oppose, ed ebbe ragione. Questo è diventato anche il titolo del documentario che accompagna la lavorazione del libro».

In principio nacque solo l’idea del libro?

«Sì, poi, visto l’entusiasmo con cui l’allora capo della Stato, Giorgio Napolitano accolse il volume, per la presentazione dello stesso al teatro Quirino, Tornatore pensò di registrare anche una testimonianza filmica».

D’Elia, dopo oltre 25 anni di lavoro alla Mondadori a Milano, ha aperto anche l’ufficio a Roma, ma ha scelto di conservare le radici con Salerno. E stato difficile?

«No, Salerno non rappresenta solo le radici. E’ da qui che muovo la rassegna di Positano, nata un quarto di secolo fa con l’allora sindaco della cittadina costiera».

Ma quando si deciderà a scrivere un libro con tutti gli aneddoti che ha accumulato? «Io non scrivo libri, li faccio» Tuttavia altri hanno scritto di D’Elia...

«Si, a volte qualcuno ha la bontà di riportare tra le pagine dei suoi libri racconti di incontri a tavola o in ufficio»

Fernanda Pivano ha scritto che lei è uno che combina due appuntamenti alla stessa ora in due città ed è capace di onorarli entrambi…

«Grande amica la Pivano, mi ricorda i tempi in cui a Milano la incontravo con Gaetanino Afeltra. Pivano lo adorava. Fu Afeltra a farla assumere al Corriere della Sera. Gaetano capì subito la stoffa di una grande scrittrice e traduttrice. Si andava spesso a cena tutti e tre».

Come docente di Gestione e marketing delle imprese editoriali all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli quale pensa che sia il futuro del libro in Italia?

«La crisi del libro in America è cominciata dieci anni fa. Da centomila copie i bestseller cominciarono a scendere a 30mila. Però lì hanno preso piede gli e-book. Qui da noi non è avvenuta la stessa cosa e i tempi d’oro sono finiti. Ma questo resta un paese che ama i libri. Forse non tutti li leggono, ma gli italiani amano i libri. Ci sarà un futuro migliore con l’uscita dalla crisi».

Lei è stato tra i promotori anche del grosso volume che raccoglie tutte le poesie di Alfonso Gatto per la Mondadori.

«Nella splendida edizione curata da Silvio Ramat».

Ma Gatto non ha ancora un Meridiano…

«Quello di Ramat è come se lo fosse. Si fece una scelta ben precisa in Mondadori: avvicinare l’opera del poeta ad un più ampio pubblico, in particolare ai giovani. I Meridiani sono costosi e si rivolgono ad un pubblico più ristretto».

Ma i Meridiani raccolgono l’opera omnia di uno scrittore. Si farà?

«Il Meridiano Alfonso Gatto si farà, ne sono certo. Intanto c’è una novità»

Quale?

«Il prossimo 8 marzo ricorrono 40 anni dalla morte di Alfonso Gatto. Uscirà una ristampa del volume di tutte le sue poesie, sempre a cura di Ramat, con nuove appendici e ulteriori poesie. Anche perché il precedente è ormai esaurito».

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