La RASSEGNA

Fa tappa a Salerno il teatro delle periferie ideato da Cappuccio 

Venerdì scatta la seconda edizione di “Quartieri di vita”

SALERNO. Pulcinella deve salvare il giovane Amleto. La commedia al servizio della tragedia ed entrambe ai piedi della comunità da far rinascere all’insegna della condivisione solidale: “Il sogno prima della realtà” è la produzione che Salerno mette in campo, con Teatri di Popolo, per la seconda edizione di “Quartieri di vita”, il festival di formazione e teatro sociale diretto da Ruggero Cappuccio che prevede 14 progetti in tutta la Campania. Da segnalare fortemente è la presenza di Willem Dafoe con la “prima nazionale” di “The Minister’s black veil” di Romeo Castelluccio, in scena mercoledì 20 dicembre (repliche il 21 e 22) nel Museo Diocesano Donnaregina Vecchia di Napoli. Il festival, presentato ieri in Regione, inizierà venerdì 8 e tra laboratori, spettacoli, incontri e mostre, proseguirà fino a venerdì 22, coinvolgendo nelle sue molteplici attività diverse realtà teatrali campane. Salerno è ben rappresentata dalla compagnia di Marco Dell’Acqua che andrà in scena domenica (ore 18) presso la Parrocchia di Sant’Eustachio, a Salerno. “Il sogno prima della realtà” racchiude le ultime 3 realizzazioni sceniche autoprodotte dall’associazione culturale Teatri di Popolo scritte, esito del felice percorso di incontro tra attori professionisti ed utenti in cura presso i “luoghi delicati” dedicati alla riabilitazione per le persone con disturbi psichici. La narrazione scenica in esame nasce dall’urgenza di voler valorizzare la dimensione del sogno “ad occhi aperti” come movimento e comportamento. Dal castello di Elsinore fino a Napoli, il viaggio di un messo della Regina di Danimarca attraverso le tre città “strane” Serenetta, Fandonia e Arroganzio ci mostra le tante facce della bugia quella debole e atroce dell’inganno, quella ironica e divertente dell’estrema fantasia e quella intrigante della risoluzione. Il sogno propone, attraverso la finzione scenica, una riflessione aperta circa l’indispensabile e rinnovata necessità del “gesto collettivo autentico” contro le forme dell’emarginazione e dell’egoismo. «Noi teatranti - spiega Dell’Acqua - ci occupiamo in particolar modo della salute mentale dei nostri spettatori è a loro che noi rivolgiamo con amore le nostre attenzioni ed è del nostro spettatore che noi ci prendiamo cura noi attori siamo tutti affetti da più o meno gravi disturbi psichici. Quello che ho da dire "forte e chiaro" è che del disturbo psichico si occupa lo psichiatra, quello bravo, che ha studiato e studia rimedi, posologie e cure specifiche per ogni singolo paziente analizzando in maniera specifica gli effetti collaterali di ogni terapia in sviluppo. Noi attori, differentemente, ignoranti della medicina, ci occupiamo degli “affetti collaterali”».
Alessandra De Vita