viene premiato oggi a vietri

Benvenuto Apicella e quell’amore per la ceramica scoppiato a quindici anni

di VITO PINTO Era il 1950. quando Benvenuto Apicella, 15 anni appena compiuti, varcò il cancello in lastre di ferro della Ceramica di Pasquale Avallone, per iniziare un mestiere che sarebbe durato...

di VITO PINTO

Era il 1950. quando Benvenuto Apicella, 15 anni appena compiuti, varcò il cancello in lastre di ferro della Ceramica di Pasquale Avallone, per iniziare un mestiere che sarebbe durato oltre 40 anni. Era giovane di bottega, ma l’anno successivo si trasferì alla fabbrica di don Raffaele Pinto, dove il fratello Raffaele (Filuccio) già era impegnato come torniante, erede di quell'antica tradizione che nel 1931 ispirò Emilio Cecchi a scrivere sul Corriere della Sera uno dei più belli articoli del giornalismo italiano: “Il Vasaio”.

Era questo il mestiere che Benvenuto voleva imparare. Destino volle, però, che andando nella sala decoro, scoprì, in quel silenzio assoluto, quanta voglia di solarità ceramica avesse dentro di sé, per cui forte fu la voglia di imparare a dipingere. E così fu.

Il suo posto al banchetto era accanto a dei veri grandi decoratori, quali i fratelli Ciccio, Guido e Matteo Cassetta, troppo presto dimenticati dai vietresi.

Apicella un po’ alla volta apprese quel modo particolare di usare il pennello a punta rasa, di scegliere i colori, di far ruotare con ritmo la tornietta perché il colore fosse sempre uniforme e senza sbavature. Tutto era, infatti, eseguito a mano. Alla “Pinto” dove si realizzavano “pavimenti di sogno”, ogni tre o quattro anni si aveva l’abitudine di cambiare il campionario. E fu così che Benvenuto, ormai maturo decoratore, decise di applicarsi ad un nuovo disegno che incontrò una sostanziosa commessa da parte del titolare del Mobilificio Moretti di Treviso, storico cliente della Pinto, che inseriva nelle sue creazioni in legno prodotti della ceramica vietrese.

Ma in quella fabbrica, che aveva già visto la presenza di Irene Kowaliska, arrivò anche l'ungherese Amerigo Tot e Giovannino Carrano. E fu il cambiamento, dopo il periodo mittteleuropeo e la conseguente stasi culturale postbellica; la ceramica di Vietri cominciava a rinnovarsi nella fantasia e nella stessa relazione arte-artigianato-industria.

Una rivoluzione anticipatrice di quei fermenti manifestatisi nei decenni della seconda metà del '900. Amerigo Tot era stato chiamato da don Raffaele a dirigere la fabbrica e Benvenuto Apicella lavorò a stretto gomito con l'artista ungherese, dando un prezioso contributo alla realizzazione di quell'innovazione che Tot stava portando nella ceramica. In anni più recenti Apicella ha realizzato un'alta zoccolatura su lastre laviche ceramicate per la chiesa di San Nicola a Giovi di Salerno.

Una vita per la ceramica, dunque, quella di Benvenuto Apicella ed oggi, a 81 anni, l'Amministrazione comunale di Vietri sul Mare lo omaggia con il premio “Le vite e la ceramica”, una manifestazione con inizio alle ore 17 nell'aula consiliare del Comune.

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