Dentro il Tempio di Nettuno

La magia di una visita all’interno del luogo sacro meglio conservato in Italia

di MONICA TROTTA

Entri . nel Tempio di Nettuno a Paestum e ti accorgi della grandezza degli spazi, della maestosità delle colonne che sono lì da 2500 anni e non si sono mosse. Non le ha scolorite il tempo, solo qualche grigio in alto per via dei temporali, non le ha modificate la mano dell’uomo perché sono state costruite in maniera così perfetta anche da un punto di vista sismico, che non é stato necessario intervenire. E così una volta dentro il tempio più celebrato e conosciuto di Paestum, il tempio greco meglio conservato della Penisola, si resta affascinati e quasi increduli che tutto sia ancora lì intatto, in mezzo al verde e a tanta luce anche in una giornata di pioggia. Si apre la staccionata che per venti anni ha tenuto lontano i visitatori fermati all’esterno del tempio, si sale uno scalino e si entra in preda all’emozione nel cuore del tempio, nella nàos, la casa del Dio. «Il Tempio di Nettuno non era un luogo per riunioni, anche se somiglia a una chiesa con tre navate. All’interno c’era la statua di culto - spiega il direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel - Era l’abitazione del Dio forse Zeus o Apollo non è ancora certo, che guardava verso l’altare a est del tempio dove c’erano le grandi feste con vino e musica all’aperto. Il fulcro del culto era l’altare. Bisogna considerare inoltre che cosa abbia significato costruire edifici di questo tipo con i mezzi dell’epoca».

Si calpesta un pavimento originario ed anche questo é una magia perché nulla é stato modificato dai segni del tempo. Ma quello che colpisce é il colore, uniforme, chiaro, di certo recuperato dagli interventi di restauro, solo con qualche macchia di verde di erba spontanea che cresce in primavera e dà una nota di colore in mezzo alle colonne.

«Le colonne erano rivestite di chiaro che dava l’impressione di un edificio in marmo, con sfondo chiaro come la tomba del tuffatore - spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel - In alcuni punti c’erano colori anche se è difficile ricostruirli perché il colore é troppo forte nelle ricostruzioni moderne, dobbiamo immaginare quelli della tomba del tuffatore».

Entri e capisci perché Goethe sia rimasto almeno un’ora a soffermarsi su ogni particolare del Tempio durante il suo viaggio in Italia e al ritorno abbia detto che “Paestum è l’ultima e, starei per dire, la più splendida immagine che porterò con me integra al Nord”. Sono passati secoli e tutto è perfettamente fermo nel tempo per cui viene da pensare che dovevano essere bravissimi e scrupolosi i greci che intorno alla metà del V secolo a.C. costruirono il Tempio di Nettuno. La conferma viene da uno studio promosso dalla Soprintendenza archeologica della Campania con l’Università di Salerno e quella di Kassel in Germania eseguito con strumenti avanzati ed indagini non invasive: la ricerca ha fatto emergere la perfetta staticità del Tempio di Nettuno realizzato con travertino, che consente tra l’altro una maggiore elasticità. La tenuta del Tempio é anche dovuta al fatto che non è stata usata malta e non sono stati impiegati tasselli. Una capacità di cui si può avere piena cognizione guardando da vicino il Tempio.

«L'esperienza di entrare in un tempio greco di 2500 anni fa é qualcosa che bisogna condividere con tutti i visitatori - spiega il direttore Zuchtriegel - Il primo giorno che presi servizio sono entrato e ho subito pensato che bisognava attivarsi in tal senso». Per venti anni non è stato possibile. In seguito ad un grande intervento di restauro negli anni ’96-’99 con l’impiego di più di dieci milioni di vecchie lire, c’è stata la chiusura del tempio al pubblico. A questo grande intervento non è seguito però un progetto per la fruizione da parte dei turisti. Anzi, la situazione è peggiorata.

In seguito ad una serie di atti di vandalismo si decise che terminati gli interventi di restauro, i visitatori sarebbero rimasti dietro la recinzione di legno. Una ferita profonda che ora viene rimarginata.

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