«Don Bosco, maestro che non tramonta»

Il leader dei Salesiani in visita a Salerno

di PAOLO ROMANO

Don Pascual Chavez Villanueva è un grande conoscitore delle culture e delle realtà socio-religiose dei diversi continenti, parla correntemente una decina di lingue ed ha ricevuto diverse lauree honoris causa. Dal nativo Messico, nel 2002 è stato chiamato a vestire i panni di Rettore Maggiore dei Salesiani, a guidare cioè le opere di San Giovanni Bosco di tutto il mondo, incarico che ha svolto per 12 anni, fino al 2014. Nei giorni scorsi don Chavez ha visitato per la prima volta Salerno, facendo tappa presso l’Opera Salesiana del quartiere Carmine e all’Università degli Studi di Fisciano.

Don Chavez lei ha paragonato il Messico ad una sorta di Lampedusa e quando è stato rettor maggiore ha rafforzare l'opera degli oratori di frontiera.

Abbiamo creato oratori e case lungo i tremila chilometri di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, una vera e propria rete di accoglienza nei quartieri più poveri delle diverse città: Tijuana - San Diego, Mexicali - Nogales, Ciudad Juárez - El Paso, Acuña, Piedras Negras - Eagle Pass, Nuevo Laredo - Laredo. Sono centri dove arrivano migliaia di disperati che vogliono passare la frontiera. Nella speranza di fuggire da povertà e miseria salgono dal sud, è come un’onda di immigranti che procede da tutta l’America latina verso il Nord, specialmente dal Centro America e dal Messico. Ed è proprio al confine tra Messico e Stati Uniti che abbiamo cercato di offrire il nostro impegno, come don Bosco faceva con gli emarginati, i giovani delle periferie industriali dell'Ottocento.

È stato detto che Ciudad Suarez è la Lampedusa del Nord-America. Un paragone giusto?

Trovo molte analogie con l’Europa di oggi. I popoli hanno sempre migrato cercando condizioni di vita migliori. Tuttavia c’è una differenza tra quello che sta avvenendo nel Mediterraneo e nella rotta di partenze da Medio Oriente e Africa del Nord verso l'Europa. Oltreoceano infatti non abbiamo a che fare con rifugiati politici o in fuga per le guerre, ma semplicemente con immigranti che cercano un futuro migliore.

Si dice che Papa Francesco abbia sempre con sé una copia del Documento di Aparecida per consegnarla come omaggio ai capi di Stato e di governo che incontra in Vaticano. Quella di Aparecida fu una conferenza fondamentale?

Da Rettor Maggiore dei Salesiani ho partecipato anche io, come Bergoglio, alla V Conferenza Generale dell’Episcopato latino-americano celebratasi nel maggio 2007 ad Aparecida in Brasile. Fu un assise particolare, di grande rilievo, molti vaticanisti considerano il documento di Aparecida come la sintesi politica del Pontificato di papa Francesco, ma lui è molto più avanti.

Dalla recente visita di papa Francesco in Messico quali riflessione ha potuto cogliere?

È stata una visita molto importante, sia per il messaggio lasciato ai giovani sia per le parole dure che ha avuto contro i narcotrafficanti, auspicando in futuro: “Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte”.

Recentemente è stato per la prima volta a Salerno.

Con mio rammarico, devo dire che durante il mio mandato, in giro per il mondo, non ero mai riuscito a visitare la casa salesiana di Salerno, ma ovviamente ne conoscevo l'impegno, anche grazie alle relazioni dell’allora ispettore dell'Italia Meridionale, quel don Pasquale Martino che oggi è responsabile dell'Opera di Salerno.

All’Università di Fisciano ha parlato del sistema pedagogico di don Bosco, il cosiddetto sistema preventivo. Com'è possibile che, pur essendo stato concepito nell’Ottocento sia valido ancora oggi?

Penso perché che quello creato da don Bosco sia un metodo educativo basato sull’amorevolezza, sul rapporto di fiducia che viene a crearsi con l’allievo. Se non si lavora su questo non ha senso oggi l’educazione. Se non conta la persona, i suoi valori, il suo esempio non c’è ragione alcuna di affidarsi ad un insegnante. Basterebbe internet, che è una miniera di informazioni che nessuno uomo può eguagliare. L'educazione è cosa del cuore.

Pensa che il senso religioso oggi sia affievolito?

Il vero ateismo contemporaneo non è quello dei filosofi, ma è quello che ha una visione sbagliata di Dio, che lo immagina solo come un legislatore ed un giudice pronto a giudicare chi sbaglia ed a punirlo. Per questo ha fatto bene papa Francesco ad indire questo Giubileo straordinario della Misericordia.

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