E l’Isola de Li Galli conquistò il cuore del Tartaro volante

Nureyev arrivò a Positano per ritirare il premio e fu colpo di fulmine per quel luogo misterioso

di VITO PINTO

Non è dato sapere se sia leggenda, mito, fantasia di innamorati, di certo da quelle isole de Li Galli il melodioso canto delle Sirene ha prima ammaliato Ulisse, poi Leonid Mjasin e infine Rudolf Nureyev, del quale ancora narrano le imprese tersicoree. Come un dio nascosto, la danza abitava nell'animo di questo "Tartaro volante" che sapeva librarsi nell'aria "come un dolce canto sospeso", quasi a voler spiccare il volo verso un immaginifico cielo dove la libertà di danzare, di vivere, di sognare, di amare è lasciata alla fantasia di coloro che, come lui, hanno un'anima in cui palpita un senso di poesia tormentosa e tormentata.

Scogli bruciati dal sole e spruzzati da onde di sale, che rimandano, dalla non tanto nascosta rada di Positano, il racconto di un danzatore che, per la fretta di nascere, arrivò nel mondo sul treno della Transiberiana sul quale era la madre Farida in viaggio per raggiungere il marito Hamet, commissario politico dell'Armata Rossa, a Vladivostok.

Fu l'anziana signora Ana Udeltsova - da giovane aveva fatto parte dei leggendari Balletti Russi di Djaghilev - a dargli, a Ufa nel Bashkir, le prime lezioni di danza. Poi Leningrado, all'Accademia fondata da Agrippina Vaganova, che aveva già formato étoile come Anna Pavlova e Vaclav Nižinskij. Nell'autobiografia scriverà: "Esisteva semplicemente in me, fin dalla primissima infanzia, la consapevolezza che l'unica cosa a cui aspiravo era danzare". A Rudolf bastarono pochi anni ed eccolo al Kirov con la cui compagnia fece la sua prima tournée in Europa: fu Parigi, fu la libertà. All'aeroporto di Le Bourget invece di imbarcarlo per Londra, dove era diretta tutta la compagnia, gli fu dato un biglietto per Mosca: lo attendeva una serata di gala, gli fu detto. Ma era una trappola: volevano processarlo per le sue tendenze gay. Nureyev sfuggì alla sorveglianza del KGB e chiese asilo politico. Un giorno dirà che "un uccello deve volare, andare oltre i monti, scegliere la libertà".

Immediato fu l'invito dell'International Ballet del Marquise de Cuevas ad entrare nelle sue fila: immediato fu il successo. Erano quelli gli anni di Margot Fontayn, già matura, che nell'abbraccio tersicoreo con Nureyev trovò una nuova giovinezza: due mondi, due età, due sensibilità diverse si fondevano in modo mirabile. Era il 21 febbraio 1962 quando i due danzatori apparvero per la prima volta insieme sul palco, a Londra: in scena "Giselle"… e gli applausi sembravano non dover mai finire. In una delle tante chiamate, Rudolf si inginocchiò avanti a Margot e le baciò la mano e fu unione per la vita. Negli anni a seguire furono "Romeo e Giulietta", "Schiaccianoci", "Il lago dei Cigni"… era nato il mito. Fu la coppia di danzatori più interessante per quegli anni '60, dando vita ad alcuni "passi a due" rimasti memorabili nella storia coreutica. Alberto testa annotò: "Dovrei scovare nel mio vocabolario dieci, cento espressioni adatte a descrivere la bellezza e la grandezza di un danzatore di cui si stenta a trovare oggi l'eguale".

La prima volta che Rudolf Nureyev giunse a Positano fu il 4 settembre 1982: doveva ritirare il Premio alla Carriera "Positano per l'arte della Danza Leonide Mjasin". Nei giardini di Palazzo Murat, parterre da grandi occasioni: Franco Zeffirelli, Gregory Peck, Rossella Falk e le gemelle Kessler. Quel giorno Rudolf vide per la prima volta l'isola de Li Galli, ascoltò quel richiamo malioso, che già aveva sedotto Mjasin e decise di comprarla: Tersicore, madre delle Sirene, aveva il suo sacerdote del tempio tra le acque. Rimodernò la villa, la adornò di mosaici turchi e andalusi, di colorate piastrelle tunisine. Fece aggiungere una terza finestra al grande salone e fece togliere un pino: la sua visione del mare doveva essere totale. In un film-biografia, Patricia Foy lo riprese sereno, lui così irrequieto, in quel "rifugio" dove aveva trovato la desiderata pace.

E creò una palestra da ballo, perché per lui "il primo amore è la danza, il secondo la danza, il terzo la danza …" Qui si rifugiava ogni volta che gli era possibile. Spesso era il gozzo di Mario Lucibello a traghettarlo. Amava trascorrere le ore nel profumo dei fiori selvatici, addormentandosi mentre contemplava il silenzioso infinito di quel mare di leggende e di storia. Rudolf aveva case un po' ovunque nel mondo, favolosa la sua residenza al Quai Voltaire di Parigi, ma Li Galli erano qualcosa di diverso, erano l'emozione, l'anima, il sentimento, il ricordo, la passione per la danza, il sogno, la casa-santuario.

Nureyev non disdegnava le serate con gli amici. Alessio Buccafusca, che tante volte ebbe modo di fotografarlo, ricorda: "L'amicizia nacque a Positano, quando a cena Rudolf mi confidò che lui non sopportava essere chiamato Rudy dagli amici. Mi ricordo ancora le sue parole: "Caro Alessio, tu sei una delle pochissime persone che, non sapendo questo mio vezzo, mi hai sempre chiamato Rudolf per questo, sin dal primo momento, ho capito che saremmo diventati amici per sempre". Ritornò sul palco del Premio Positano una seconda volta, come ospite d'onore il 10 settembre 1990, per consegnare il premio "Li Galli d'oro" alla giovanissima Natalia Strozzi-Guicciardini: quasi un passaggio di testimone generazionale. Al molo lo attendeva Sergio Arci: "Al suo arrivo mi chiese con determinazione dove fosse la banda. Fui sorpreso, ma riuscii a dirgli che stava vicino al palco. Si tranquillizzò e poi mi chiese se fosse arrivato il massaggiatore, perché aveva dei dolori alle gambe; era già ammalato". Sul palco, poi, tutto svanì di fronte al lungo applauso del pubblico: forza del dio nascosto! Per lui la danza era stata realmente la sua Musa. Confidò un giorno: "La danza è tutta la mia vita. È la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei: quando finirò di vivere". Al termine dell'estate del 1992 lasciò la sua isola, sapendo che la malattia non gli avrebbe più concesso di ritornare: prima di staccarsi con la barca, in un gesto di grande amore, baciò più volte quella roccia quasi a ringraziare quel genius loci che conservava la grazia della danza e l'innocenza della natura. Rudolf Nureyev si spense a Parigi il 6 gennaio 1993; è sepolto nel cimitero di Sainte Geneviéve-des-Bois e sulla sua tomba Ezio Frigerio ha steso un meraviglioso tappeto a mosaico di foggia persiana. Antonio Parlato scrisse: "Quando muore un grande artista si spegne una scintilla accesa da Dio".

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