L’INCONTRO AL GIULLARE

Erri De Luca paladino dei “senza voce” «Il mio vero compito»

di FIORELLA LOFFREDO «Uno scrittore ha in sorte una piccola voce pubblica. Può usarla per fare qualcosa di più della promozione delle sue opere. Suo ambito è la parola, allora gli spetta il compito...

di FIORELLA LOFFREDO

«Uno scrittore ha in sorte una piccola voce pubblica. Può usarla per fare qualcosa di più della promozione delle sue opere. Suo ambito è la parola, allora gli spetta il compito di proteggere il diritto di tutti a esprimere la propria. Tra i tutti comprendo in prima fila i muti, gli ammutoliti, i detenuti, i diffamati da organi di informazione, gli analfabeti e chi, da nuovo residente, conosce poco e male la lingua. Prima di dovermi impicciare del mio caso, posso dire di essermi occupato del diritto di parola di questi altri. Oltre a quella di comunicare, è questa la ragione sociale di uno scrittore, portavoce di chi è senza ascolto». E oltre a scriverlo nel suo ultimo pamphlet, "La parola contraria", edito come tutti i suoi libri da Feltrinelli, Erri De Luca lo ha ripetuto anche ieri, in un Piccolo Teatro del Giullare colmo all'inverosimile di spettatori "resistenti" che hanno riempito ogni angolo libero, ogni poltrona, ogni scalino per manifestare solidarietà allo scrittore, sotto processo per aver pubblicamente manifestato la sua solidarietà ai No Tav. Sollecitato a commentare le sue parole affidate ai suoi diversi lavori - preferisce chiamare attività la sua, perchè il termine mestiere preferisce non accomunarlo allo scrivere - declamate da Brunella Caputo e Cinzia Ugatti, della Compagnia del Giullare, De Luca ha spaziato tra tanti argomenti, dall'importanza delle sacre scritture al suo amore per l'arrampicata, dal suo senso di apparenenza viscerale al Mediterraneo al ruolo che esso ha assunto nel traffico di merce umana, dal superamento del concetto di rivoluzione ("strumento politico del 1900") all'attualità della resistenza dal basso. Per De Luca il modello da imitare è sempre stato quello spagnolo, quello del passato narrato da Orwell in Omaggio alla Catalogna e quello del presente, con il movimento degli "indignados" che dopo l'indignazione hanno scaturito l'ondata dei "podemos". Traendo spunto dalle suggestioni evocate da Paolo Romano, lo scrittore ha anche parlato del suo Mediterraneo, e del dramma dei migranti: "Io sono figlio del Mediterraneo - ha sottolineato con enfasi De Luca, che in tutti i suoi libri ha narrato o fatto intendere la potenza creativa di Napoli, sua città natale - e il Mediterraneo è l'unico posto in cui riconosco qualcosa. Nel passato, per gli italiani del Novecento, è stato un graden buttafuori, i suoi porti hanno visto milioni di addii irreparabili. Ora è un buttadentro, un mare di passaggio e il corpo umano è diventato la merce più redditizia da trasportare, più della droga. La merce, quella che viene pagata al porto di destinazione, deve però arrivare illesa, intonsa per avere valore, la merce di adesso, quella umana viene pagata prima e non è importante che venga consegnata, può sparpagliarsi in mezzo al mare. Assistiamo al peggiore trasporto marittimo di tutta l'umanità».

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