ARCO CATALANO

Bloomsday a Salerno per commemorare l’Ulisse di James Joyce

GENNARO AVALLONE. Dublino, Irlanda, 16 gennaio 1904: in una giornata, tutta una vita. La vita di alcune persone, i protagonisti dell'Ulisse di Joyce, ma anche la vicenda di un'intera società, quella...

GENNARO AVALLONE. Dublino, Irlanda, 16 gennaio 1904: in una giornata, tutta una vita. La vita di alcune persone, i protagonisti dell'Ulisse di Joyce, ma anche la vicenda di un'intera società, quella borghese in trasformazione tra Ottocento e Novecento, sono al centro di questo romanzo fondamentale. Un romanzo denso, ricco di suggestioni, non semplice nei contenuti né nella tecnica, tanto che per Italo Svevo "non è per un lettore sbadato tale lettura". Addirittura, la grande scrittrice, oltre che femminista, Virginia Woolf lo definì noioso, come hanno fatto altri, mentre per Thomas Eliot si trattava della più importante espressione dell'epoca presente: "un libro a cui siamo debitori tutti, ed al quale nessuno può sfuggire".

Dal punto di vista dei contenuti, in breve si può dire che il romanzo narra tutto ciò che accade fra il mattino e la notte del 16 giugno 1904 ai tre protagonisti del racconto: Leopold Bloom, il nuovo Ulisse; la moglie Marion (Molly), una sorta di nuova Penelope; il giovane Stephen Dedalus, moderno Telemaco. In apparenza, è il tradimento reciproco tra Leopold e Molly a fare da filo conduttore, ma, in realtà, il testo presenta diverse chiavi di lettura ed anche tanti temi: dalla prostituzione al vizio, dalle relazioni commerciali a quelle amorose, dai rapporti di genere alla religione, dalle fantasie sessuali al dolore ed alla morte. Si può parlare di un romanzo urbano, come per gli scritti di Edgar Allan Poe o per le poesie di Charles Baudelaire che hanno al centro e come sottofondo la città, anzi la metropoli. Opere che costruiscono un'esperienza spazio-temporale inedita nella storia dell'umanità, in cui perdersi è possibile, anche definitivamente, anche drammaticamente, come ancora oggi si può verificare quando, semplicemente, si dice "mi sento solo nella folla". È stata e continua ad essere anche questo la città contemporanea: un luogo che può farsi ostile, non solo per i suoi caratteri materiali, dovuti alla centralità del denaro ed alla forza delle politiche di aggressione ai diritti ed ai bisogni sociali, ma anche per le relazioni sociali quotidiane che si organizzano al suo interno. Relazioni che possono scivolare nella solitudine se non, addirittura, nell'abbandono o, come accade ai personaggi di Joyce, nell'indifferenza e nell'astio oltre che nel risentimento reciproco e silenziosamente manifesto. La città, quella di Dublino, è sullo sfondo dell'Ulisse, con i suoi percorsi che assecondano quelli del pensiero, come labirinti ma anche rettilinei, viuzze e larghe piazze, nei quali il flusso di coscienza si libera, articola, organizza, allarga, espande, approfondisce. Siamo di fronte ad una novità fondamentale nella storia del romanzo. Una novità che non cessa di stupire quanti hanno la voglia di leggerlo, senza attardarsi su critiche e commenti. Riscoprendo la voglia di leggere direttamente i libri. La stessa iniziativa Bloomsday che, ogni anno, si rinnova in tante città del mondo, va in questa direzione. Suggerisce, praticamente, di leggere direttamente i libri, di non accontentarsi o limitarsi ai riassunti.Certo, non si può proporre in una serata la lettura di un libro così imponente, oltre 900 pagine, e quello che viene fatto è offrirne un assaggio: a Salerno si leggono i capitoli 4, quello intitolato Calipso - La colazione, in cui il protagonista Leopold Bloom compare, ed il capitolo 18, l'ultimo, Penelope - Il letto, concluso dal monologo di Molly. Proprio quest'ultimo episodio estremizza l'innovazione tecnica nella maniera più semplice ed evidente. Qui manca del tutto la punteggiatura. Nell'edizione italiana con la traduzione di Giulio de Angelis 65 pagine prive di virgole prive di punti sembra illeggibile vero?

Come si vede, ancora oggi può avere un effetto straniante, magari non più sperimentale, ma sicuramente capace di mettere in discussione le forme a cui siamo abituati, come farà dopo alcuni decenni, ad esempio, Nanni Balestrini. Con il romanzo Vogliamo tutto, il poeta e scrittore proporrà il flusso di coscienza, registrato dal vivo e ricombinato successivamente, non degli annoiati protagonisti di una vita piccolo-borghese, ma del salernitano Alfonso Natella, protagonista operaio e militante nella Torino delle migrazioni, delle lotte e degli scioperi degli anni '60.

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