MUSICA

D’Alessio: «La mia seconda vita con il Banco»

Il cantante nocerino frontman della band: ho la responsabilità di non far sentire l’assenza di chi ha fatto grande il gruppo

Un timbro di voce possente e distinguibile, personalità da vendere e grande esperienza musicale. Tony d’Alessio ha i connotati, le caratteristiche, la grinta e l’energia di un vero artista. Dal 2015, dopo la morte dello storico leader Francesco di Giacomo, è il nuovo frontman del longevo gruppo indipendente “Banco del Mutuo Soccorso”, espressione del genere rock progressive in Italia. Nocerino di nascita, avellinese di adozione, d’Alessio è cresciuto tra le note e con professionalità e una buona dose di entusiasmo, riesce a farsi strada nel mondo tanto agognato della musica. La sua conoscenza musicale si affina anche grazie ad una serie di collaborazioni con diversi gruppi musicali : i “Guernica”, gli “Scenario”, i “Lost Innocenze”, “Il Pozzo di San Patrizio”, con i quali colleziona diverse esperienze live, e una partecipazione con gli “Apeescape” alla settima edizione di “X Factor”. Il prossimo 7 maggio, sarà presentato a Milano l’ultimo album del “Banco del Mutuo Soccorso”, dal titolo “Transiberiana” che conterrà 11 brani inediti e due live estratti da un concerto durante il festival internazionale di Verona.

Una grande responsabilità per lei Tony D’Alessio, sostituire un mito della musica italiana, Francesco di Giacomo, che ha lasciato una traccia indelebile nel suo gruppo e nel cuore dei suoi fans?

Sì, infatti, mi sono sentito onorato, è stato un dovere per me accettare il loro invito. Ho sempre vissuto questa possibilità con grande impegno, con devozione nei confronti di Francesco che ho sempre seguito nel suo percorso musicale.

Ci racconta in che circostanze le è arrivata la proposta di diventare frontman del gruppo?

Ero andato ad un loro concerto, avevo già un rapporto di amicizia e di collaborazione lavorativa con Filippo Marchegiani, un altro membro storico del Banco, e proprio in quella serata, Francesco mi indicò come suo ipotetico e papabile sostituto. Dopo qualche tempo, la sua previsione si è avverata. Sono entrato nel gruppo inaspettatamente, ma con il cuore e non per avere visibilità.

Hai avuto difficoltà ad integrarti in una band fortemente unita e consolidata che è sulla scena musicale dal 1968?

All’inizio vigeva un aspetto unicamente professionale tra di noi, poi quando è subentrata la conoscenza, i nostri rapporti si sono consolidati fino a diventare una vera famiglia che crea e sta bene insieme.

In molti ricordano la tua partecipazione ad “X Factor”, avevi già 42 anni e quando ti sei esibito per la prima volta, con i tuoi occhialini inconfondibili e il tuo pizzetto ribelle, si faceva un po’ fatica a credere nelle tue capacità, poi però ti sei rivelato una vera forza della natura.

X Factor è stata un’esperienza che mi ha segnato. Non immaginavo di arrivare al secondo posto, ne di avere il successo che invece ho avuto dopo la trasmissione. Ero diventato riconoscibile tra la gente, e inizialmente, tutta quell’attenzione, mi ha destabilizzato e mi ha portato via molto tempo. I talent sono fugaci, sono meteore, devi avere tanta personalità per vivere di arte altrimenti non vai avanti e inevitabilmente vieni dimenticato.

Cosa è successo agli “Apeescape”?

Abbiamo preso strade differenti, non viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Prossimi progetti?

Sicuramente porteremo in giro il nostro ultimo lavoro, “Transiberiana”, poi il 25 aprile suoneremo in un evento, “Le radici e le ali”, a villa Sorra, a Castelfranco Emilia.

Maria Romana Del Mese