PASSEGGIATE NELLA STORIA

Castellabate, San Costabile e il giglio bianco

Nacque a Tresino nel 1064, fondò il Castello dell’Abate per difendere la popolazione dai possibili attacchi dei nemici

Nel suggestivo arcipelago di marine, borghi, paesi e contrade di cui si arreda, per arcano disegno divino, la costiera del Cilento tra il mitico scoglio di Leucosia e Punta Tresino, sorge, a cavaliere di un impervio colle, l’antico centro di Castellabate. Visto dal mare, a detta dei naviganti, l’arduo poggio ricorda la sagoma di un’aquila appollaiata pronta a spiccare il volo e del regale rapace aveva, un tempo, il nome, Agulia appunto, nel musicale latino medievale. Le case serene e raccolte, i portali vigilati da stemmi ed emblemi araldici che testimoniano nobiliari radici, i vicoli, le stradine e le ripide scalinate di sapore amalfitano che salgono verso la monumentale basilica angioina dell’Assunta, costituiscono, per abitanti e visitatori, i percorsi canonici che immettono in un mondo di atmosfere d’altri tempi, di glorie remote e di suggestiva bellezza. A testimoniare le credenziali del nobile passato è il Castello dell’Abate, posto alla sommità del colle, un osservatorio unico dal quale, come da un balcone fiorito, si può ammirare il frammentarsi del mare lungo il litorale e il lontano dispiegarsi dei bastioni di roccia della costa di Salerno, che appare quasi indovinata nelle nebbioline del mattino o nelle foschie rosate della sera.

E non c’è da meravigliarsi che Ruggero Leoncavallo, tra i più grandi musicisti e compositori nostrani, abbia raccolto proprio qui, in questo luogo da favola, la giusta ispirazione per la composizione della sua celebre “Mattinata”. Ma il vero vanto dell’incantevole cittadina cilentana e dei suoi abitanti è Costabile Gentilcore, santo fondatore del Castello dell’Abate e del borgo, patrono di Castellabate, compatrono della Diocesi di Vallo della Lucania, protettore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, unico Santo cilentano e tra le più autorevoli figure del monachesimo benedettino. Nato in località Tresino nel 1064, nella nobile famiglia dei Gentilcore, Costabile entrò giovanissimo nel monastero benedettino della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni per dedicarsi al servizio divino e ad impegnativi e rigorosi studi sotto la guida sapiente dell’abate Leone I. Alla morte dell’abate Pietro Pappacarbone (1123), di cui era stato coadiutore, fu elevato, per i suoi meriti, al prestigioso ma impegnativo ufficio di quarto abate della Badia cavense. Sotto la sua guida il monastero visse un periodo particolarmente felice e attivo. Nel corso del suo pur breve governo diede inizio alla costruzione di un castello a difesa delle popolazioni cilentane intorno al quale si sviluppò il centro abitato di Castellabate.

Amministrò i beni abbaziali, che si estendevano anche oltre il Cilento, con grande raziocinio favorendo l’utilizzo di tecniche produttive che valorizzarono notevolmente i terreni incolti. Fu esempio di bontà, di umiltà e di amorevole carità verso i confratelli e i bisognosi. Morì improvvisamente il 17 febbraio 1124 e fu sepolto all’interno della badia, accanto ai suoi predecessori, dove ancor oggi riposa. Il 21 dicembre 1893 Papa Leone XIII, riconobbe l’antichissimo culto tributato e il titolo di Santo ai primi quattro abati, della celebre Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni: Sant’Alferio, fondatore e primo abate; San Leone I; San Pietro I Pappacarbone e San Costabile. La tradizione vuole che dopo la sua morte sia apparso più volte agli abati suoi successori per dar loro aiuto nei momenti difficili e si narra di suoi interventi prodigiosi per la salvezza delle navi assalite dalla tempesta, al punto che per tutto il Medioevo fu ritenuto protettore dei marinai. Castellabate, riconoscendolo da sempre come suo fondatore, lo venera con profonda devozione. Nell’iconografia ufficiale al Santo è associato un giglio bianco, simbolo della purezza, della bontà, dell’onestà e anche del legame particolare con la natura, il paesaggio e la gente della sua terra.

Secondo la tradizione, infatti, da fanciullo si recava a piedi fino al colle Sant’ Angelo, a Castellabate, per deporre i gigli di Tresino davanti a Santa Maria de Gulia. Costabile, infatti, si impegnò con grande determinazione nella rivalutazione delle terre incolte adottando un sistema agrario-giuridico molto favorevole ai coltivatori e nello stesso tempo vantaggioso per la produttività del territorio cilentano, anticipando di secoli l’interesse, la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente, che sono tra gli scopi primari del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. San Costabile rappresenta, quindi, un esempio di amministratore illuminato, rispettoso custode della natura, utilizzata per la crescita dell’uomo, la cui attualità è stata colta anche nel messaggio del Papa in occasione della giornata mondiale della pace: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato».