L'INTERVISTA

Ascanio Celestini: «Il mio Museo per Pasolini, cantore dell'Italia»

L'attore e regista oggi al "Diana" con il suo nuovo lavoro

SALERNO - Sul palco del Teatro Diana di Salerno, questa sera alle ore 21, Ascanio Celestini metterà in scena il suo “Museo Pasolini”, raccontando il grande intellettuale italiano attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto, gli occhi di chi l’ha amato; attraverso la grande storia che si sviluppava attorno a lui. Una ricostruzione attenta, fedele, quasi filologica: è quella che porta in scena Ascanio Celestini per i suoi spettatori.

Celestini, lo spettacolo arriva in occasione del centenario della nascita di Pasolini, ma qual è la ragione che l’ha spinta a dare vita a questo spettacolo?
Ci avviciniamo alla parte più privata di Pasolini sempre con il sentimento dello scandalo, o per colpirlo o per difenderlo. È un po’ un pregiudizio, sia in un caso che nell’altro. Nessuno è soltanto una cosa. Pier Paolo Pasolini basterebbe leggerlo: parla continuamente della sua vita. È lui il primo a cercare di spiegare la sua relazione con la scrittura, con la storia, con la politica, attraverso se stesso e la sua parte più intima. Pasolini ci racconta i suoi sogni. Continuamente ci invita a ricordarlo come scrittore e poeta attraverso la sua vicenda più intima. Ho cercato di mettere in fila anche la sua vicenda personale, oltre alle sue opere. Cercando di dare una lettura del Novecento attraverso la sua vita e al contrario dare una lettura della sua vita attraverso il contesto nel quale si svolgevano.

Non è uno spettacolo “classico”, come si sviluppa “Museo Pasolini”?
È davvero una visita guidata nel Museo. Non solo come pretesto drammaturgico. Lo è a tutti gli effetti. Il patrimonio di questo museo è come per altro dice l’Unesco, che prevede un patrimonio immateriale da tutelare. Il patrimonio immateriale forse è più importante di quello materiale. Si pensi alla musica, al cibo. Il patrimonio culturale è sempre immateriale. La mia visita guidata è davvero una visita guidata in un museo. Peraltro con una logica molto precisa, che è quella cronologica. Metto in fila degli eventi attraverso 53 anni di storia, tra il 1922 e il 1975. La logica della visita guidata è legata a un personaggio. La storia d’Italia vista attraverso le opere e la vita di Pier Paolo Pasolini.

Qual è l’aspetto di Pasolini che la affascina di più?
Pasolini stesso. Mi stupisce che Pasolini non sia conosciuto davvero. Di lui la gente conosce il nome e la faccia. Viene citato per sentito dire, senza conoscerlo. Lo conosciamo come conosciamo Sandro Penna. Tutti però sappiamo di non conoscere Sandro Penna, o conoscerlo molto poco. Tutti però citano Pasolini. La cosa interessante sarebbe leggerlo e conoscerlo. Poi decidiamo se essere o meno d’accordo su quello che ha scritto e sui suoi film.

Cos’altro c’è in cantiere nel suo futuro più immediato?
Sto chiudendo il montaggio della ripresa televisiva dello spettacolo. In questi due anni che ho lavorato alla costruzione dello spettacolo, ho fatto delle interviste a Casarsa della Delizia, il paese della madre. Si dimentica anche questo, lui è nato e ha vissuto gli anni degli studi a Bologna, il Friuli era il paese della madre e dove andava in vacanza. Ho fatto tante interviste, una parte l’ho utilizzata per lo spettacolo, mentre una parte è nella versione televisiva. Lo spettacolo dura più di due ore, mentre la versione televisiva andrà in due puntate e durerà in tutto tre ore. Continuerò a sistemare tutto questo materiale e a fare interviste, non soltanto su Pasolini. Se possiamo vivere senza aver letto Pasolini, non possiamo vivere il presente se non conosciamo la storia, quello che è successo nel passato. Ed è quello che racconta il mio “Museo Pasolini”.

Marianna Vallone