Dalla schiodazione ai battenti, la settimana santa Salernitana dalla Costiera al Cilento

Ecco la mappa dei tradizionali riti pasquali partendo dalla costiera Amalfitana, passando per Salerno e scendendo nel Cilento

SALERNO. Sono ancora spenti i riflettori dell'estate vacanziera, quella che invade i paesi della Costiera Amalfitana, e bisognerà attendere la domenica di Pasqua per la prima prova generale dell'estate. Le stradine antiche che hanno vissuto i fasti di una gloriosa Repubblica Marinara, gli infiniti gradini in ascesa verso case aggrappate alla roccia, raccolgono solo la pacata luce dei lampioni; cento finestre ancora infreddolite occhieggiano nelle sere di una primavera appena iniziata.

Poi nel venerdì sera che la liturgia cattolica chiama "Santo" tutto si abbuia, tutto scompare facendo posto alla struggente emozione che invade le anime dei paesi e degli uomini a ricordo della passione e morte di Cristo.

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Sono i riti delle Settimana Santa che si snodano per sentieri erti cui sovrasta il verde e giallo dei limoneti e il viola fogliato del cercis siliquatrum: l'albero di Giuda. Alto, nel cielo costiero, s'alza il canto dei battenti: "Sento l'amaro pianto / della dolente Madre / che gira tra le squadre / in cerca del suo Ben". Tutto tace, anche la risacca zittisce e la notte s'illumina di mille, rosse fiammelle. E' un antico "discanto" eseguito con lenta cadenza nell'incedere processionale: "Sento l'amato Figlio / che dice: Madre addio, / più fier del dolor mio / il tuo mi passa il sen".

E' un peregrinare per le vie del paese quello dei battenti con soste nei luoghi religiosi disseminati un po' ovunque a testimonianza di antica religiosità; si stringono in cerchio in slarghi e piazzette formando gruppi corali: s'alza la voce solista, si accodano le altre in un intreccio polifonico di grande suggestione.

Sono pressoché uguali le processioni del Venerdì Santo in Costiera Amalfitana, anche se a Minori si comincia già dalla sera del giovedì, subito dopo il rito della messa in "Coena Domini".

La teoria di battenti parte dalla Congrega del SS. Sacramento, pervade il paese e termina a notte fonda nella chiesa madre. Suggestioni incredibili, momenti davvero emozionanti. Poche ore e già all'alba del venerdì inizia l'altra "peregrinatio" che percorre il paese per l'intera mattinata. A sera, poi, la processione con il Cristo morto. I canti s'alzano solenni, oltre le teste dell'enorme folla, invadendo un silenzio arcano.

Nella vicina Amalfi, intanto, la processione del Cristo morto si affaccia sulla monumentale scala della Cattedrale, si snoda con passo lento, cadenzato dal dolore, lungo vie e supportici traboccanti storia della città-repubblica sino a giungere alla chiesa dell'Addolorata, quasi immaginario sepolcro ove il riposo della morte è vigilia della Resurrezione.

Grande è l'emozione per il rito della "schiodazione" a Positano. "Passio Domine nostri Jesu Christe secundum Johannes" annuncia il Diacono dall'ambone: si raccontano le ultime ore del Nazareno; alla fine, un brivido scende lungo la schiena, entrano gli incappucciati portando i simboli della Passione: il martello e le tenaglie per togliere i chiodi, il bianco lenzuolo della Sindone e il letto funebre sul quale adagiare il Cristo morto. Novello Giuseppe d'Arimatea,il parroco batte il martello sui chiodi da sfilare dalle mani del Crocifisso, scivolano sul viso le lacrime del silenzio.

E poi il lento salire della processione, delle mille, tremolanti fiammelle che si inerpicano lungo strade aduse alla gioia della vita, al sorriso dell'estate, ai mille idiomi del mondo. Ondeggia la statua del Cristo morto, ondeggia quella della Madre Addolorata: "Priva del caro Figlio / Madre, tu sei restata / afflitta e sconsolata / immersa nel dolor" cantano gli incappucciati nel bianco vestito cinto da rozza corda a ricordo di flagellazione.

Una tradizione musicale, quella dei canti dei battenti, mai scritta e giunta sino a noi per trasmissione orale, di padre in figlio ed oggi patrimonio del Ministero dei Beni Culturali, grazie allo studio di Roberto De Simone.

Certamente una "liturgia minore", ma piena di mistica espressività e di pietà cristiana, capace di sopravvivere compostamente, senza contaminazioni di sorta, nell'alveo dei canti propri della Chiesa.

Forse, in questa purezza di identità è l'accorrere della gente, non solo locale, che partecipa ad un mistero, durante il quale si narra, nello stesso istante, di morte e di vita.

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