L'intervista

Castellitto nella fiction su Vassallo: "Io e il sindaco pescatore"

L'attore interpreta il primo cittadino di Pollica assassinato. Il film in onda lunedì 8 febbraio in prima serta su RaiUno

ROMA. Buona politica ed economia pulita. Potrebbe essere questo il motto che meglio sintetizza la filosofia che ha ispirato Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, trucidato con sette colpi di pistola, la sera del 5 settembre del 2010, mentre tornava a casa. Durante i suoi tre mandati da primo cittadino, il pescatore prestato alla politica, era riuscito a trasformare il volto del paese cilentano, puntando tutto sulla natura, il rispetto dell’ambiente, la trasparenza, con il rigore e il coraggio degli uomini di mare.

«Ma è rimasto vittima dell’illegalità, della droga, della camorra, che cercava in tutti i modi di combattere», spiega Sergio Castellitto, protagonista del film tv in onda lunedì 8 su Rai1 in prima serata, “Il sindaco pescatore”, ispirato al libro omonimo scritto da Dario Vassallo e Nello Governato, per la regia di Maurizio Zaccaro.

Lei ha conosciuto i familiari di Vassallo, gli amici, i collaboratori. Ha vissuto nei suoi luoghi e ha respirato il suo mare. Che cosa le è rimasto?

«Sicuramente l’amarezza. Sono passati quasi sei anni e ancora non è stato individuato un colpevole. Credo sia atroce vivere di punti interrogativi. Lo è per la moglie, per i suoi figli, ma anche per l’intera comunità di Pollica-Acciaroli, dove il ricordo di questo uomo straordinario è ancora fortissimo. Angelo è uno dei testimoni della legalità e dell’impegno civile, ha incarnato il senso più profondo del fare politica, coniugando capacità, fermezza, diplomazia e onestà. Un valore che oggi è un optional. Ecco perché è un film che non avrei mai voluto girare. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo in vita».

Da che cosa è rimasto più colpito?

«Il senso profondo delle radici. Vassallo ripeteva spesso che per andare avanti bisogna saper tornare indietro e ritengo che sia una grande lezione di modernità che solo gli uomini semplici e allo stesso tempo intelligentissimi, riescono a trasferire alla propria gente. Mi sono immerso nella sua vita, anche perché i set sono stati tutti autentici, dal suo peschereccio che aveva battezzato “Internazionale”, alla casa dove viveva con Angelina, Antonio, Giusy e i suoi cani. E sono rimasto sorpreso dalla sua essenzialità. Ritengo che sia una cifra importante, soprattutto per un amministratore, perché lo rende credibile».

Il film ripercorre le sue battaglie ambientaliste, il braccio di ferro contro le infiltrazioni malavitose, i gemellaggi con la Cina, ma anche la scelta di puntare tutto sulla risorsa mare e la dieta mediterranea. Per certi versi uno spaccato anomalo per una realtà del Mezzogiorno.

«Io direi uno spaccato anomalo per l’Italia tutta. Fare il sindaco di una piccola comunità non deve essere semplice. Vai al bar e trovi gente che dopo averti dato una pacca sulla spalla ti chiede conto e ragione, ogni istante, dei parcheggi che mancano, della spazzatura che non è stata ritirata, dell’asfalto da rifare. Non puoi sfuggire, come se stessi amministrando una metropoli, perché i nodi vengono subito al pettine. Non credo che abbiamo molti altri esempi di amministratori che siano riusciti a far passare un messaggio prezioso».

Quale?

«Fare politica significa amministrare una “res publica”, ossia una cosa pubblica. Non è né tua, né mia. È semplicemente nostra».

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