Diego Muscariello metafora dell’uomo

L’ultimo originale libro dello scrittore e poeta salernitano Vincenzo Fresa

di ANNA MARIA NOIA

Vincenzo Fresa è uno scrittore, poeta nonché sceneggiatore cinematografico nato a Nocera ma residente a Salerno. Una persona colta e dall’intelligenza fine. Dopo il romanzo “La sindrome di Saul” ha prodotto una recente pubblicazione per i tipi di Edizioni Paguro, giovane realtà sanseverinese retta dal creativo Michele Citro. A maggio è stato dato alle stampe “La breve giornata di Diego Muscariello”, 336 pagine, al costo di 13 euro. Formato 15x21. Si tratta di un’opera che parla di scelte, ma è anche intrisa di dolore e morte, di male e amore. Protagonista, Diego Muscariello, al centro di un processo irreale – sullo sfondo di una città angosciosa conosciuta quale “la Megalopoli” – Una città immensa, bella ma spesso crudele. Che vede avventurarsi tra le sue vie appunto Diego Muscariello.

L’atmosfera nel romanzo è sospesa, quasi attonita, densa di suspense. Una location universale, simboleggiante l’umanità intera; lo stesso Muscariello è emblema metaforico a indicare la condizione ansante e pirandelliana (o anche kafkiana) dell’uomo, moderno ma non soltanto. La Megalopoli è priva di confini di tempo e di spazio, risulta pertanto un luogo, non-luogo in cui si dipanano le vicende del nostro eroe. La narrazione è carica di tensione, in essa tutto pare autentico e niente è gratuito o banale; il ritmo, incalzante e implacabile come una tragedia sofoclea. Siamo di fronte a una vera e propria, potente metafora dell’esistenza – rappresentata e descritta con lo stile e il linguaggio inconfondibile tipico di Vincenzo Fresa.

L’incipit del romanzo è affidato (dall’autore) a una lirica: la ballata di Diego Muscariello – in sestine settenarie ed espressa nell’efficace vernacolo partenopeo. Qui, in sintesi, la triste e trista vicenda di questo guappo (napoletano?), “guaglione e mala vita” e “guaglione e corta vita”.

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