L'INTERVISTA

Bertoncelli: «Miles, Juliette e Parigi: una storia d’amore»

Il critico musicale ospite ai “Racconti del contemporaneo”. Il legame tra il genio del jazz e la cantante-attrice francese

“Miles e Juliette, une Histoire d’Amour” è il racconto che Riccardo Bertoncelli, giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico tra i primi a occuparsi attivamente di rock in Italia, porterà a “I racconti del contemporaneo”, la rassegna organizzata dall’Associazione Tempi Moderni che omaggia cinema e musica con eventi tra Palazzo Fruscione e il Complesso San Michele a Salerno. Questa sera, alle ore 20, parte la sezione “La danza degli infedeli”, titolo che s’ispira al romanzo di Francis Paudras dedicato al grande pianista afroamericano Bud Powell.
 

Che storia d'amore è stata quella tra Miles Davis e Juliette Gréco?

Nasce nel 1948, quando Miles Davis per la prima volta esce dall’America, va in Francia, sta diventando una stella del jazz e ha la sorpresa di conoscere Juliette Gréco. Non sa chi sia, sebbene sia già un’artista abbastanza famosa. La vede, rimane folgorato, se ne innamora. Scocca un fulmine da entrambe le parti. Quando Davis ritorna negli Stati Uniti s’accorge che il distacco da Juliette Gréco e da Parigi è un trauma per lui. Inizia un periodo di dipendenza dalla droga che durerà qualche anno. Nel 1954 è Juliette ad andare a New York, si rivedono ma Davis è ancora sotto gli effetti della droga, la tratta male, vorrebbe lasciarsi andare come la prima volta ma è combattuto anche per lo stato in cui si trova. Juliette capisce, rimangono in buoni rapporti e tra il 1956 e ’57 la storia si rinnova, con altri viaggi di Miles Davis a Parigi.
 

La loro storia finisce qui?

Nell’autobiografia di Miles Davis il racconto di questa relazione finisce nel 1957 ma una delle ultime frasi che lui dice è “avevamo deciso di non sposarci e rimanere amanti e grandi amici per tutta la vita”. E così probabilmente fecero.

Il racconto che farà a Salerno quali aspetti metterà in luce?

Mi interessa anche “sistemare” quella Parigi degli anni '50, che è un ambiente meraviglioso. La rassegna è dedicata al cinema e alla Nouvelle Vague. Mi interessano i rapporti tra il jazz e la Nouvelle Vague, che sono più storti di quel che si direbbe. La Nouvelle Vague sceglie subito a livello musicale dei temi e degli stilemi jazzistici ma ci sono dei bei collegamenti ed è quello che metterò in evidenza. Tutto sarà incentrato su Davis ma non solo.

Altre storie d’amore che somigliano a quella di Miles Davis e Juliette Gréco?

Come questa no, Miles Davis amava spiazzare. Mi viene in mente Moon. In realtà c’è un personaggio straordinario, la mitica baronessa Pannonica de Koenigswarter, che fu una mecenate di diversi musicisti jazz dell’epoca. Non ho mai approfondito quell’aspetto, se fu una mecenate teorica o se aveva anche un legame affettivo con quei musicisti. Sicuramente è stata fondamentale per lo sviluppo di un certo jazz che diversamente non si sarebbe sviluppato così bene.

Lei è uno dei massimi esperti di musica. Com’è cambiata in questi anni?

Grazie o a causa della digitalizzazione è cambiata anche in meglio: un tempo assorbire musica era difficile. Adesso è molto più facile, con tutti i canali che ci sono. Il lato negativo è che sembra che tutto sia diventato banale, non c’è più il mistero e la voglia di esplorare che c’era una volta. Sono felice di aver vissuto i miei tempi musicali...
 

Il primo album che ha acquistato?

“Revolver” dei Beatles, me lo feci regalare per Natale.

L’incontro più importante?

Quello con Frank Zappa, avevo 21 anni, non sapevo bene come condurre un’intervista ma fu incontro che ancora oggi mi è carissimo.

Cosa ascolta di solito?

Il Jazz, è la musica che ha navigato meglio il tempo.

Marianna Vallone