Amarcord liceo «Tempi bellissimi»

Il Tasso anni ’60 nel libro di Maria Pia Bertolino

di EMILIO D’ARCO

Diseg. nare, attraverso gli occhi puri ed innocenti di una liceale quel «mondo diverso, né peggiore né migliore dell’attuale. Anzi, forse più bello, almeno nel ricordo». E’ questo l’incipit del libro “Gli anni del liceo”, della scrittrice salernitana Maria Pia Bertolino. Insegnante di italiano e latino nei licei, tra cui il liceo Tasso di Salerno, pianista e poetessa con all’attivo diverse raccolte, Maria Pia Bertolino nel libro, edito da Guida Editori (154 pagine, 10 euro), racconta storie di vita vissuta, esperienze reali di una giovane, se stessa, studentessa del liceo Tasso alle prese con i problemi quotidiani, gli amori, le amicizie, la spensieratezza, conditi dall’attualità e dalla politica di una Salerno immersa nei primi anni ’60. «L’idea di questo libro – confessa Bertolino – è nata ricordando quegli anni felici. In me è maturato il desiderio di lasciare ai miei figli la testimonianza di un periodo, quello del liceo, che ancora oggi mi appare magico, lontano dalla Maria Pia Bertolino poi diventata donna, madre ed insegnante. Non era un’età facile, chiariamo. L’adolescenza è un’età piena di problemi. Oggi come allora. Di sicuro, nel mio libro, cerco di essere quanto più autoironica possibile».

Le prime scappatelle in bagno per provare l’ebbrezza di una sigaretta, la voglia di evadere, ma anche la voglia di emergere tramite la conoscenza, indotta da professori severi ed impassibili, ma allo stesso tempi pieni di cultura e di sapere. «Nel libro racconto diversi aneddoti, alcuni simpatici, altri che spero possano donare riflessioni – spiega l’autrice – Ricordo le nostre fumate, di nascosto, nei bagni della scuola. All’epoca non c’erano i filtri e quando la sigaretta finiva, dovevamo tenerla con uno spillo per riuscire a dare l’ultimo tiro, a turno. All’epoca eravamo molto vivaci, come lo sono oggi le ragazzine, ma in un contesto diverso. Ricordo ancora oggi il professor Di Benedetto, un grande latinista e grecista, che aveva la capacità di presentarci le sue materie in maniera attuale, come se fossero autori contemporanei. Era una persona molto seria, composta, ma allo stesso tempo molto umana. Il Tasso era l’unico liceo. In molti venivano dalla provincia o dalla Calabria e al mattino si vedevano lunghe file di ragazze in uniforme guidate dalle suore totalmente in nero. Era un sistema rigido, molto più di oggi, in cui era presente un forte diaframma tra maschi e femmine».

«Oggi -prosegue - ci si sconvolge per le nuove leggi sulla “buona scuola” di Renzi, ma ci si dimentica che prima i presidi davano giudizi sugli insegnanti ed erano molto più autoritari. Se il professore è convinto di lavorare bene, allora non dovrebbe preoccuparsi nemmeno delle telecamere all’interno delle classi. Cosa manca alla scuola? Sicuramente la musica. Nelle mie ore d’insegnamento facevo ascoltare De Gregori e i Beatles per farne comprendere la bellezza sia dei testi che della musica». Ogni singolo aneddoto raccontato nel libro è un’occasione per confrontare la realtà di allora con quella attuale, a partire dai confronti tra le vecchie e le nuove lotte sui diritti.

«Non ho dimenticato di descrivere gli squarci della nostra società – precisa Bertolino - visti attraverso gli occhi di una ragazzina. Eravamo nell’epoca dei dibattiti sul divorzio – chiarisce – Le unioni di fatto non erano proprio contemplate. Oggi siamo pronti anche per questo passo. La vita è una ed già complicata di suo. Se non fanno male a nessuno, perché non conceder a tutti di vivere in pace e serenità? Diverso è il discorso sulle adozioni».

Era il periodo in cui le donne iniziavano a prender coscienza di sé e, conseguentemente, della necessità d’indipendenza dall’uomo in una società ancora maschilista.

«Una studentessa, con fare molto innocente, tenero, durante la presentazione del libro al Tasso mi ha chiesto quale fosse la differenza tra la bellezza di un tempo e quella di oggi – ha raccontato la professoressa, ora in pensione – Sarà banale ma penso che in realtà sia cambiata l’immagine della donna. Si voleva anche allora essere belle, gradevoli e ammirate ma è l’intelligenza a donare il vero fascino che attira gli uomini. La vera differenza oggi è nella concezione della donna».

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