Cinquant’anni di ospiti al Festival

Attraverso quelle coppie eleganti e appassionate di musica, Ravello svela mode e tendenze

di LUCIA D’AGOSTINO

La mo. da, si sa, esprime e riflette lo spirito del tempo, traduce in immagini, tagli di tessuti (prima del sarto, oggi del designer), colori e forme la contemporaneità del sentire sociale e culturale di un’epoca. Poi c’è lo stile, che è la traduzione personale di un certo modo di essere e apparire, dove, insomma, la forma diventa contenuto perché la scelta di quale immagine dare di sé, attraverso un certo modo di porsi e di vestire, diventa lo specchio di un carattere, di una storia interiore e di una personalità. Infine si arriva al concetto di eleganza, che se può accogliere in sé i termini di moda e stile, li supera fissando il valore aggiunto in quella consapevolezza di spirito che consente di selezionare (la parola deriva dal latino “eligere” che vuol dire scegliere) in base ad una propria idea di bellezza e armonia estetica.

Ora mescolate il tutto e avrete l’atmosfera di Ravello, bellezza, cultura, moda, stile ed eleganza fissate in un luogo, in un paesaggio mozzafiato che svetta sulla “divina” Costiera, in un appuntamento annuale estivo, il Ravello festival, che a partire dagli anni Trenta, quando incominciò a prendere forma l’idea dei successivi “Concerti wagneriani nel giardino di Kingslor”, ha accolto il meglio del jet set internazionale che ha fatto di questo angolo di paradiso la “Città della musica” che tutto il mondo ama e ci invidia. In questi giorni sui canali social, Facebook e Twitter, del Festival di Ravello è partito un amarcord fotografico, con immagini d’epoca tratte dal Fondo Parisio e Troncone/Fondazione Ravello che dagli anni Trenta agli anni Ottanta ripercorrono la storia di un evento culturale che ha scandito le decadi che si sono succedute e ritraggono ospiti famosi e illustri che l’hanno vissuta e visitata in ciascun periodo. Con la loro eleganza, il loro stile, la scelta di abiti sobri e sofisticati allo stesso tempo, hanno influenzato l’atmosfera esclusiva dei giardini di Villa Rufolo, lasciandosene allo stesso tempo attraversare. E se negli anni Trenta l’eleganza degli uomini è impeccabile e le donne in abiti di raso e chiffon di seta segnano un’epoca indossando cloche a tesa larga, gli anni Cinquanta (quelli in cui l’artista e albergatore Paolo Caruso non solo ebbe l’idea di legare Villa Rufolo al nome di Wagner ma intuì il fascino di un palco affacciato sul vuoto) sanciscono i concerti di Ravello come l’evento mondano estivo per antonomasia in cui la scelta del doppiopetto maschile fa da contraltare a quella femminile di abiti fiorati raffinati. Gli anni Sessanta portano a compimento il glamour da “Dolce vita” che in quel periodo il Belpaese esprime attraverso la musica e il cinema, e Ravello diventa anche il palcoscenico delle tendenze dettate dai grandi sarti stranieri e italiani con abiti tailleur dai tagli impeccabili, orli della gonna sotto il ginocchio, abiti smanicati dai colori delicati e colli impreziositi solo da un filo di perle. Negli anni Settanta l’ulteriore svolta, che conferma Ravello meta del jet set internazionale, avviene con l’acquisto da parte dello scrittore americano Gore Vidal della villa “La Rondinaia”; Hollywood viene accolta qui, lo stile “wasp” si fa largo tra i giovani che indossano polo e maglie di filo, al braccio di donne con abiti a trapezio dalle stampe geometriche e l’accessorio “must have”: occhiali da sole dalle forme eccentriche. La galleria affascinante di foto si chiude con gli anni Ottanta, periodo in cui il pubblico si fa più giovane con uomini dall’eleganza informale di un paio di mocassini e donne con le prime pochette.

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