Salerno

Ecco Pulcinella che torna sulla terra

La maschera è al centro dello spettacolo “Scena IV” al Fatima

SALERNO. Si ride e soprattutto si sogna nell’universo fiabesco racchiuso in “Scena IV”, spettacolo in scena questa sera (giovedì 9 marzo, ore 21), al cinema teatro Fatima di Salerno.

Sul palco, la compagnia del teatro instabile “Tespi”, nell’ambito della rassegna “I giovedì del teatro”.

Si tratta di un percorso tra i vari Pulcinella, passando da Ettore Scola e Libero Bovio fino al Pulcinella di Eduardo De Filippo. Il fulcro del percorso narrativo-scenografico è liberamente tratto da “Pullecenella (suonno e na notte d'autunno)”, fantasia in cinque scene di Libero Bovio. Gli attori Tanino Consiglio e Francesca Artemisio portano sul palco la quarta scena di questo testo comico la cui trama è incentrata sul ritorno di Pulcinella sulla terra dopo la morte. Su, in alto, al Vomero, in una sera d’autunno, in una vecchia osteria, la comitiva delle sciantose e dei viveurs passa vandalica e rumorosa e allestisce un caos informe dietro cui si agitano le marionette danzanti. La tranquilla trattoria di Iennaro Ruoppolo, oste novantenne borbonico sdentato, è invasa dalla comitiva diretta al vicino Music-hall.

Si canta e si balla senza tregua nel mondo popolare di Basile finché non arriva un rumore improvviso nella notte a svegliare di soprassalto il protagonista che si ritrova a indossare la maschera di Pulcinella, come raccontato da Libero Bovio. Pulcinella, archetipo universale dell’esuberanza napoletana, del gesto pragmatico che segue una filosofia di vita priva di incanto, è morto e ha ottenuto da san Pietro una breve licenza per salutare la moglie Colombina. Ed è un misto di emozioni contrastanti, di amore e odio l’incontro con la moglie, la servetta napoletana del vecchio San Carlino che nel vedere il marito redivivo si arresta e comincia la sua rituale invettiva, proprio nel momento in cui Pulcinella protende verso di lei le braccia. Quella che Pulcinella-Ruoppolo ritrova è una città cambiata di cui non riconosce le strade, i passanti. Tutti scappano, si affannano e quasi più nessuno lo riconosce.

Una commedia che ancora oggi riesce a scavare in fondo all’anima della borghesia napoletana, svelandone le sue contraddizioni.

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