IL LIBRO

Donne libere dall’inferno, il vademecum di Chiara Vergani

Oggi la scrittrice sarà ospite dell'Alfano I a Salerno

SALERNO - Insegnante, pedagogista e apprezzata conduttrice televisiva, Chiara Vergani nel suo nuovo titolo “Libere dall’inferno. Testimonianze, percorsi, linguaggi ed orizzonti per contrastare la violenza sulle donne” (Euno Edizioni), consegna al lettore un vero e proprio “manuale” di tutela della donna. Il volume sarà presentato stamattina, alle 8.30, presso la Biblioteca “Felice Tommasone” del Liceo Alfano I di Salerno. Con l’autrice discutono la preside Elisabetta Barone e la professoressa Gilda Ricci.

Con quale metodo critico ha affrontato questo nuovo lavoro?
La mia analisi è sempre critica, analitica e riflessiva; opero un approfondimento scientifico di ogni aspetto inerente al mio oggetto di studio al quale poi affianco la certezza dell’esperienza del vivere quotidiano. La retorica non mi appartiene, seguo la logica.

Sempre restando nel contesto della retorica, quali sono oggi i più diffusi luoghi comuni che ha dovuto affrontare?
I luoghi più comuni sono le sovrastrutture, i pregiudizi e i preconcetti. La ricerca scientifica ripulisce gli elementi di ogni scoria e in questo ambito mi sento a mio agio.

Quali sono secondo lei, anche alla base di uno studio approfondito come quello che ha condotto i pensieri più incoraggianti e quelli più pericolosi che un giovane rivolge alla questione della violenza di genere?
I pensieri maggiormente incoraggianti si manifestano in relazione alla speranza di evoluzione, rinascita, cambiamento, trasformazione. I pensieri più pericolosi si inseriscono in un tessuto sociale privo di valori, nel nichilismo estremo. I giovani non trovano punti di riferimento validi, nessuno li orienta e li veicola. Sono convinta si debba avere il coraggio di ammettere alcuni fallimenti e trovare lo spirito giusto per ricominciare. Come scrivo nel libro, “Libere dall’Inferno”, le studentesse spesso mi chiedono consigli sul come fare per riconoscere il potenziale uomo violento e malato. Nel testo offro la mia chiave di lettura che è prima di tutto quella di donna, di madre e di professionista.

Stefano Pignataro