LA KERMESSE

Diodato vince il Festival di Sanremo con Salerno nel cuore

La città del padre è una seconda casa. Il ricordo indelebile del cugino, Peppe, morto nel 1993 sul treno dei tifosi granata

SALERNO - Ha fatto così tanto “rumore” da fare incetta di premi. Ma il più importante è arrivato alle 2.29 di sabato: Diodato è il vincitore del settantesimo Festival di Sanremo, portando sul palcoscenico dell’Ariston “Fai rumore”. Poco prima, il cantautore, classe 1981, ha vinto anche il premio della critica Mia Martini, assegnato dalla sala stampa roof dell’Ariston, e il premio Lucio Dalla assegnato dalla sala stampa radio-tv-web del Palafiori. Per l’artista tarantino, di origini salernitane per via della sua famiglia, è un momento felice. A sostenerlo c’era Salerno, dove vivono ancora alcuni suoi parenti, che invece nel 2014, quando Diodato partecipò al Festival tra le nuove proposte, si era in un certo senso divisa perché su quello stesso palco, nella stessa categoria, c’era anche Rocco Hunt, allora vincitore. Diodato nel suo primo Sanremo finì secondo nella sua sezione anche se portò a casa il premio della giuria di qualità. Un paio di mesi più tardi vinse l’Mtv Italia Award e alla fine dell’anno anche il premio De André. Nel 2018, invece, è stato di nuovo chiamato a salire sul palco dell’Ariston. Ci è andato con il brano “Adesso” e in coppia con il trombettista Roy Paci, arrivando ottavo.

Questa volta il suo nome è finito sull’albo d’oro della storia di Sanremo con un brano che è un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità. Pezzo raffinato, in cui emergono le sue doti di autore e interprete, contenuto nel nuovo album di inediti “Che vita meravigliosa”, in uscita il 14 febbraio per Carosello Records. «Ci sto capendo veramente poco - ha detto Diodato in conferenza stampa alle 3 di notte, dopo una lunga serata di spettacolo e musica - è una sensazione stranissima perché il Festival è fatto di attese lunghissime, ti carichi di un’emotività incredibile, ma mi sono sentito accolto con un calore che non mi aspettavo». Il pensiero però è rivolto agli affetti più cari e alla sua terra: «Dedico questo premio alla mia famiglia, che hanno fatto “molto rumore” nella mia vita, e lo dedico anche a tutta l’altra famiglia, quella che si è creata intorno a me, a quelli che hanno lavorato con me perché sanno chi sono, sanno come ragiono e conoscono l’attenzione con cui voglio fare rumore. E poi alla mia città, Taranto, una città per cui bisogna fare tanto rumore», ha aggiunto. Nel suo bagaglio musica e viaggi: è nato ad Aosta, ma di origine in parte pugliesi, di Taranto, città dove è cresciuto, in parte salernitane, dal padre, Antonio, e romano d’adozione. Anche se i suoi primi lavori sono stati realizzati a Stoccolma. A Salerno ha un pezzo di famiglia, era un cugino di secondo grado Peppe Diodato, il giovane 23enne tifoso della Salernitana che nel maggio del 1999 perse la vita, insieme a Vincenzo Lioni, Ciro Alfieri e Simone Vitale, sul treno che prese fuoco nella galleria di Santa Lucia.

Salerno non ha fatto mancare il suo affetto e sostegno al cantautore, vera rivelazione degli ultimi anni. «Non credo di essere mai stato così tanto me stesso, d’essere mai stato in grado di mettere così a fuoco il mio vissuto e tutte le sensazioni che mi hanno portato a scrivere questo pezzo. - racconta il trentanovenne - La canzone “Fai rumore” parla del farsi sentire, di rompere il silenzio, ma senza urlare e continuando a percepire la presenza di un’altra persona nonostante la distanza. La mia è una condizione da perenne viaggiatore, navigante felicemente disperso, di osservatore talvolta malinconico, talvolta disincantato, di eterno bambino innamorato di questa giostra folle che è la vita». Il prossimo appuntamento di Diodato è ora il palco dell’Eurovision il 16 maggio con la canzone che pare sia stata ispirata da un’altra partecipante a Sanremo, Levante, cantautrice sua ex. Lo ha confermato ieri da Mara Venier a Domenica In. Il suo brano «è dedicato anche a lei, ma non ho mai parlato della storia che abbiamo avuto».

Marianna Vallone