Cicerone rivive nella matita di due disegnatori salernitani

De Nardo e Piccininno firmano “Atto d’accusa” della casa editrice Bonelli

di LICIO ESPOSITO

“Le. Storie” è l'unica collana a fumetti della Bonelli che leggo, non preferendo l'idea seriale di personaggi che alla lunga mi annoiano. Questa è soltanto una mia personale valutazione, ma essa mi ha appassionato fin dall'inizio per la varietà dei soggetti e argomenti trattati soprattutto quando le storie si rifanno o prendono spunto da fatti o personaggi reali e non dal solito horror/splatter fine a sé stesso. La preferisco anche per le differenti mani dei fumettari che con i loro liberi segni impreziosiscono e arricchiscono le proposte. L'albo di febbraio, dal titolo “Atto d'accusa”, è magnificamente realizzato dai salernitani Giuseppe De Nardo (sceneggiatura) e Giuliano Piccininno (disegni). E' un'opera a fumetti ambientata nell'antica Roma e incentrata sulla figura di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), «uno dei personaggi più noti della storia romana, e assieme uno dei più controversi e complessi…Marco Tullio Cicerone fu un grande filosofo o un mediocre divulgatore del pensiero altrui? Fu un appassionato, e disinteressato, baluardo del Diritto o un pavido adulatore dei potenti, nascosto dietro la maschera del giurista irreprensibile?» si domanda Gianmaria Contro nell'introduzione. Questa analisi mi invita a saperne di più sul protagonista e semmai tentare di capire meglio cosa abbia spinto gli autori a dedicargli un albo. Le cronache ci raccontano che Marco Tullio Cicerone sia stato il più grande esponente dell'oratoria romana e, con Virgilio e Lucrezio, la figura più rappresentativa della letteratura latina. La lingua latina raggiunse con lui il più alto grado di espressione ed evoluzione, come testimonia il corpus della sua multiforme opera che spazia dalle orazioni ai trattati filosofici, retorici e politici. Egli ci appare sotto il profilo storico-politico uno straordinario testimone del suo tempo e sotto il profilo storico-culturale, invece, compose nel modo più lucido e e colui che si proconsapevole di operare una sintesi armoniosa della cultura romana arcaica e del pensiero filosofico greco, e sotto il profilo letterario il massimo rappresentante dell'oratoria romana, il creatore della letteratura filosofica latina e il primo rappresentante del genere epistolografico. Dal 79 al 77 a.C. intraprese un viaggio in Grecia e in Asia minore, durante il quale frequentò le scuole filosofiche d'Atene e tutte le più importanti scuole di retorica nelle città dell'Asia minore e delle isole. Nel 75 a.C. iniziò la carriera politica, esercitando la questura in Sicilia; l'anno successivo maturò il diritto di entrare per la prima volta in senato. Nel 70 a.C. la stima di cui godeva si consolidò e si accrebbe in seguito al processo intentato da varie città della Sicilia contro l'ex governatore Gaio Licinio Verre, nel quale Cicerone accettò di assumere il ruolo d'accusatore, ottenendo una vittoria schiacciante sul difensore di Verre, l'avvocato Quinto Ortensio Ortalo. E proprio quest'ultimo evento, il processo al potente governatore della Sicilia Gaio Licinio Verre, che muove l'interesse dello sceneggiatore De Nardo, «costruendo un intreccio giallo-triller nel quale proprio il più famoso degli avvocati gioca una parte fondamentale, da protagonista» ci dice Gianmaria Contro sempre nell'introduzione. “Tanto profonde sono le cicatrici che Verre ha lasciato sul corpo della Sicilia? - Non sai quanto, fratello mio. Potrai farti un'idea dei crimini commessi da quell'uomo empio dopo aver esaminato la quantità di prove documentali che abbiamo raccolto. Abusi e ruberie di ogni genere. E non solo a danno dei nostri alleati siciliani. Verre ha usato la mano pesante anche con i cittadini di Roma. Chiunque abbia osato opporsi è stato arrestato e gettato a marcire nelle latomie (cave di pietra utilizzate come carceri, nell'antica Siracusa) se non messo al palo per la fustigazione e crocifisso”. Questo è un dialogo nel fumetto tra Cicerone e suo fratello, dove si evince l'abuso di potere che il governatore siciliano applicava con metodo e abilità. Devo dire che il racconto scritto da De Nardo si può ritenere molto attuale e contemporaneo.

La storia purtroppo si ripete da millenni. “Attento al cinghiale, Marco Tullio. Conosco più di un cacciatore che dandogli la caccia ne è diventato preda. Mettendoti contro di lui, ti metti contro il senato. L'intero sistema è marcio. Non fingere di non saperlo. - Se vogliamo cambiarlo, da qualche parte dobbiamo pure cominciare”. Le tavole, disegnate da Piccininno, impeccabili nelle ricostruzioni e nell'aver delineato ottimamente i personaggi, sono magistralmente eseguite. Personalmente ho molto apprezzato le inquadrature totali, d'insieme, dove i personaggi si muovono in ricostruzioni architettoniche dell'epoca, patendo sicuramente il formato “albo” che poco valorizza i preziosi e particolareggiati disegni dell'artista, «…che - come osserva acutamente Contro - con rigore e vigore degno di Catone il Vecchio, ha dato alla storia di questo mese una sobrietà e una pulizia di tratti che ricorda certi bassorilievi classici». Del tandem De Nardo-Piccininno ho avuto in passato occasione di apprezzare e condividere la passione per l'arte del fumetto, sfociati nell'ormai storico progetto editoriale “collettivo” dal titolo un po' enigmatico ma unico “Trumoon”.

Un progetto che, a fine anni '70, ha partorito giovani salernitani diventati poi nomi celebri del fumetto nazionale, dando inizio a quella che sarà definita Scuola salernitana del fumetto, ancora oggi unica per la sua esperienza.

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