L'INTERVISTA

Angelo Di Gennaro: «Mi racconto tra risate e poesie»

L’attore napoletano sarà protagonista questa stasera allo “Charlot” di Pellezzano

PELLEZZANO - Si chiama “Recital” lo spettacolo che il comico napoletano Angelo Di Gennaro porterà in scena questa sera, alle ore 21, al Teatro Charlot di Pellezzano. Uno spettacolo insolito per il comico che sarà affiancato dal maestro Antonio Petrosillo al pianoforte, che sottolineerà alcuni momenti della serata con dei brani inediti. Sul palco salirà inoltre il vincitore dell’ultimo Premio Charlot Mariano Grillo, già finalista del premio Massimo Troisi. È un Di Gennaro inedito quello di questo spettacolo, che si rivela anche poeta: oltre alle sue battute e agli aneddoti divertenti, reciterà infatti tre brevi poesie in chiave ironica.

Questo è il primo spettacolo dopo la pandemia, quanto lo ha atteso e come vive questo debutto?
Ho aspettato tanto questo momento rendendomi conto che quello che mi mancava era proprio il contatto con il pubblico, che è quello che mi fa star bene. Siamo abituati a correre sempre e alcune volte diciamo delle parole così, quasi per musicalità, senza renderci davvero conto del loro significato. Ma in questa pausa forzata ho realizzato che è troppo vero quello che si pensa quando si dice che il teatro è vita. È un po’ come quando hai un amico e ti accorgi di quanto era importante solo quando non c’è più. Con il teatro succede la stessa cosa: scopri quanto conta nella tua vita quando non hai quel contatto fisico, quello scambio con gli spettatori.

La pandemia entra anche nello spettacolo, come si fa a trarne uno spunto per sorridere e ridere?
Avevo voglia di fare questo spettacolo per raccontare corsi e ricorsi storici. Chi è stato giovane negli anni Settanta e Ottanta ha il ricordo del colera, del terremoto, dell’aids che cambiò la percezione del mondo e i nostri comportamenti. I giovani dell’anno 2000 stanno conoscendo la pandemia. La storia si ripete però oggi i no vax si sentono vittime di un potere più grande e noi, che abbiamo vissuto quelle catastrofi, che dobbiamo dire?! Ovviamente lo spettacolo è concepito per far trascorrere dei momenti di spensieratezza ma la comicità esiste perché esiste l’altra faccia della medaglia, quella seria. Il sorriso e la risata scaturiscono poi dall’esagerazione e dall’esasperazione.

In che senso?
Pensiamo al periodo di lockdown. Siamo abituati a vivere insieme perché siamo abituati a uscire ma se vivessimo sempre insieme, esploderemmo. È un po’ come un terremoto che, quando esplode, libera energia. Quando non puoi uscire di casa, non hai quella valvola di sfogo ed è tutto un sussultare. Prima del lockdown si usciva per evitare una discussione, ad esempio. Durante la convivenza forzata dal Covid-19, un po’ tutti hanno dovuto affrontare problemi che magari prima venivano rinviati. L’esasperazione di queste tematiche genera comicità e poi sono esperienze che abbiamo vissuto quasi tutti noi.

Quanto c’è di personale nel racconto della famiglia che attraversa queste calamità?
Tutto, è assolutamente il mio spettacolo più intimistico. Non faccio che far parlare me stesso ragazzino della comitiva e quella mia ironia che mi ha fatto superare i momenti di difficoltà. Chi sa ridere sa prendere la vita sul serio.

E allora perché dovrebbero venire a vedere lo spettacolo?
Perché sto senza soldi (ride, ndr). Perché quel ragazzo della comitiva ha voglia di sedersi con il suo pubblico e raccontarsi.

Valentina Tafuri