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«Con la mia musica metto una nuova veste ai canti meridionali»

Piera Lombardi si esibisce stasera al Modo di Salerno Presenta al pubblico estratti dall’ultimo album “Terronia”

SALERNO. La cilentana Piera Lombardi (foto) canterà gioie e dolori del sud, questa sera (ore 22), sul palco del ristorante modo in via bandiera, a salerno. il concerto sarà aperto dal bluesman cilentano Aristide Garofalo che, a seguire, accompagnerà alla chitarra una delle voci più rappresentative della musica popolare contemporanea. Sarà anche l’occasione per presentare al pubblico estratti dall’ultimo album di prossima uscita, “Terronia”.

Piera Lombardi, un titolo molto diretto: è più un manifesto o una provocazione?

Quando ero ragazzina e andavo in spiaggia, sentivo dire spesso questa frase da una famiglia di milanesi doc: “Però, bella la terronia”. All’epoca non capivo quel però. Crescendo, confrontandomi con la realtà di questi luoghi complessi ne ho colto il senso e ho provato a darne uno mio alla parola “terronia”. È un’offesa che è diventata virtù. Le ho messo intorno un mondo che ha come linguaggio la musica, cancellando le brutture ma con autocritica perché il pregiudizio nasce dal fatto che c’è gente che lo alimenta. L’autocritica è fondamentale. Non solo sole, mare e buon cibo, insomma. Cerco sempre, attraverso la musica, di esprimere entrambe le facce della medaglia. In un altro brano, “Cerca fortuna”, ripercorro le tante esperienze e persone che ho incontrato nei viaggi all’estero e che hanno rafforzato questo legame indissolubile con la mia terra d’origine.

Dal suo esordio, nel ’99, come si è evoluta la sua musica anche rispetto alla tradizione a cui si ispira?

Quando ho iniziato, parlare di world music era da eretici per gli amanti della tradizione. Con Tonino Valletta, mio manager, arrangiatore e ingegnere del suono, abbiamo iniziato a portare avanti l’idea di dare una nuova veste a questi canti, non solo cilentani ma di tutto il sud, attraverso una rivisitazione particolare con una contaminazione sui generis, mettendo le chitarre acustiche al posto delle battenti o stravolgendo la ritmica tradizionale. Aprendo questa strada, creando un nuovo solco, abbiamo scardinato certe convinzioni. Sia chiaro: amo la tradizione ma credo che le cose debbano essere personalizzate con un proprio linguaggio. Molte cose poi nascono per caso. Ad esempio, in un brano di “Terronia” abbiamo inserito una parte per ghironda (strumento medievale, n.d.r.). Era una parte che ci sembrava vuota, poi è venuto a trovarci in studio un nostro amico, il musicista Pierpaolo Caputo, gli abbiamo proposto di suonarci su ed era proprio il suono che cercavamo anche se non sapevamo quale fosse, prima. Solo la musica rende reali certe alchimie.

Dove nasce la sua musica? Sulla mia isola che per fortuna c’è, tra il mare e gli scavi di Elea: è lì che tutto si materializza. Il Tva studio è la mia casa dei sogni, ma anche quella in cui prende vita il suono la cui cura per me è fondamentale. Un buon disco deve suonare bene, non bastano un computer e un microfono.

Qual è il ruolo della donna nell’universo musicale popolare?

Lo stesso che ha la terra che tanto ispira questa musica: ti fa nascere. Penso alla siciliana Rosa Balestreri, alla cilena Violeta Parra, o alla nostra Gabriella Ferri che pur venendo da mondi diversi hanno dato la vita per cantare le storie difficili della propria gente o il proprio travaglio interiore. Un brano di “Terronia” è dedicato a una donna cilentana che, costretta ad emigrare, abbandona non solo la piazza, i profumi e i sapori a cui è legata ma anche il suo primo amore. Abbandona la semplicità.

 

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