Falivena, mostra per i suoi 80 anni

Gli amici lo festeggiano con una retrospettiva

E’ un artista schivo Pietro Falivena, uno di quelli che lavora con i colori tutti i giorni ma di mostre ne allestisce poche e non ama stare sotto i riflettori, tanto sulla scena artistica quanto nella vita privata. Così, per il suo ottantesimo compleanno, ci hanno pensato tre suoi amici ad organizzargli un percorso espositivo. La mostra, con il titolo “Ottantadamostrare”, si inaugura oggi alle 18.30 nelle scuderie di Palazzo Genovese, in piazza Largo Campo a Salerno. I tre sodali che hanno voluto festeggiare Falivena con un evento artistico sono Lucio Afeltra, Corradino Pellecchia e Vito Pinto. Pietro Falivena, con il fratello giornalista Aldo, rappresenta la memoria storica degli anni più vitali della cultura a Salerno. “Amico di pittori” - come si definisce e pittore egli stesso - ha conosciuto intellettuali e artisti che hanno frequentato gli studi, le gallerie e le librerie della città.

«In mostra – spiegano i tre curatori della mostra– proponiamo alcune opere significative della più recente produzione di Falivena. Le sue accensioni cromatiche sui supporti più umili e singolari vengono proposte in una sorta di breve viaggio esemplificativo tra i suoi pastelli ed i suoi oli». Un artista, Falivena, che sin dai suoi esordi ha saputo sempre sperimentare, rinnovarsi, utilizzando i colori come uno strumento di indagine sulla realtà e definendo la stessa forma come superficie cromatica.

Nella tavolozza di Falivena i cieli rossi ed i mari verdi, le barche e le marine, le case pastello ed i campi giallo limone, gli alberi dai colori improbabili e le colline d’un verde chiarissimo popolano un universo pittorico dove il sovrano assoluto è il colore, steso direttamente sul foglio e sulla tela, senza nemmeno passare attraverso la mediazione del disegno.

Fu il grande Manfredi Nicoletti, tra gli ultimi costaioli, a dargli l’input incitandolo a lavorare con i colori. Così cominciò il primo ciclo di pastelli ad olio, poi letteralmente spedito in tutto il mondo attraverso le “cartoline d’artista”, ovvero carte postali che Falivena ha dipinto a mano ed inviato una ad una, ad amici ed artisti.

Celebre anche il periodo delle “Carte perse” di Falivena, fogli per acquerelli che s’erano rovinati per il sopraggiungere della pioggia e prontamente utilizzati con la freschezza e la velocità dell’acquerello. Negli anni successivi Falivena ha ideato le “Carte volanti”, ovvero carte oleate così leggere da poter esser stese su corde, come panni del bucato, con la stessa finalità: attendere che si asciugassero, che i colori ad olio prendessero dimora definitiva sui supporti policromi che fanno pesare alla tanto decantata leggerezza calviniana. Nel testo che accompagna la mostra, Francesco D'Episcopo scrive: «E’ artista autentico, che segue percorsi del tutto autonomi e personali, risentendo ovviamente delle correnti più avvertite dell’arte contemporanea, ma concentrandosi poi in un mondo tutto suo, fatto di linee e colori, che non possono non risentire del Sud mediterraneo, che porta dentro, ma che allo stesso tempo mai cedono alle lusinghe di un figurativismo di maniera».

Per D’Episcopo, Falivena declina, attraverso i colori, le geografie dell’immaginario collettivo, dando una veste cromatica all’inconscio immaginifico sepolto in ognuno di noi: «Mentre traccia i segni casualmente calcolati del proprio passaggio, rincorre inconsciamente archetipi, che appartengono alla coscienza di tutti e nei quali tutti noi ci riconosciamo, proprio perché deprivati di quegli agganci materiali, che rischierebbero di localizzarli e di fissarli in una dimensione materica, che l'artista affida invece alla forza del colore, alla sua capacità di evocare, prima ed oltre ogni linea, forme e immagini interiori».

A sua volta Vito Pinto, in precedenza ha scritto di Falivena mettendone in evidenza la vis cromatica, la capacità di restituire l’anima dei colori ad un mondo che ha perso la sua visionarietà: «Nel suo quotidiano traccia segni di intelligenti cromie per dare anima ad un circondario spesso grigio. Fantasie non certo “infantili”, come ha creduto di definire il suo lavoro, che hanno - questo sì - motivazioni e radici tanto profonde che ancora oggi Falivena abita la natura con il solo aiuto dei suoi colori. E questi sono nei suoi occhi, nella sua anima».

La mostra a Palazzo Genovese di Pietro Falivena, sarà visitabile ad ingresso libero fino al prossimo 22 dicembre (ore 18-20).

Paolo Romano

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